altri, potrebbero probabilmente re-
gistrare, se non proprio consistenti
interessi, almeno una qualche for-
ma di “pacifica coesistenza” e reci-
proca tolleranza; d’altra parte, gli
studenti, e a maggior ragione colo-
ro che già hanno usufruito di una
consulenza di orientamento, do-
vrebbero tenere presente che nei lo-
ro futuri percorsi formativi e lavo-
rativi si imbatteranno certamente
anche in compiti poco interessanti,
scarsamente motivanti e poco at-
traenti per loro.
I conflitti legati alla scelta del per-
corso di studi potrebbero derivare
anche da un eccesso di informazio-
ni non rilevanti rispetto all’obietti-
vo, o (soprattutto) da una mancan-
za di conoscenze circa le modalità
con cui organizzare ed utilizzare
queste informazioni (Zanetti & Fer-
retti, 2004). I
training
sulle abilità
decisionali, rivolti nel nostro caso,
ad esempio, agli studenti che corri-
spondono alle caratteristiche del
gruppo dei mediamente decisi e si-
curi, per essere efficaci dovrebbero
in particolare:
– fare riferimento ad una teoria
coerente;
– affrontare un’ampia gamma di
abilità decisionali, insegnare a
comprendere i fattori che portano
a prendere decisioni vantaggiose
e non e fornire l’opportunità di
mettere in pratica le abilità deci-
sionali acquisite in vari ambiti;
– rinforzare le azioni e i comporta-
menti che fanno riferimento a
procedure chiare e semplici da ri-
cordare;
– fornire suggerimenti e regole per
favorire la comprensione e la ge-
stione di decisioni difficili, stimo-
lando l’adesione ad efficaci regole
decisionali, soprattutto in presen-
za delle decisioni più importanti
(per esempio, consultarsi con un
adulto di cui si ha piena fiducia
prima di compiere una scelta im-
portante, individuare una seconda
opinione quando si è in dubbio,
posticipare la scelta in presenza di
pressioni irragionevoli che spin-
gono a scegliere in fretta);
– prendere in esame i concetti di
base della probabilità in modo
che gli studenti possano pensare
realisticamente alle conseguenze,
più o meno probabili, delle loro
scelte, o, in alternativa, utilizzare
termini più semplici come “im-
possibile”, “possibile”, “molto
probabile”;
– enfatizzare l’importanza di consi-
derare i propri valori e le conse-
guenze delle decisioni per sé e
per gli altri, e dell’agire per tem-
po;
– consentire attività pratiche;
– non essere svolti con la prospetti-
va del “tutto e subito”, bensì dan-
do rilevanza alla costanza e al-
l’impegno;
– rivolgersi, in modo preventivo, a
ragazzi di 13-15 anni: le fasi ini-
ziali e intermedie dell’adolescen-
za sono, infatti, i periodi ottimali
in cui incrementare le abilità di
decision-making
e di formulare
giudizi;
– prevedere il riferimento ad una
figura, ad esempio come quella
del dirigente scolastico, in grado
di sostenere l’importanza di que-
sto lavoro, di fornire le risorse
sufficienti per lo svolgimento, di
assicurare che il programma ven-
ga condotto da insegnanti com-
petenti e formati e di fare in mo-
do che nel curriculum scolastico
ci sia tempo sufficiente per per-
mettere l’apprendimento e il con-
solidamento degli argomenti più
importanti del
training
;
– prevedere il coinvolgimento e il
supporto dei genitori.
Il “GOFER” può rappresentare un
esempio di programma esaustivo
per l’insegnamento del
decision-
making
(Nota
et al.
, 2002)
8
. I
training
formativi, infine, non dovrebbero
concentrarsi esclusivamente sul po-
tenziamento delle abilità di
decision-
making
e la
self-efficacy
, bensì porre
l’attenzione, ad esempio, anche agli
stili cognitivi posseduti dalle perso-
ne (pessimismo
vs
ottimismo, ad
esempio) e alla percezione di bar-
riere che queste hanno nei confron-
ti del proprio futuro scolastico-pro-
fessionale, in special modo per
quanto concerne gli studenti stra-
nieri o disabili. A questo proposito i
career counselors
possono rinforzare
le percezioni di supporto genitoria-
le al fine sia di migliorare il proces-
so decisionale sia di consentire l’i-
dentificazione e l’abbattimento de-
gli ostacoli percepiti (Costantine
et
al
., 2005; Creed
et al
., 2004).
In conclusione, se da un lato l’inde-
cisione deve richiamare l’attenzione
dei consulenti di orientamento, af-
finché si giunga a potenziare quelle
abilità e conoscenze che possono ri-
durla per permettere alle persone di
procedere con una certa efficacia nel
compito decisionale, dall’altro, so-
prattutto quando le scadenze deci-
sionali non sono particolarmente
immediate, è possibile trattare l’in-
decisione come condizione interes-
sante e stimolante. Essa, infatti, può
favorire ulteriori esplorazioni pro-
fessionali, rielaborazioni delle infor-
mazioni raccolte, una più efficace
gestione delle pressioni sociali e la
scelta di una serie di azioni alternati-
ve. In questo caso l’indecisione è
tutt’altro che un’esperienza negati-
va, e può essere considerata sinoni-
mo di “apertura mentale”: è ovvia-
mente importante che le persone di-
ventino capaci di prendere decisioni,
ma è anche necessaria una certa fles-
L’INDECISIONE SCOLASTICO-PROFESSIONALE
26
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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