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ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
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esso, a volte, possa essere confuso
con la rassegnata sopportazione) da
parte di chi ci abita vicino.
Quella dei Rom e dei Sinti è
un’emarginazione che presenta pro-
blematiche diverse da quella delle
persone che vengono discriminate
perché povere o socialmente esclu-
se a causa del proprio status socio-
economico. Un dato per intendersi:
relativamente a queste popolazione
sono piuttosto rare le problema-
tiche legate al consumo di droga
o alcol. Inoltre, in molti casi si sen-
te parlare dell'allontanamento dei
bambini dalle famiglie perché con-
siderate inadeguate nel manteni-
mento materiale e nel sostegno psi-
co-pedagogico dei propri bambini.
La cultura romàni spesso è for-
temente confusa con il comporta-
mento e le condotte che vengono
messe in atto dai singoli individui:
aspetti quali il nomadismo, la men-
dicità, il furto e l’accattonaggio non
sono espressioni culturali, ma feno-
meni sociali e come tali dovrebbe-
ro essere affrontati. Troppo spesso
però certi fenomeni sociali specifici
vengono presi a modello e rappre-
sentanza di tutto il popolo romanès:
l’errore del singolo non deve essere
identificato come errore di tutta la
comunità e soprattutto non si do-
vrebbe trasformarlo in una vera e
propria questione etnica.
Molte sono le barriere innalzate nei
confronti della diversità: una diversi-
tà percepita come fortemente stere-
otipata che impedisce di soffermarsi
a considerare quanto questa popola-
zione sia composita e quanto etero-
genea sia la varietà delle loro storie,
lingue, religioni, tradizioni, costumi,
e condizioni sociali.
Oggi, purtroppo, in Italia molti
Rom vivono in condizioni di segre-
gazione. L’esistenza stessa dei cam-
pi nomadi dimostra come, alla base
della scelta di dedicare loro degli
spazi di questo genere, vi sia l’ine-
guaglianza di diritti, di opportunità
e di trattamento; ci si trova davanti
ad un l’isolamento spaziale, sociale
e simbolico di un gruppo minori-
tario, entro spazi sottratti al diritto
ordinario, a tal punto da far somi-
gliare i luoghi in cui vivono a riser-
ve. I campi sono, secondo Eva Riz-
zin (2006)
2
, i termometri del grado
di civiltà che una società manifesta
nei confronti di una minoranza ed
hanno uno scopo ben preciso: por-
tare all’annientamento culturale.
Il discorso dei diritti, di cui queste
persone possono godere in Italia, ri-
sulta ancora paurosamente assente.
METODO
LOGI
A
Al progetto hanno partecipato in
tutto circa un centinaio di bambi-
ni, frequentanti tre scuole di Trieste
e, alcuni, un ricreatorio comunale.
L'età dei partecipanti era piuttosto
varia dato che le scuole coinvolte
erano di differente grado (primaria
e secondaria di primo grado).
I cinque gruppi sono stati incon-
trati separatamente in due incontri,
ciascuno di un'ora e mezza, durante
i quali hanno anche svolto attività
tra loro differenti. Il filo conduttore,
però, per ciascun incontro, è stato
il coinvolgimento attivo di ciascun
partecipante e la creazione di un cli-
ma di apertura e scambio reciproco
fra i ragazzi. In questo modo, infatti,
si puntava a fornire la possibilità a
ciascuno di trovarsi a proprio agio
nel raccontare ciò che sapeva di si-
tuazioni stimolo proposte dall'ope-
ratore; queste potevano essere, ad
esempio, il concetto di cittadinanza
o di diversità culturale, l'idea della
guerra o dei diritti dei bambini.
L'adattamento degli argomenti e
delle modalità di interazione sulla
base delle caratteristiche dei bam-
bini coinvolti e delle storie che po-
tevano portare, ha reso possibile la
creazione di un'atmosfera di acco-
glienza e di ascolto, la quale ha per-
messo che ragazzi provenienti dalla
Serbia o dalla Somalia raccontas-
sero la loro idea di conflitto, per la
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