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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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ligendo, a seconda delle situazioni e
del singolo bambino, la compagnia o
di soggetti più grandi (talora adulti) o
di soggetti più piccoli per età scolare
e anagrafica (quest’ultima condizione
li fa apparire“immaturi”agli occhi dei
genitori e delle persone circostanti).
Prima ancora di evidenziare franche
problematiche relazionali, tendono a
essere rifiutati dal gruppo dei pari per
la loro difficoltà a rispettare le regole
di convivenza sociale, inducendoli ad
aggregarsi con soggetti con caratte-
ristiche simili. Possono manifestare
comportamenti distruttivi o aggres-
sivi, specialmente se sia presente in
comorbilità un disturbo oppositivo o
un disturbo della condotta.
L’autostima dei bambini può essere
compromessa dal giudizio negativo,
spesso perdurante da anni, di inse-
gnanti, genitori e coetanei. I bambini
possono percepire il sentimento di
rifiuto e la scarsa considerazione, sul
piano affettivo, da parte della famiglia
e della scuola. In alcune situazioni, il
livello di autostima li porta a ritenersi
non all’altezza della situazione e con
una limitata fiducia nelle proprie ca-
pacità.
INTERVENTI
L’ADHD è un disturbo che può es-
sere efficacemente trattato. Non in-
frequentemente il primo intervento
è quello di fornire una consulenza
specialistica sulla situazione in atto,
in maniera tale da facilitare la com-
prensione del problema e l’approccio
al singolo individuo. Spesso il bambi-
no è particolarmente sensibile all’at-
mosfera affettiva circostante, e alle
gratificazioni, che vanno dunque uti-
lizzate in alcuni casi preliminarmente
al lavoro cognitivo e riflessivo.
I trattamenti terapeutici possibili
variano a seconda dell’entità della
situazione clinica e dell’età, e pre-
vedono solitamente un intervento
multimodale coinvolgente i genitori,
il bambino e la scuola.
In molte situazioni, un trattamen-
to cognitivo-comportamentale con i
genitori (
parent-training
), più struttu-
rato di un intervento psicoeducativo,
si rivela adeguato, soprattutto se as-
sociato a un training autoregolativo
e/o psicologico del bambino e a una
consulenza a livello scolastico, per for-
nire gli strumenti idonei a far fronte
efficacemente a buona parte delle dif-
ficoltà, migliorando, contestualmente,
anche il senso di autoefficacia di geni-
tori, insegnanti e del bambino stesso.
Il coinvolgimento dell’insegnante
appare opportuno sia nel modifica-
re la presentazione degli stimoli al
bambino in classe (dalle modalità
didattiche ai cambiamenti del con-
testo classe), sia nello sostenere la
motivazione, che a sua volta rende
possibile un aumento dell’attenzione,
e nel gestire le dinamiche relazionali.
Una particolare attenzione clinica
va riservata alle condizioni di comor-
bilità particolarmente disabilitanti,
che non infrequentemente richie-
dono un programma di ulteriore e
specifico trattamento.
Nella letteratura nazionale e inter-
nazionale presa in esame (Miranda,
2006; Barkley 2006, DuPaul, 2003,
DeBoo, 2007; Vio, 2010; Marzocchi,
2011), gli interventi di gruppo con
bambini affetti da ADHD non sono
frequenti, tantomeno in un contesto
scolastico. Solitamente il setting in cui
sono strutturati è di tipo clinico e la
conduzione è affidata a uno specia-
lista dell’ADHD, sia esso psicologo o
altro professionista.
PROPOSTE EDUCATIVO-
DIDATTICHE
Riportiamo di seguito un intervento
che è stato possibile mettere a punto
tramite l’applicazione di strumenti
di tipo psicoeducativo e didattico
nell’ambito di un piccolo gruppo di
soggetti (5 alunni) affetti da ADHD e
frequentanti le classi 4°-5° della scuo-
la primaria.