46
ORIENTAMENTO E SCUOLA
INTRODUZIONE
Irrequietezza, inattenzione, iperat-
tività e impulsività rappresentano
problemi comuni nei bambini in età
prescolare e scolare e, inminor grado,
negli adolescenti e negli adulti. Queste
caratteristiche, a un livello estremo,
possono compromettere seriamente
gli individui affetti e disturbare l’am-
biente circostante, con rischio elevato
di comparsa di ulteriori conseguenze
a livello di apprendimento, socializza-
zione, comportamento. Le dimensioni
riguardanti l’inattenzione, l’iperattività
e l’impulsività sono rappresentabili
lungo un continuum, in cui assumo-
no un significato diagnostico-clinico
quando si collocano oltre il limite
superiore della media, cioè quando
sono di intensità e frequenza tali da
compromettere le normali acquisi-
zioni psicoaffettive, relazionali e di
apprendimento dei bambini.
Il disturbo da deficit di attenzione
con/senza iperattività (DDAI, o ADHD,
Attention Deficit Hyperactivity Disor-
der
, nell’acronimo inglese dellaWorld
Health Organization) è un disturbo
neuropsichiatrico con esordio in età
evolutiva ed evoluzione variabile e
costituisce un esempio di problema
ad alta frequenza (3-5% a livello sco-
lare nei paesi occidentalizzati; 1-2%
con i criteri più omogenei e restrittivi
PROPOSTE EDUCATIVO
DIDATTICHE CON
BAMBINI IPERATTIVI
UN INTERVENTO NELLA SCUOLA
PRIMARIA
Guido de Rénoche, Claudia Maragno, Luigi Bianchin
Q
uesto intervento
ha evidenziato una
modificazione
significativa di
alcuni parametri tra
quelli considerati:
nel gruppo
“conflittuale”
le dinamiche
relazionali
sono andate
progressivamente
migliorando,
consentendo
all’intervento
relazionale una
sempre
maggiore efficacia
della condivisione
intragruppale,
sia a livello emotivo
sia a livello
comportamentale
dell’ICD-10), soprattutto negli anni
della scuola primaria. È associato a un
elevato impatto sulla qualità di vita dei
soggetti stessi, della famiglia e della
comunità e inuna significativa percen-
tuale di soggetti (fino al 60%) sintomi
di rilevanza clinica possono persistere
anche in età adulta, assumendo evi-
denti connotazioni di cronicità.
Il disturbo è caratterizzato da tre
dimensioni specifiche: l’inattenzio-
ne (o disattenzione), l’iperattività e
l’impulsività, che causano compro-
missione in più di un contesto di vita
(es. scuola, gioco, famiglia). L’esordio
di alcuni sintomi deve avvenire prima
dei sette anni di età (DSM-IV, 2000).
L’ADHD può essere quindi concet-
tualizzato come un cluster di compor-
tamenti che rappresentano il percorso
finale comune di una serie di etero-
genee problematiche biopsicosociali
e di processi di sviluppo cerebrale,
in cui una complessa combinazione
di fattori biologici, genetici e com-
portamentali (Spencer et al., 2002),
potendo agire sia individualmente sia
di concerto, determina un’alterazione
nell’elaborazione delle risposte agli
stimoli ambientali.
L’ADHDha una significativa base ge-
netica, la cui espressività e il cui effetto
sono modulati da fattori ambientali
(prenatali, perinatali, e postnatali).
L’evoluzione, considerata apparen-