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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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L
LA COMPLESSITÀ NEI PROCESSI
DI INTEGRAZIONE
L’EMPOWERMENT DEL SISTEMA COME FINALITÀ
DELLE AZIONI DI ORIENTAMENTO
Gabriella Papponi Morelli
ORIENTAMENTO
E APPRENDIMENTO
PERMANENTE
“Nel contesto dell’apprendimento
permanente, l’orientamento riman-
da ad una serie di attività che met-
tono in grado i cittadini di ogni età,
in qualsiasi momento della loro vita,
di identificare le proprie capacità, le
proprie competenze e i propri inte-
ressi, prendere decisioni in materia
di istruzione, formazione e occupa-
zione nonché gestire i loro percorsi
personali di vita nelle attività di for-
mazione, nel mondo professionale e
in qualsiasi altro ambiente in cui si
acquisiscono e/o si sfruttano tali ca-
pacità e competenze.”
1
In ambito accademico e nelle nor-
mative nazionali questa idea di
orientamento, espressa dal Consi-
glio dell’UE nel 2004, è ormai con-
divisa. Essa mette al centro la per-
sona nel suo ambiente sociale e ve-
de nelle azioni di orientamento una
risorsa fondamentale per l’accesso
ai diritti di cittadinanza. Eppure, al-
meno in Italia, è evidente lo scolla-
mento tra le definizioni condivise a
livello accademico e normativo e la
concezione vulgata di orientamen-
to, che viene percepito non tanto
come un processo educativo, quan-
to semmai come un supporto di ti-
po informativo ai momenti in cui si
devono operare delle scelte (Batini
F., Pastorelli L., 2007). Si continua a
parlare di orientamento scolastico e
di orientamento professionale come
due mondi distinti, e all’interno del
primo si operano distinzioni che
appaiono sempre più artificiose e
da sole capaci di depotenziare le
stesse capacità di scelta delle perso-
ne (ad es. orientamento in entrata e
orientamento in uscita).
È possibile che tra le molte cause di
questo scollamento tra l’idea di
orientamento e la sua percezione vi
sia la scarsa sistematicità degli in-
terventi, l’assenza di integrazione
tra i soggetti che esercitano una
funzione di orientamento, la caren-
te volontà o capacità di comunicare
da parte degli stessi soggetti. Di si-
curo è facile immaginare che nella
situazione italiana, in assenza di
una normativa che regoli l’intero
settore (una legge-quadro, ad esem-
pio), non è facile comunicare un’i-
dea coerente di orientamento. Così
come non è facile intraprendere
azioni tra loro integrate, che rispon-
dano “in maniera globale alle esi-
genze di orientamento del territo-
rio, individuando una unitarietà di
scopi e di metodi di intervento”
(Capone A., Ferretti F., 1999, p. 28).
D’altronde è anche necessario dire
che, in una situazione complessa
come quella in cui ci troviamo ad
operare, sarebbe ingenuo pensare
che l’integrazione effettiva dei siste-
mi possa arrivare dall’alto, grazie al
solo intervento del legislatore.
LA SPERIMENTAZIONE
NELLA SOCIETÀ
DELLA CONOSCENZA
In questo versante, la situazione ita-
liana sembra paradossalmente fa-
vorire la sperimentazione di solu-
zioni adeguate alla complessità del-
la società della conoscenza. Infatti,
chiunque voglia agire in direzione
dell’integrazione non può che farlo
a partire dal basso, ovvero dalla co-
struzione di reti territoriali sulla ba-
se di accordi tra molti soggetti auto-
nomi (istituzioni scolastiche, enti
locali, università, imprese ecc.). Di
fatto, ed è l’ipotesi di lavoro su cui
si impernia il presente intervento, si
dovrebbero compiere azioni di
orientamento che mentre favorisco-
no l’empowerment delle persone,
consentono allo stesso tempo, di in-
crementare l’empowerment delle
organizzazioni e del sistema.
Si ritiene che ciò sia possibile a con-
dizione che le singole azioni di
orientamento siano:
1. orientate allo sviluppo di compe-
tenze orientative delle persone;
2. capaci di affermare e confermare i
ruoli dei diversi soggetti che par-
tecipano all’azione integrata;
3. capaci di sviluppare le competen-
ze dei professionisti dell’orienta-
mento;
4. capaci di non entrare in contrad-
dizione (dal punto di vista dell’u-
tenza) con le offerte di orienta-
mento degli altri soggetti pubbli-
ci, ovvero di comunicare corretta-
mente con l’utenza e con tutti i
soggetti interessati, un’idea coe-
rente di orientamento.
Sulla base di questi presupposti si è
tentato, nella prassi di un’azione
quasi quotidiana e pluriennale, di
costruire, appunto, l’integrazione
a situazione italiana sembra
favorire la sperimentazione
di soluzioni adeguate alla
complessità della società
della conoscenza. Infatti,
chiunque voglia agire in
direzione dell’integrazione
non può che farlo a partire
dal basso, ovvero dalla
costruzione di reti territoriali
sulla base di accordi tra
molti soggetti autonomi
(istituzioni scolastiche,
enti locali, università,
imprese)