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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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rapporto delle madri con i piccoli è
stato mediato da specifiche emozio-
ni. Essere in contatto e comunicare,
attiva una serie di emozioni positive
collegate al rilascio di particolari or-
moni e neurotrasmettitori (ossitocina,
oppioidi endogeni, dopamina). La se-
parazione provoca sia nellamadre, sia
nel piccolo, l’emergere del dolore.
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Nei mammiferi sociali si è svilup-
pato un
terzo
livello:
la cura degli
altri,
che consiste nell’inclusione
all’interno del proprio sé di parenti
e amici. Questo terzo livello della cura
è presente soprattutto nei Primati
ed è correlato allo sviluppo del lobo
frontale. La separazione dal proprio
gruppo provoca nei Primati paura,
ansia e dolore. L’emozione del dolore
è molto complessa, presenta diversi
livelli di rappresentazione. I livelli più
bassi, nel midollo spinale, registrano
i segnali potenzialmente dannosi,
mentre i livelli più alti, rappresentati
dalla corteccia anteriore del cingolo e
dell’insula, registrano il dolore sociale
dovuto alla separazione, all’esclusione
e alla disapprovazione.
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I FONDAMENTI
NEUROPSICOLOGICI
DELLAVIOLENZA
La violenza, o aggressività inten-
zionale, rappresenta uno dei lati più
oscuri dell’umanità. Numerosi fatto-
ri, di tipo biologico, socioculturale e
psicologico, influiscono nel deter-
minarla.
FATTORI BIOLOGICO
EVOLUZIONISTICI
La forma di aggressività più diffusa
tra i Primati è probabilmente quella
competitiva; essa si manifesta nel ten-
tativo di assumere potere all’interno
di un gruppo per avere un accesso
facilitato alle risorse (acqua, cibo e
partner). Poiché gli esseri umani ten-
dono, per caratteristiche biologiche,
alla poligamia, una fonte molto po-
tente di aggressività competitiva è
legata alla sessualità.
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Sembra che gli esseri umani si si-
ano sviluppati in gruppi formati da
circa 150 individui, uniti in popoli di
circa 1500 unità.
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Gli individui che
vivono all’interno di un popolo o di
una nazione, “
noi
”, condividono una
lingua, usi, costumi e credenze appre-
se nell’infanzia. Questi fattori cultu-
rali scolpiscono il cervello in maniera
specifica generando una modalità
biologico-culturale di separazione
tra i popoli, conosciuta come
pseu-
dospeciazione culturale
.
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Gli individui degli altri popoli,
“loro”
,
poiché hanno lingue, usi, costumi dif-
ferenti tendono a essere considerati
diversi, potenzialmente pericolosi,
fino alla possibilità estrema di essere
considerati non-umani. Dunque, nelle
comunità umane esiste un’
aggressivi-
tà competitiva interna
, una lotta per il
potere (attiva o cristallizzata nelle di-
seguaglianze sociali ed economiche)
e un’
aggressività competitiva esterna
verso gli altri gruppi o popoli. La ma-
nifestazione più nota dell’aggressività
competitiva tra i popoli è la guerra.
Essa non è presente soltanto nelle
civiltà tecnologiche, dove negli ultimi
100 anni ha causato più di 150milioni
di morti, ma anche nelle civiltà non
tecnologiche, dove la percentuale di
morti per anno in guerra è spesso più
alta che nelle civiltà tecnologiche.
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FATTORI SOCIOCULTURALI
ED EDUCATIVI
Nella specie umana il periodo di
maggiore aggressività fisica è la pri-
ma infanzia, tra i due e i quattro anni,
sia nei bambini che nelle bambine. In
seguito, l’aggressività tende progres-
sivamente a diminuire ad esclusione
di un piccolo gruppo di bambini in-
torno al 5% affetto da
disturbi della
condotta
.
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Un secondo picco di ag-
gressività si ha nei giovani maschi
tra i 15 e i 25 anni. La maggior parte
degli omicidi, viene infatti compiuta
da giovani maschi, in genere affetti