QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
regole del paese di approdo. È
facile, perciò, che sperimenti vis-
suti di incomprensione e di dis-
sonanza cognitiva a causa delle
diverse modalità di interazione
all’interno delle relazioni sociali.
Inoltre il nucleo familiare, de-
positario della cultura d’origine,
raramente gli è d’aiuto nel forni-
re strumenti di decodifica della
realtà, anzi spesso sono i minori
stessi ad essere
elementi
deco-
dificatori
per i propri genitori,
andando spesso incontro ad un
processo di iper-responsabilizza-
zione.
2. il problema dell’identità
. L’iden-
tità è come ci si percepisce in
riferimento alla struttura norma-
tivo simbolica in cui si è inseriti
e alle regole che gestiscono le
interazioni con l’esterno. Di con-
seguenza, l’identità sociale è
connessa al mondo individuale,
oltre che a quello culturale. Du-
rante lo sviluppo, infatti, l’indivi-
duo dovrebbe un po’alla volta ri-
uscire a percepirsi come un’unità
in continuità (nel tempo e nello
spazio) e a sentire se stesso sulla
base di alcuni elementi ricono-
sciuti come propri e identificativi
della propria esistenza.
Questo percorso per il giovane
immigrato è faticoso perché deve
trovare un equilibrio interno tra due
modalità diverse di rappresentarsi:
quella del paese d’origine e quel-
la del paese ospitante. La ricerca di
questo equilibrio, inoltre, può essere
ostacolata da diversi fattori, come la
trasformazione della struttura fami-
liare, le esperienze di separazione, le
condizioni socioeconomiche preca-
rie o la dissonanza fra l’ambiente fa-
miliare e quello circostante. Il rischio
è quindi quello di optare per una
rigida identità monoculturale, che
non permetta un’integrazione delle
rappresentazioni passate con quelle
presenti (resistenza culturale o assi-
milazione). Tutto ciò può dar adito a
due fenomeni nel bambino migran-
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te: l’idealizzazione e il rifiuto, que-
sti sia per quanto riguarda il paese
d’origine, che per il paese ospitante.
EMOZIONI E CULTURA
La psiche e la cultura sono intrin-
secamente legate e, se si vuol in-
tendere il disagio dell’Altro, bisogna
esserne ben cos1cienti, ciò vuol dire
che assieme alla propria sensibilità è
cruciale avere conoscenza dell’Altro
anche nei suoi aspetti socio-culturali.
I precipitati culturali, infatti, abitano la
psiche e l’uomo non può essere com-
preso, scisso dal suo essere sociale.
Infatti, è l’agire sociale che determina
una buona parte della vita emotiva,
cognitiva e comportamentale. La cul-
tura a livello cognitivo svolge tre fon-
damentali funzioni:
a. di
mediazione
, attraverso gli stru-
menti basilari del linguaggio, del-
la categorizzazione e della meta-
fora costruendo delle reti di senso
per interpretare l’esperienza;
b. di
costruzione di mappe della real-
tà
: ogni cultura ha delle mappe
concettuali e linguistiche che de-
limitano gli spazi di senso;
c. di
produzione di modelli morali,
at-
traverso i processi educativi la cul-
tura indica che cosa è bene e che
cosa èmale, anche se non sempre
ciò avviene in modo coerente;
(Mantovani, 2004).
Il proprio mondo culturale diviene
l’elemento di base che serve a dar
struttura ai propri sistemi di pensie-
ro e ai correlati modelli decisionali.
A livello emotivo, invece, la cultura è
responsabile della modulazione del-
le emozioni complesse: essa ci dice
che cosa dobbiamo provare e quan-
do. Alcune emozioni, ad esempio, in
determinati territori non sono co-
nosciute ed hanno nomi (che sono
prodotti culturali) intraducibili da una
lingua ad un’altra. Anche il disagio e
le forme di psicopatologia, nelle quali
esse si concretizzano, sono definite
da modelli culturali, come la stessa