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tanti modi, che tu li capisca, cer-
cano i tuoi sì, vogliono i tuoi no,
misurano il polso della tua auto-
revolezza”.
É stato chiesto di indicare se ci sono
stati atteggiamenti degli studenti che
nei contesti scolastici tradizionali
apparivano disfunzionali e che
hanno nel progetto acquisito funzio-
nalità.
Ancora la voce agli insegnanti:
- “La sofferenza psichica di un
ragazzo si manifesta in molti
modi: ansia, aggressività, rabbia,
frustrazioni che sono spesso moti-
vo di disturbo della “normale”
attività didattica. Questi compor-
tamenti mettono in crisi l’inse-
gnante che, a volte, si trova invi-
schiato in “giochi psicologici”,
che rappresentano un insieme
ambivalente e sleale di relazioni
nella vita sociale ed un modello
interpretativo di bisogni personali
espressi in modo distorto.
Quando si considerano più da
vicino le componenti non cogniti-
ve della relazione educativa i pre-
giudizi educativi possono essere
smascherati e compensati per ren-
dere autentica tale relazione.
La conoscenza dei giochi psicolo-
gici può, infine, consentire agli
insegnanti di aiutare i ragazzi a
diventare “diretti” nel loro modo
di comunicare e autentici nell’e-
sprimere agli insegnanti i loro
bisogni formativi.
Il primo passo nel superamento
della relazione simbiotica, altra
modalità insidiosa di relazione tra
adulto e adolescente, consiste nel
riconoscerla identificando in sé e
negli altri i bisogni insoddisfatti
che la sorreggono. Il cambiamen-
to di relazione richiede un cam-
biamento in entrambi gli interlo-
cutori. Nel cambiamento comun-
que le maggiori responsabilità e
risorse appartengono al docente.
Egli potrà prima “aiutare se stes-
so” rendendosi affettivamente
autonomo, poi aiutare i propri
allievi ad acquisire la loro autono-
mia.
I comportamenti “disfunzionali”,
quindi, vanno letti e capiti in un’otti-
ca più globale:
- “Riferito ad alunni delle scuole
elementari: aumento dell’autosti-
ma e del riconoscimento da parte
dei coetanei, nell’ambito dei
laboratori, in alunni con difficoltà
verbali”.
- “Un allievo in particolare, ripe-
tente, grazie al lavoro dei compa-
gni e al loro responsabile ruolo di
costruttori di progetto, ha dovuto
rivedere la sua posizione di isola-
mento, cercando anche di lasciar-
si coinvolgere”.
- “Si sono rilevati alcuni segnali
(partecipazione più attiva e
responsabile all’attività rispetto
alle lezioni curricolari), ma per
valutare la stabilità del cambia-
mento sono necessari tempi più
lunghi”.
- “Nei laboratori gli alunni hanno
trovato maggiori opportunità di
valorizzazione realizzando com-
petenze che non emergevano nel
contesto scolastico tradizionale”.
- “Una più funzionale organizza-
zione della programmazione di
studio settimanale; un’acquisizio-
ne di diverse strategie per lo stu-
dio di un testo, con l’applicazione
di quella che era più congeniale
allo studente; una ri-organizza-
zione del lavoro in classe in modo
che la capacità di concentrazione
e attenzione venga attivata; una
riflessione continua sui propri
atteggiamenti”.
- “Non parlerei tanto di atteggia-
menti disfunzionali, quanto di
caratteristiche caratteriali che
potevano risultare penalizzanti
(per es. timidezza) e che la forte
motivazione suscitata dal progetto
ha permesso di superare”.
- “Il progetto da solo non basta; il
miglioramento si è avuto in alcuni
casi di alunni su cui si è operato
collettivamente e concordemente
anche in altre attività”.
- “Significativi miglioramenti nella
metodologia di studio. Tutti utiliz-
zano varie strategie e strumenti.
Tutti operano per mappe ideative
e concettuali, tutti sono migliorati
nell’uso del computer, tutti hanno
dato il loro seme per il
terreno–classe. Hanno vissuto la
scrittura come espressione di sé,
la lettura come libertà individuale
di leggere o di non leggere.
Nessuno si è tirato indietro per la
preparazione del Convegno. La
classe è unita. Con questo non
voglio fare un ritratto romanzato.
Ho avuto momenti difficili di
sovraccarico di lavoro, è stato
duro riformulare ed esplicitare i
patti educativi. Impegnativo alter-
nare le richieste. Un alunno ha
sempre avuto un’applicazione sal-
tuaria nel lavoro domestico, tutto
ciò che era applicazione indivi-
duale gli era estraneo, un macigno,
ma nel lavoro di gruppo dava la
sua parte. L’esuberanza di alcuni
alunni ha messo a dura prova la
pazienza, ma il gioco di squadra
per l’obiettivo condiviso è stato il
miglior margine all’ egocentrismo,
molto più efficace di qualsiasi pre-
dica ad personam”.
- “La disattenzione e la provocazio-
ne, atteggiamenti frequenti negli
studenti, sono stati considerati in
un’ottica diversa, come spie di
disagio che vanno colti, interpreta-
ti e presi come spunto per un rio-
rientamento delle attività scolasti-
che e delle dinamiche relazionali”.
- “Atteggiamenti di eccessivo prota-
gonismo che potevano disturbare
nel contesto scolastico”.
- “Atteggiamento di chiusura, inca-
pacità di “vedersi dentro” che gra-
zie all’attività si sono evoluti in
una maggiore apertura e consape-
volezza. Da una iniziale confusio-
ne, gli alunni hanno progressiva-
mente imparato a riconoscere
valori e a esprimere sentimenti”.
- “L’intera classe 2^ B era demoti-
vata, alla fine di questo progetto,
ognuno degli alunni ha scoperto
interessi e capacità, dimostrando
di saper lavorare insieme. Anche il
comportamento dei più proble-
matici è migliorato, specialmente
l’autocontrollo nella gestione
mentale”.
- “L’alunno del Kosovo, elemento
spesso al centro di tensioni e con-
flitti, è riuscito per la prima e
unica volta ad esprimere, con
parole e gesti, il suo vissuto di
guerra, facendo intravedere agli
altri cose che in qualche modo
potevano spiegare atteggiamenti e
reazioni”.
Queste ultime riflessioni ci indicano la
strada da percorrere per promuovere il
benessere e sconfiggere la dispersione,
un male antico della nostra scuola: la
scuola che fa ricerca, la scuola dei
laboratori, delle co-costruzione in
gruppo delle conoscenze attraverso
l’individualizzazione dell’apprendi-
mento, assicurando flessibilità ai
tempi-ritmi della velocità cognitiva dei
singoli allievi, con docenti che sappia-
no ascoltare e dialogare con i giovani.
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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