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ORIENTAMENTO
del lavoro attraverso azioni a livello
locale quali ad esempio:
1. orientamento in uscita (informa-
zioni sugli sbocchi futuri, incontri
con esperti, stage):
2. orientamento individualizzato
(test e colloqui per gli studenti
del penultimo anno);
3. applicazione in tutte le discipline
di una didattica orientativa.
LA DIDATTICA
ORIENTATIVA
Da ultimo si deve sottolineare che
la didattica orientativa non deve es-
sere considerata distinta dalle altre
forme di didattica ugualmente pra-
ticabili e praticate nella scuola. È la
didattica nel suo insieme, in tutte le
sue forme e manifestazioni, che deve
acquistare questa caratteristica e in-
formare la sua azione al fine generale
dell’orientamento quale finalità istitu-
zionale comune a tutte le discipline.
L’orientamento, infatti, è un percor-
so che attraversa tutte le discipline ed
in tale contesto la
didattica orientativa
è una modalità che mira a favorire le
scelte autonome degli alunni, cioè
a far maturare in loro la consapevo-
lezza delle inclinazioni effettive, dei
percorsi possibili e delle prospettive
probabili come già affermato, oltre un
decennio fa, da S. Cicatelli e A. Ciucci
Giuliani (pp. 71-78).
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La scuola deve recuperare piena-
mente il proprio ruolo sia nel soste-
gno alla maturazione della consape-
volezza delle inclinazioni, sia nell’in-
dividuazione dei percorsi formativi
possibili, sia nella determinazione di
quelli più agevolmente e fruttuosa-
mente percorribili. La scuola secon-
daria di primo e di secondo grado, in
tutte le fasi dei passaggi da un grado
all’altro, deve affiancare l’allievo nel
censimento e nella selezione delle
informazioni necessarie contribuendo
ad incrementare stati successivi di
autonoma responsabilità individua-
le. L’azione orientativa deve quindi
entrare stabilmente a far parte del
percorso formativo cercando, come
anzidetto, di educare alla consapevo-
lezza delle inclinazioni effettive, dei
percorsi possibili, delle prospettive
probabili. In particolare, i docenti
dovranno incoraggiare la messa alla
prova personale, valorizzare i risultati
positivi di ciascun allievo, eliminare i
fattori contingenti di insuccesso uti-
lizzando un metodo che estenda il
lavoro in gruppo, l’utilizzo della ricer-
ca sperimentale, del problem solving
e del problem posing. Queste due
attività rappresentano un approccio
didattico teso a sviluppare l’abilità di
soluzione di problemi e consento-
no di concettualizzare le situazioni
problematiche nella quali l’allievo
s’imbatte.
La scuola, luogo principale di cre-
scita e sviluppo della coscienza, della
cultura e della responsabilità, deve
educare all’esercizio di scelte con-
sapevoli per consentire ai giovani la
partecipazione attiva ai processi di
cambiamento della società offrendo
ad essi risorse ed occasioni di collabo-
razione e scambio, di coinvolgimento
in progetti cooperativi.
Arturo Campanella
Dirigente Tecnico
Ufficio Scolastico Regionale
Friuli Venezia Giulia