02 quaderno n. 41.indd - page 61

60
ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
LE RETI SOCIALI PER LA
SALUTE MENTALE
Nel processo di de-istituzionalizza-
zione avviato con l’emanazione della
Legge 180/78 assume un ruolo cen-
trale l’integrazione delle istituzioni e
l’organizzazione dei servizi territoriali
per poter sviluppare strategie di soste-
gno alla presa in carico, alla cura, alla
riabilitazione e all’inserimento sociale
delle persone con disturbo psichico.
Gli interventi nell’ambito della salute
mentale, proprio perché rivolti ad un
target group tra i più fragili, stigmatiz-
zati ed a rischio di esclusione dalla vita
sociale e dal mondo del lavoro, neces-
sitano della connessione di strutture
e programmi, di Istituzioni e Servizi
che lavorino“in rete”, per assicurare la
continuità dell’assistenza e le finalità
riabilitative. Essi devono coinvolgere
attori, risorse e processi non limitati
al settore sanitario-psichiatrico, ma
anche referenti della rete sociale, for-
male ed informale, e della comunità
in cui la persona vive (dalle Istituzioni
ai Servizi, fino agli stessi utenti e alle
loro famiglie).
La necessità di un’azione integrata
e sinergica fra i diversi soggetti è ri-
chiamata dalla Comunicazione della
Commissione del 2007
1
nella quale, in
riferimento alla più complessiva que-
stione dell’inserimento delle persone
più distanti dal mondo del lavoro si
afferma che “
L’inclusione sociale e la
partecipazione al mercato del lavoro
marciano di pari passo. Se si vuole che
l’integrazione nel mercato del lavoro
sia sostenibile, occorre in primo luogo
che le persone svantaggiate possano
usufruire di risorse sufficienti, di servizi
sociali e di servizi per l’impiego perso-
nalizzati che ne rafforzino la partecipa-
zione sociale e l’occupabilità. Quando
queste persone riescono a trovare un
lavoro occorre aiutarle a conservarlo,
inmodo da evitare l’effetto
porta gire-
vole
, per cui queste persone entranonel
mondo del lavoro e ne sono poi espulse
perché non dispongono di competenze
professionali sufficienti onon sono stati
adeguatamente affrontati gli ostacoli
di naturapersonale e sociale esistenti” e
ancora, poco più avanti, che “è emerso
anche in modo chiaro che il successo
delle politiche di coinvolgimento attivo
dipende dalla partecipazione e dalla
cooperazione di vari attori
”.
Su queste basi è stata adottata
dall’Isfol la metodologia di tipo par-
tecipativo per la realizzazione del
Programma Pro.P., che si configura
come uno degli elementi costanti di
successo delle azioni sviluppate, nel
corso degli anni, nei diversi contesti
territoriali.
LE RETI SOCIALI PER
L’INCLUSIONE ATTIVA
ESPERIENZE DI PROGETTAZIONE
PARTECIPATA PER L’INSERIMENTO
LAVORATIVO DELLE PERSONE
CON DISTURBO PSICHICO
Alessandro Chiozza, Luisa D’Agostino
I
l Programma Pro.P
ha come finalità
quella di
sperimentare
soluzioni
innovative, partendo
dalla valorizzazione
di esperienze già
consolidate
sul territorio, al fine
di promuovere
modalità di
intervento
replicabili
1...,51,52,53,54,55,56,57,58,59,60 62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,...123
Powered by FlippingBook