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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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mentali di sviluppo della riflessione
sull’orientamento nel nostro Paese.
Per molti lunghi anni preoccupazio-
ne fondamentale di chi si occupava
di orientamento è stata prioritaria-
mente, per non dire esclusivamente,
quella di aiutare le persone ad inter-
cettare le linee di tendenza, i bisogni
di professionalità, la domanda del
mondo del lavoro. Pensiamo, per fare
solo qualche esempio, al lavoro quasi
pionieristico e di grande valenza so-
ciale svolto in questa direzione dalle
organizzazioni cattoliche che si sono
occupate di formazione professio-
nale. Pensiamo, ancora, a quello che
può essere considerato il documento
fondamentale e riassuntivo di questa
impostazione e attenzione: la Leg-
ge Quadro in materia di Formazione
Professionale, con la quale nascono,
nelle diverse realtà regionali, le espe-
rienze degli osservatori sul mercato
del lavoro e di rilevazione dei fabbi-
sogni professionali delle imprese e
parallelamente, fortemente ancorato
a questa attenzione ad“assicurare la
coerenza delle iniziative di formazio-
ne professionale con le prospettive
dell’impiego”, cresce il lavoro degli
orientatori.
Solo in anni più recenti si è svi-
luppata anche in Italia l’attenzione
ad altre dimensioni, più soggettive,
dell’orientamento, come pure alle
modalità, atteggiamenti e compor-
tamenti con i quali le persone affron-
tano il problema della scelta di un
percorso di studio o di ricerca attiva
di un’occupazione. Tutto ciò grazie
anche all’apertura ad altre esperien-
ze europee (si pensi all’impatto sul
lavoro degli orientatori dell’intro-
duzione di metodologie e tecniche
quali il
Bilance de competence
o del
metodo Retravailler) e al lavoro di
impulso e documentazione svolto in
questo senso dall’ISFOL (ricordiamo,
ad esempio, la nuova rilevanza asse-
gnata a costrutti quali quello delle
San Leonardo
Paolo Šimanu
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