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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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ruolo primario attribuito alla fami-
glia tradizionale nel processo di so-
cializzazione dei figli è sempre stato
legato alla trasmissione intergene-
razionale di valori e principi etici
propri della cultura di appartenen-
za. Per assolvere efficacemente tale
ruolo, era necessario che i genitori
venissero riconosciuti quali figure
autorevoli all’interno di una relazio-
ne asimmetrica con i figli, tesa a pre-
servare solidi confini tra i rispettivi
ruoli. Ciò determinava una colori-
tura decisamente conflittuale nella
relazione genitori-figli e le dinami-
che intrafamiliari rappresentavano
il terreno privilegiato di espressione
della conflittualità intergenerazio-
nale. Da alcuni decenni, il principale
obiettivo sembra essere quello di
tenere basso il livello del conflitto
interno, con la costruzione di regole
funzionali ad una serena conviven-
za, molto pratiche e molto vaghe,
cessando quasi completamente di
trasmettere i valori della storia fa-
miliare, senza definire il giusto e l’in-
giusto, ma solo l’opportuno o l’inop-
portuno.
Si tratta di famiglie che sempre
più frequentemente sono viste e
definite come
unità degli affetti
,
piuttosto che agenzie impegnate
e specializzate nell’assolvimento di
compiti e funzioni a forte rilevanza
sociale. Tuttavia, non necessaria-
mente la cosiddetta
famiglia affet-
tiva
deve essere intesa come una
famiglia senza norme. Le dinamiche
che la caratterizzano possono esse-
re viste come espressione dell’af-
fermarsi di norme ‘altre’, rispetto a
quelle vigenti in passato, che rego-
lano ed indirizzano le transazioni tra
i suoi membri.
Emerge altresì che tra i disagi del-
la modernità viene registrato anche
un indebolimento della funzione
educativa esercitata dalla famiglia,
che viene considerata conseguenza
della maggiore incertezza rispetto
al ruolo genitoriale. I genitori, in-
fatti, “
sono spesso anch’essi tardo-
adolescenti più che veri adulti, per-
ciò riescono ad assolvere bene il loro
compito durante l’infanzia dei figli,
ma trovano difficoltà quando questi
ultimi entrano nell’adolescenza, pro-
prio perché non riescono a ‘rendere
asimmetrico’ il rapporto con i figli
”.
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IL MUTAMENTO
DELL’ISTITUZIONE
SCOLASTICA
Attualmente, non solo è cambia-
to il modo di concepire il modello
familiare, ma anche l’istituzione
scolastica sta modificando la sua
funzione nell’ambito della società.
Essa infatti sta assumendo un ruolo
sempre più centrale come agenzia
di socializzazione (viene dunque
ad assumere anche il ruolo di
pal-
coscenico
, di area di transizione tra
la vita infantile e la vita da adulti) e
tale processo è strettamente con-
nesso alle profonde trasformazioni
che interessano l’istituto familiare.
L’attuale famiglia nucleare è di soli-
to composta sempre da un padre ed
una madre che lavorano entrambi e
da figli minori il cui tempo di per-
manenza a scuola si protrae sempre
di più durante le ore pomeridiane.
Per questi minori, che crescono in fa-
miglie sempre più prive di bambini e
di adulti di riferimento per orientarsi
nell’ambiente circostante, la scuola
viene ad assumere un ruolo affatto
nuovo: non è più il primo contesto di
socializzazione extra-familiare, ma
è il primo contesto di socializzazione
in assoluto. L’obiettivo diviene allora
quello di rendere questo luogo quan-
to più possibile accogliente. In tale
processo, la scuola si trasforma:
da
agenzia formativa diviene agenzia
per la promozione del benessere”.
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A fronte degli sforzi degli opera-
tori per creare un clima attento al
benessere e alla dimensione dello
scambio relazionale affettivo, si ri-
scontra un’ampia fascia di adole-
scenti che hanno ritirato il loro in-
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