Quaderno 36 - page 69

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ORIENTAMENTO E società
si pensa di poter soddisfare con il
sostegno linguistico, o la propo-
sta di testi semplificati. Bisogna
considerare che la maggior parte
permane nel bilinguismo e che
possiede un vocabolario mini-
mo. Si dovrebbero diffondere tra
gli insegnanti di tutte le materie,
specie alle superiori dove si in-
contrano linguaggi più formaliz-
zati, specialistici e complessi, la
consapevolezza del problema
nonché alcune tecniche elemen-
tari di comunicazione ad hoc.
b)
Restando sul medesimo piano,
servirebbe ai docenti anche una
maggior conoscenza delle va-
rianti etniche della comunicazio-
ne non verbale, quella che passa
attraverso i gesti, l’espressione
del viso, le modalità del saluto:
sonomanifestazioni culturali che
partono dalla famiglia ma risul-
tano più sfuggenti, perché non
sempre si è in grado di ricono-
scerle.
c)
La cultura non è solo quella visi-
bile ed ufficiale (lingua, lettera-
tura, arte, religione, musica, cuci-
na, ecc.). C’è anche la parte som-
mersa dell’iceberg, costituita da
tanti elementi che vengono
ugual­mente trasmessi in modo
implicito: la concezione del cor-
po e delle sue afflizioni, i tabù,
anche sessuali, i principi etici ed
estetici, il sentimento della fami-
glia, dell’amicizia, delle diverse
età della vita, del denaro, concet-
ti come giustizia, verità, peccato
e reato. L’esplicitazione e la com-
parazione delle diverse interpre-
tazioni potrebbe essere lavoro
utile a scuola, specie nei primi
ordini, per capire che il diverso
non è necessariamente l’altro.
d)
Altro nodo delicato: il mancato
riconoscimento, sia pure in for-
me esplicite, dell’autorità dell’in-
segnante donna da parte di alcu-
ne comunità.
21
e)
C’è poi la questione del sistema
culturale che la scuola italiana
propone, specie attraverso lema-
terie umanistiche. Mediamente,
si può classificare come naziona-
le, con qualche inquadratura eu-
ropea, con qualche più sporadica
digressione verso il locale e il glo-
bale. La questione è complessa.
Da un lato esistono, nella nostra
cultura, dei “contenuti sensibili”,
22
che possono risultare irritanti per
es. per un musulmano (Tasso,
23
lo
stesso Dante
24
e persino Goldo-
ni
25
), per quanto l’insegnante
possa attuare, sui medesimi con-
tenuti, una mediazione culturale.
Dall’altro, la cultura d’origine può
risultare suscettibile ad altri
aspetti che ci sembrano neutrali
e irrinunciabili (la lezione su Dar-
win, o sulla fisiologia della ripro-
duzione, o il semplice chiamare il
Profeta “Maometto”, ad alcuni
orecchi sensibili suona come ca-
ricaturale, e non Mohammed).
Ancora, far conoscere la storia e
la cultura italiana ed europea è
importante per promuovere il
senso di appartenenza, anche af-
fettiva, ad una comunità italiana
ed europea, ma forse qualche
svecchiamento dei programmi è
possibile, nella direzione di una
sorta di modesto meticciato cul-
turale, termine coniato negli anni
’40 da Leopold Sedar Senghor,
26
che con esso intendeva contras-
segnare una nuova identità dina-
mica e più universalistica. Sia det-
to che ciò andrebbe non solo a
beneficio dei figli degli stranieri,
che si sentono gratificati di una
maggior attenzione, ma anche
degli italiani, per far superare
quel vizio etnocentrico insito nel-
la cultura occidentale, come in
ogni cultura.
PIÙ ASSIMILAZIONE O
PIÙ INTERCULTURA?
In sostanza la scuola, come il resto
della società, deve ancora affronta-
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