ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
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con gli stimoli che il test propone, o se
i costrutti teorici che il test intendemi-
surare non sono significativi per essa,
questa immancabilmente avrà dei ri-
sultati scadenti o, in ogni caso, alterati
dalla diversità del substrato culturale a
cui somministratore e soggetto si rife-
riscono, e questo può portare a signi-
ficativi distorsioni nel giudizio clinico
finale. Come dato, seppur semplice,
basti solo pensare a come si organiz-
zano le mappe neuropsicologiche e
simboliche in un soggetto di origine
araba, in cui, per esempio, il modo di
leggere lo spazio grafico si sviluppa da
destra a sinistra, giusto il contrario di
quanto avviene nelle realtà europee e
nord americane.
Prendiamo questo elemento e col-
lochiamolo all’interno di un disturbo
come la dislessia e la complessità del
tutto apparirà subito evidente. Così
come il diverso significato simbolico
che possono avere i colori nei vari pa-
esi: il colore del lutto per alcune realtà
culturali è il nero, per altre il bianco, e
così a proseguire.
LA RICERCA
La ricerca, di cui riporteremo i primi
dati, ha interessato l’analisi della po-
polazione di minori stranieri che ha
avuto accesso ad un servizio distret-
tuale per l’età evolutiva del Veneto,
con una popolazione totale (adulti
e minori) di circa 98.000 abitanti. Il
Servizio si interessava sia di diagno-
si, cura e riabilitazione delle
difficoltà
che possono insorgere in età evoluti-
va, sia di prevenzione e promozione
del benessere, sempre nei minori.
L’approccio adottato dagli ope-
ratori del servizio era di tipo mul-
tidisciplinare. Come multidiscipli-
nari erano le figure che operavano
in esso
1
. La ricerca si è incentrata
sull’analisi delle cartelle cliniche dei
bambini stranieri che hanno avuto
accesso a questo servizio a partire
dal ’94. Si sono così raccolti dati di
tipo socio-demografico
2
e dati sulle
pratiche del servizio stesso
3
.
TIPOLOGIA DELL’UTENTE
E MOTIVI D’INVIO
Un primo dato che è emerso in
maniera significativa era di come
l’utenza straniera, soprattutto a
partire dal 2003, abbia cominciato
ad aumentare in maniera costante
nell’accesso al Servizio, raggiun-
gendo quote di popolazione mi-
norile sempre più impegnative.
Quale era il bambino ‘tipo’ che
accedeva a questo tipo di Servi-
zio? Questi risultava essere : un
maschio fra i 6 e i 10 anni, di se-
conda generazione o in Italia da
non più di tre anni, la condizione
socioeconomica dei genitori risul-
tava di tipo bassa con provenienza
soprattutto dall’Africa settentrio-
nale o dall’Albania.
Una buona parte dei bambi-
ni erano inviato al Servizio dalla
scuola per problemi di linguaggio,
della condotta o dell’apprendi-
mento. Questo rimane a tutt’oggi
il canale che più segnala e invia al
servizio per l’età evolutiva distret-
tuale. Pur avendo raccolto una va-
ria gamma di diagnosi le più fre-
quenti e significative, dal punto
di vista statistico, furono quella di
disturbo della condotta e quella di
disturbo del linguaggio N.S. (non
specifico). Dato clinico partico-
larmente significativo, anche per
l’impegno che esso comporterà
in prospettiva, è stato quello di ri-
levare, specie negli ultimi quattro
anni, nei bambini più piccoli (cioè
tra i 3 e i 6 anni) un forte aumento
di soggetti con diagnosi di ‘
distur-
bo pervasivo dello sviluppo
’
4
.
PRASSI OPERATIVA
E CONSIDERAZIONI
CRITICHE DI ORDINE
CLINICO
Una volta che il bambino era per-
venuto al servizio veniva attivata una