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ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
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i limiti insiti nelle loro prassi.
4. Principali problemi a lavorare con
gli stranieri.
In generale, i proble-
mi che sono emersi nel lavoro
con l’utenza straniera sono di tipo
linguistico, culturale e motivazio-
nale. Quindi, in prevalenza sono
stati segnalati ostacoli legati alla
diversità culturale.
5. Gli strumenti.
Al momento attua-
le, pur essendovi in corso diverse
ricerche, non sono ancora dispo-
nibili strumenti attendibili (leggi
test e prove similari) per la valuta-
zionedei“pazienti”stranieri, da cui
l’obbligatorietà ad utilizzare test
standardizzati sulla popolazione
italiana anche con gli immigrati.
Un elemento particolarmente inte-
ressante emerso dalle interviste era la
presenza di un tentativo da parte de-
gli operatori di trovare una possibile
integrazione tra due aspetti cruciali
ma, in qualche maniera, contrapposti:
la rilevanza e l’attenzione da porre agli
aspetti culturali
e la rilevanza e l’atten-
zione da porre agli
aspetti individuali
.
Far convivere queste due anime è par-
ticolarmentedifficile. Chi è chiamato a
far diagnosi, progetti riabilitativi, ecc.
deve contemporaneamente sia porre
attenzione allo specifico del soggetto,
al microsistema che gli ruota attorno
(famiglia, scuola, …), sia tener conto
degli influssi del macrolivello all’inter-
no del quale è cresciuto e nella realtà
in cui vive oggi. Il rischio che si può
intravvedere operando con tale mo-
dalità e che, se non si è sempre molto
attenti e positivamente critici verso il
proprio operare, vi sia la possibilità di
non capire più
da che cosa deriva cosa
e di equivocare, magari, i comporta-
menti degli utenti.
CONCLUSIONI
Seppur contenuta e circoscritta, i
dati presentati in questo lavoro apro-
no tutta una serie di importanti rifles-
sioni che investono sia il mondo del
Servizio Sanitario Nazionale, sia tutte
quelle realtà che per loro mandato si
trovano ad operare conmigranti, e in
particolari con i loro figli.
Le grandi agenzie che operano
nel territorio (sanità, scuola, cen-
tri per il lavoro, ecc.) sono, specie
in questi ultimi anni, chiamate a
dare tutta una serie di ‘risposte’ a
questa ‘nuova popolazione’ con cui
siamo obbligati a confrontarci. Sta,
in primis, a noi operatori di queste
agenzie aprirci verso la ricerca di
nuovi paradigmi operativi, con le
connesse prassi operative, al fine di
rispondere al meglio a queste nuo-
ve realtà.
Molte unità sanitarie si sono già
attivate inserendo progetti di in-
tervento dedicati ai minori stranieri
nelle rispettive programmazioni nei
Piani di Zona, nei Piani Attuativi Lo-
cali e nelle più generali linee di Indi-
rizzo delle Istituzioni locali. Ciò che
va sottolineato è che tali progettua-
lità interessano solo inminima parte
specificità di tipo clinico-patologi-
co. L’investimento più significativo
è orientato nel versante socio sani-
tario, nel convincimento che la prio-
rità va individuata nella formazione
dell’individuo e delle sue capacità di
interagire con l’altro, nello sviluppo
della motivazione intrinseca all’im-
parare, nell’invito al senso critico
e all’educazione alla cittadinanza.
L’educazione interculturale è una
delle più grandi sfide attualmen-
te in essere. Essa, è bene ribadire,
non si genera spontaneamente, ma
va proposta e sostenuta attraverso
programmi socio-educativi su larga
scala, che devono essere considera-
ti una parte irrinunciabile dell’indi-
viduo con il fine ultimo, di formare
dei cittadini del mondo.
Valentino Gastini
Psicologo, Psicoterapeuta
Servizio Distrettuale Integrato
per l'età evolutiva
Mogliano Veneto (Treviso)
Ludovica Genovese
Psicologa
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