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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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dagli individui e di mettere in moto
la loro progettualità), ma anche su
quello puramente teorico, il costrutto
dell’autorealizzazione mostra i suoi
limiti e la necessità di una revisione
alla luce delle osservazioni e delle
teorie più recenti. Facciamo a questo
proposito solo alcune osservazioni,
a supporto di un ragionamento che
esula dai nostri mezzi (ma che ci pia-
cerebbe che qualcuno riprendesse).
Un primo fondamentale limite del
costrutto dell’autorealizzazione sta
nel rinviare ad un soggetto che agi-
sce, il più razionalmente possibile, per
raggiungere i suoi obiettivi e met-
tere a frutto le proprie competenze
e potenzialità. Una concezione del
ruolo dell’individuo nel farsi della sua
storia personale e professionale che
andrebbe rivista alla luce di modelli e
approcci alla gestione dei percorsi di
carriera come quello così detto del-
la Planned Happenstance (casualità
pianificata).
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Se il grado di controllo
dell’individuo sul corso della propria
esperienza lavorativa si fa, per ragioni
indipendenti dalla sua volontà e ca-
pacità, sempre più limitato, occorre
inglobare tale consapevolezza negli
assunti di base da cui muove la pro-
gettualità del soggetto anziché cer-
care di opporvisi o negarla. Secondo
l’approccio teorizzato da Krumboltz,
ciò che andrebbe sviluppato nelle
persone è proprio l’accettazione po-
sitiva di una buona dose di casualità
nel corso della propria esistenza, in-
sieme alla capacità di esplorare, come
nuove opportunità, le svolte che la
fortuna impone al corso più o meno
lineare delle loro storie.
Consideriamo inoltre come, aldilà
del copione del soggetto che scrive la
storia della propria vita pienamente
consapevole della meta che vuole
raggiungere, nel racconto di molte
storie professionali di successo ciò
che le persone dicono di essersi sen-
titi spinti a realizzare è spesso qual-
cosa che andava ben aldilà dei loro
obiettivi consapevoli, dei loro piani
e progetti. Qualcosa che non appar-
teneva alla loro idea di futuro e solo
in parte coincideva con l’idea della
propria identità personale. Non solo
la ricerca attraverso cui realizzare le
proprie potenzialità procede spesso
per “sentieri che si interrompono”,
ma ciò che ci guida nell’imboccare
un sentiero piuttosto che un altro è
spesso una vaga intuizione, un senti-
mento, un’immagine, un ricordo, una
qualche percezione che lì, in quella
direzione, ci possa essere qualcosa
che vale la pena di conoscere e spe-
rimentare.
La stessa idea di un successo che si
costruisce a partire dall’individuazio-
ne e valorizzazione di specifici talenti
individuali è una storia le cui premes-
se potrebbero in molti casi essere
perfettamente ribaltate: le persone
intraprendono, per motivi non del
tutto chiari e spesso apparentemente
casuali, un certo percorso e, strada
facendo, si scoprono e sviluppano
talenti del tutto insospettati e mai
coltivati in precedenza.
TRA
AUTOREALIZZAZIONE
E FAMILISMO AMORALE
Al fondo della crisi del tema dell’au-
torealizzazione stanno certamente i
profondi cambiamenti delle condizio-
ni socio-economiche e delle prospet-
tive di sviluppo delle nostre società
occidentali, quegli stessi fattori, cioè,
che hanno contribuito all’emergere
di tale tema e ne hanno sostenuto
così a lungo la diffusione in una certa
parte del globo.
In particolare nel nostro Paese,
dove la fortuna del tema dell’auto-
realizzazione possiamo dire sia stata
breve ma intensa. Fondamentalmen-
te marginale nella nostra cultura se
si trascura l’impronta rinascimentale,
il tema dell’autorealizzazione è di-
venuto improvvisamente centrale
nella costruzione del progetto pro-
fessionale di alcune generazioni, in
particolare per quei tanti ragazzi e