ORIENTAMENTO E società
vazione del contesto di lavoro agito
dal tirocinante che non corrispon-
dono necessariamente o completa-
mente al modello formale. Una serie
di strumenti ad uso del tutor posso-
no facilitare tale rilevazione.
Il sistema della formazione profes-
sionale ha recepito attraverso accor-
di successivi
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l’articolazione delle
competenze in competenze di base,
trasversali e tecnico-professionali.
Per quanto riguarda le competen-
ze di base e trasversali alcune rifles-
sioni possono guidare un adatta-
mento dello strumento funzionale
all’esperienza in azienda.
Le competenze di base
Per definizione esse hanno un ca-
rattere di trasversalità (ISFOL, 1997)
derivano cioè dai saperi organizza-
tivi, legislativi, economici, linguisti-
ci, informatici trasversali ai diversi
settori economici, contesti lavorati-
vi, attività professionali. Il punto di
partenza per la loro descrizione non
sarebbe allora l’area di attività (AdA)
o il singolo compito o attività in cui
è impegnato il tirocinante. Il termi-
ne “di base” indica, in particolare,
come il loro possesso rappresenti
la condizione per esercitare effica-
cemente le altre due tipologie di
competenze: le trasversali e le tec-
nico-professionali. Grazie alla loro
aspecificità le competenze di base
risultano anche trasferibili, così che
il soggetto che le possiede e le eser-
cita in un certo contesto lavorativo
o per ricoprire un determinato ruolo
può utilizzarle anche in un diverso
ambiente di lavoro o in un ambien-
te modificatosi.
Nel misurarmi concretamente
con la progettazione formativa dei
tirocini ho sviluppato l’idea che le
competenze di base devono partire
dalle attività di impegno del tiroci-
nante, devono cioè essere estratte
le competenze che quelle attività e
l’esperienza complessiva in azienda
possono realisticamente sviluppa-
re, con riferimento a uno specifico
contesto e allo specifico tirocinante.
Se in questo modo si rinuncia al ca-
rattere di trasversalità delle compe-
tenze di base, non necessariamente
si perde il carattere di trasferibilità,
che anzi può essere particolarmen-
te potenziato laddove sia marcata la
valenza orientativa del tirocinio e in
ogni caso grazie al lavoro di messa
in trasparenza del percorso da par-
te del tutor didattico-organizzativo.
Al contempo si valorizza l’azienda
quale specifico contesto di appren-
dimento. Riconducendo alle attività
le competenze tecnico-professiona-
li necessarie sottese, si possono de-
scrivere queste ultime integrandole
con le competenze di base e tra-
sversali che mettono in gioco (come
prospetta la tab. 1).
Le competenze trasversali
Le competenze trasversali non
sono riferite a particolari attività ma
sono generalizzabili in situazioni e
compiti molto diversificati. Il mo-
dello ISFOL le riconduce a tre tipi di
operazione fondate su processi di
natura cognitiva, emotiva e moto-
ria. Ne discendono tre macro-com-
petenze (
diagnosticare, relazionarsi
e
affrontare
) trasferibili a compiti e
contesti diversi e articolabili in com-
petenze più semplici. Il mondo del-
la formazione conosce molto bene
questa struttura poiché in base a
essa sono per lo più progettati i per-
corsi formativi.
Le competenze di diagnosi
Per il raggiungimento degli obiet-
tivi di tirocinio è elemento essen-
ziale la lettura che il soggetto dà
della sua esperienza. Il supporto del
tutor didattico-organizzativo e del
tutor aziendale può guidare all’in-
dividuazione degli elementi cen-
trali dell’analisi delle singole azioni
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