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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
la relazione ed il rapporto affettivo
sono il collante tra persone con
ruoli, formazione e lavori diversi,
arricchimento anche per i “più
grandi”.
- “Una squadra in una palestra di
innovazioni”.
- “Un aliante che sa volare utiliz-
zando le correnti d’aria ascensio-
nali e non ha bisogno di motore”.
- Il gruppo che sta lavorando lo
vedo come un albero maestoso,
dai cui rami sbocciano numerosi
fiori, pronti a trasformarsi in altret-
tanti frutti; gli altri colleghi mi
sembrano più impegnati in una
corsa affannosa durante la quale
non vedono e non gustano nulla”.
- “Un gruppo di pellegrini moderni
in viaggio per Santiago de Com-
postela che cerca un santo a cui
votarsi”.
- “Una torre di Babele in cui ognuno
parla una lingua diversa o addirit-
tura una lingua omologata su certe
espressioni di conformismo quan-
do ci vorrebbe un atteggiamento
nuovo e divergente”.
- “Una cordata di alpinisti in cui,
nonostante la fatica dell’ascesa,
tutti collaborano per raggiungere
la meta e godono insieme, una
volta giunti alla cima, dell’apertu-
ra entusiasmante di orizzonti ine-
diti”.
- “La mia scuola è un’orchestra nel
condividere la sinfonia educativa.
Talvolta il dirigente impone lo
spartito ai docenti sostanzialmente
ubbidienti, (questo è legato ai
ruoli differenti), per altri concerti
c’è condivisione. In tutti i casi
stima professionale”.
- “La mia scuola è anche una corsa
affannosa, nel senso che abbiamo
tante iniziative, tanto carico di
lavoro, tanto dover sentirsi pronti
per i cambiamenti della riforma”.
- “…la scuola dovrebbe essere il
tempo del pensare, non del pro-
durre a gettoni, secondo le richie-
ste del mercato… la libertà, il dirit-
to, la possibilità di pensare per il
presente, promuovere il futuro,
riflettere sul passato, senza i limiti
della catena di montaggio. Le teste
non sono bulloni. la scuola non è
azienda, il tempo del pensare non
coincide con il tempo della fabbri-
ca, della conclamata produttività
del successo economico.”
- “Una nave con un buon equipag-
gio, che naviga per far fronte alle
numerose richieste, ma con una
rotta non chiara.”
- “Ogni anno scolastico come una
storia a sè stante in un film dove si
mettono in evidenza le relazioni
tra le persone, le trasformazioni, i
momenti difficili, le crisi, gli entu-
siasmi. Ogni volta un nuovo inizio
e una nuova conclusione.”
Analizzando il contenuto delle
metafore e codificando le frequenze
delle risposte si sono ottenuti i
seguenti giudizi sintetici dell’imma-
gine mentale della cultura organiz-
zativa delle scuole che hanno parte-
cipato al progetto regionale:
- 38% dinamiche relazioni positive;
- 14% dinamiche relazioni negati-
ve;
- 14% processo di cambiamento;
- 14% impegno di realizzazione;
- 10% imprevedibilità;
- 10% luogo di produzione ed ela-
borazione.
IL PROCESSO
Da un documento dell’OCSE leggia-
mo “Un punto focale per il cambia-
mento è costituito dalle “condizioni
interne” delle singole scuole. Tra que-
ste condizioni vanno comprese non
solo le attività di insegnamento e di
apprendimento, ma anche il modo di
procedere delle scuole, la distribuzio-
ne dei ruoli, l’uso delle risorse che
sostengono il processo di insegna-
mento e di apprendimento”.
Nella legge n. 53/2003 di riforma del
sistema scolastico del nostro paese,
sul piano delle finalità pedagogiche,
si fa riferimento ad una professiona-
lità colta e competente degli inse-
gnanti (art. 5).
Già nelle sue prime Dichiarazione
programmatiche (luglio 2001) il mini-
stro dell’istruzione affermava che
“l’avvio di questo intenso processo
riformatore non può essere slegato da
una riflessione attenta sul ruolo degli
insegnanti…”.
É stato chiesto agli insegnanti: “ Il pro-
getto ti ha spinto a riflettere sul ruolo
di docente, come: portatore di saperi,
facilitatore di saperi, promotore di
nuove relazioni, altro…”
Si sono dichiarati completamente
d’accordo il 31% degli insegnanti nel
ritenere che nella nuova scuola del-
l’autonomia ci deve essere uno spa-
zio di relazione, dove il docente, l’a-
dulto, come afferma Fulvio Scaparro,
dovrebbe essere disponibile, “…di-
sponibilità vuol dire presenza non
intrusiva, vuol dire essere pronti a
dare, consigliare, accogliere, raccon-
tare le proprie esperienze, i propri
sogni, a dare l’esempio, a dire “no”,
ma anche a sostenere e a incoraggia-
re, quando occorre..”.
Ma anche facilitatore di saperi, 22%
degli insegnanti sono completamen-
te d’accordo.
Edgard Morin fra i tratti essenziali
della missione di insegnante include
“preparare le menti ad affrontare le
incertezze, in continuo aumento, non
solo facendo loro conoscere la storia
incerta e aleatoria dell’Universo,
della vita, dell’umanità, ma anche
favorendo l’intelligenza strategica e la
scommessa per un mondo migliore”.
Queste sono alcune riflessioni degli
insegnanti:
- “Nella mia attività scolastica ho
sempre ritenuto fondamentale
instaurare con i ragazzi un rap-
porto di fiducia e di collabora-
zione, ma il progetto di quest’an-
no, dandomi maggior tempo,
soprattutto a livello organizzati-
vo, permettendo di confrontarmi
con calma con altri colleghi, mi
ha reso ancor più convinta che
l’aspetto della relazione è fonda-
mentale. Se posso evidenziare
un’impressione che ho avuto è
che i ragazzi erano spesso “stupi-
ti” del tempo che si dedicava a
parlare di aspetti che non fossero
contenuti strettamente curricola-
ri. Non sempre e non dappertut-
to, ma a volte noi insegnanti
delle scuole superiori non ci ren-
diamo conto di quanto gli stu-
denti chiedano un’attenzione ai
loro disagi, chiedano un aiuto
concreto per il superamento
spesso di semplici paure, cerchi-
no un insegnante che li consideri
persone adulte e con loro discuta
e parli. Il tutto non ha portato ad
“Abbassare gli obiettivi o a ridur-
re la programmazione, come a
volte ci hanno detto; anzi, tutti i
colleghi coinvolti hanno avuto
un buon miglioramento dello stu-
dio e in alcune classi il lavoro è
addirittura andato oltre la pro-
grammazione”.
- “L’insegnante: vocazione, impe-
gno altissimo, mestiere difficile,
nel quale la motivazione è fonda-
mentale, il motivarsi è condizio-
ne “sine qua non”.
- “Docente = fare il funambolo in
nome dell’equilibrio educativo e
formativo, per guadagnarsi sul
campo la credibilità”.
- Gli alunni vogliono che tu sap-
pia, che tu sappia spiegare in