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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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temi di vita, dai quali poter attingere
nello sforzo di dare un significato alla
propria.
SULLE TRACCE
DEL TEMADELLA
AUTOREALIZZAZIONE
Secondo la nota teoria formulata
negli anni cinquanta del Novecento,
dallo psicologo statunitense Abraham
HaroldMaslow, la spinta all’autorealiz-
zazione si pone al vertice di un’ipote-
tica scala dei bisogni umani. Secondo
Maslow, i nostri bisogni si possono
immaginare come collocati lungo una
scala, o meglio una piramide, alla cui
base stanno i bisogni primari, legati
alla sussistenza, e al vertice, appunto,
il bisogno di autorealizzazione. Tale
può essere definito il bisogno, poten-
zialmente in ciascuno di noi ma attiva-
bile solo a determinate condizioni, di
dare piena espressione a quelle che si
avvertono come le proprie aspirazioni
più profonde; la spinta, potremmo
dire con le parole del filosofo e poeta
statunitense Ralph Valdo Emerson, a
“
diventare ciò che siamo
”, a dare forma
a tutto quanto sentiamo, più o meno
distintamente, di poter essere e di
poter fare.
È tuttavia nella cultura delle società
industrializzate dell’Occidente che as-
sistiamo alla trasformazione del tema
dell’autorealizzazione, da aspirazione
di pochi eletti o iniziati a motivo gui-
da di un intero gruppo sociale, quello
della nascente borghesia. Per centi-
naia di anni, nelle società tradizionali
e al riparo da sensibili cambiamenti
nelle strutture e nelle dinamiche so-
ciali, ciascun membro della comuni-
tà trovava il suo posto all’interno di
un sistema di ruoli e di mestieri già
chiaramente definito prima del suo
affacciarsi sulla scena del mondo; un
sistema in larga misura immutabile
e indipendente dalle potenzialità e
aspirazioni del soggetto o dal modo
in cui questi avrebbe interpretato il
ruolo che la società gli affidava.
È solo a partire dal Settecento e
con la rivoluzione industriale che
le aspirazioni del soggetto comin-
ciano progressivamente a venire in
primo piano, come un materiale non
sempre facilmente modellabile sulle
prescrizioni di ruolo atteso. Il pro-
cesso attraverso il quale l’individuo
raggiunge la maturità e conquista il
proprio posto nella società si farà nel
tempo sempremeno lineare, segnato
da tensioni e talvolta da veri e propri
rivolgimenti. Significativamente, il
tema dell’auto-realizzazione si po-
ne al centro del genere così detto
picaresco prima, e poi di quella for-
ma letteraria nota come romanzo
di formazione, la cui forza narrativa
si fonda proprio nell’aver posto in
primo piano le vicende del singolo,
spesso in lotta col suo tempo e il suo
ambiente, per affermare il diritto a
farsi artefice della propria storia di
vita e a dare piena espressione alle
sue vocazioni più autentiche.
Se i protagonisti del romanzo pica-
resco
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sembrano incarnare, attraverso
le loro vicende, la sfacciata fiducia
della nascente borghesia nella pro-
pria vitalità, capace di far fronte ad
ogni rovescio della sorte e di risalire
la china in cui questa l’aveva sprofon-
data, quasi a voler sfrontatamente
riaffermare con ciò il proprio inalie-
nabile diritto alla felicità, nell’Otto-
cento tale prepotente fiducia nella
propria buona stella, nella benigna
complicità della sorte, cominciare ad
incrinarsi. Per riuscire non basterà più
affidarsi, con entusiasmo e talento, ai
disegni cooperanti del destino.
Il protagonista del grande romanzo
di quegli anni, sia che voglia “con-
quistare rapidamente la fortuna”
(Balzac,
Père Goriot
) sia che voglia
divenire “protagonista della propria
vita” (Dickens,
David Copperfield
), si
impegna duramente, con le diffe-
renze tipiche delle diverse società
e culture europee del tempo, nella
lotta per distinguersi, per resistere
alle pressioni e agli ostacoli che la so-
cietà gli oppone, per affermare la sua