Mossa (GO), Scuola
elementare e materna,
Fiabe infantili
, 1961
decorazione parietale,
graffito e pittura a secco su
intonaco, particolare.
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ORIENTAMENTO
l’inizio dell’età adulta”
(Shapiro, Hertzig,
1999) ed ai giovani era consentita l’e-
spressione delle proprie potenzialità. La
repentinità con cui è avvenuta questa
metamorfosi non ha, ovviamente, potu-
to consentire il suo adeguamento alla
natura dell’uomo e dei suoi geni i quali
sono stati selezionati nei milioni di anni
del pleistocene. Cambiato lo statuto
della gioventù è cambiato anche buona
parte di ciò per cui i suoi geni erano stati
selezionati.
E, mentre per i ragazzi può mancare
una memoria storica, per i geni l’adole-
scenza rappresenta una sorta di
“Esilio
dall’Eden”
(Fossi, 2005), ovvero tutto ciò
che va sotto il primato genetico-biolo-
gico non può che soffrire per quanto ha
perduto. Sotto questa luce il prodotto
secondario dell’adolescenza è la prigio-
nia di un organismo biologicamente
maturo entro un “dover essere” privo
di incisività ed espressione sociale. Uno
stato di prigionia che, per una sorta di
ipocrisia diffusa, graverebbe su uomini
altri, “individui in via di sviluppo”, mentre
invece genera gli stessi disagi di un adul-
to in cattività. Inquietante, in proposito,
è la misconosciuta sovrapposizione tra
antropologia e psicopatologia dell’ado-
lescenza ed antropologia e psicopato-
logia penitenziaria: costituzione di ban-
de, tatuaggi, tentativi di fuga, disturbi
del comportamento ed agiti, restrizioni
alimentari, tagli auto-provocati, abuso
di sostanze, incertezze di genere, de-
pressioni, disturbi dissociativi, tentati
e riusciti suicidi, etc. Si potrebbe quindi
evincere che l’adolescenza in sé non esi-
ste se non come terminologia adottata
per giovani adulti in gabbia dorata, ma
pur sempre in gabbia.