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come più soli e più tristi, talvolta rab-
biosi e ribelli, spesso disattenti, indif-
ferenti, superficiali annoiati.
Emergono da questi racconti segnali
di una crisi complessiva che eviden-
zia conflitti generazionali, incompa-
tibilità diffusa con l’istituzione scuo-
la, difficoltà di relazione con gli
adulti significativi (genitori e docen-
ti) e con il gruppo dei pari, proble-
mi di integrazione nel proprio
ambiente (sia esso il paese o la
città), il timore per un futuro che si
presenta ogni giorno più incerto.
Accanto a questo quadro, dalle
informazioni raccolte, si manifesta
un disagio diffuso e altrettanto
profondo negli adulti, genitori e
insegnanti. In particolare per quan-
to riguarda i docenti, questi si sen-
tono sempre più soli: “Nel mio
Consiglio di Classe nessuno condi-
vide il mio modo di pensare”; poco
riconosciuti: “Lavoro tanto… ma
poi chi riconosce quello che faccio?
Nessuno!”
Con attribuzioni di ruolo complessi
e non sempre accettati come speci-
fici della propria professionalità: “Io
non sono uno psicologo.. ma cosa
mi si chiede? di fare l’assistente
sociale, il genitore.. ma che cosa
vuol dire fare l’insegnante oggi?”“Ai
nostri tempi la scuola era un valore”
“I ragazzi sono così diversi!”
Sono presenti sentimenti intensi di
frustrazione: “Essere un professioni-
sta dell’apprendimento! E con che
mezzi? Non ci sono spazi….. non
c’è tempo…… con quel che ci
danno!”
Affiora in questi affermazioni il
disagio, il malessere degli adulti, il
loro disorientamento di fronte ad
una società ed un mondo che sta
sperimentando cambiamenti rapi-
dissimi.
Dal contatto con le scuole è emersa
anche un’altra realtà, abbiamo sco-
perto che sul territorio regionale:
c’è fermento di iniziative:
è vivo un interesse elevato per i
temi relazionali;
ci sono gruppi di docenti impegnati
nella ridefinizione della loro profes-
sionalità, insegnanti che si interro-
gano nel cercare connessioni tra gli
aspetti relazionali e gli apprendi-
menti;
sono attivi laboratori di ricerca che
utilizzano modalità didattiche inno-
vative che portano i docenti a rivisi-
tare i contenuti e il senso dell’ope-
rare quotidiano;
c’è disponibilità ad intessere rap-
porti di collaborazione con altre
scuole e servizi.
Nelle varie esperienze si possono
osservare, tuttavia, anche gli aspetti
critici dei diversi interventi:
frammentarietà, non ci sono pro-
getti organici che riguardino l’intero
istituto;
episodicità, le iniziative spesso
sono occasionali e frutto di eventi
fortuiti;
approcci metodologici profonda-
mente divergenti all’interno della
stessa scuola e a volte dello stesso
Consiglio di classe;
mancanza di continuità.
Da tutti questi elementi è scaturita
una fotografia della scuola, costitui-
ta dalla contemporanea presenza
ed interazione di modelli di conce-
zione del compito formativo molto
diversi tra loro.
LE FINALITÀ E GLI OBIETTIVI
A partire da questa analisi, le finalità
del progetto regionale sono diventate le
seguenti:
- attivare processi di trasformazione
organizzativa, didattica e relazionale
piuttosto che proporre singoli interven-
ti “curativi”;
- elaborare piani di lavoro in sede loca-
le, in una prospettiva di rete sociale;
- coinvolgere le famiglie nei azioni
educative;
- sviluppare condizioni tali da favorire
la relazione educativa d’ascolto tra i
ragazzi e gli adulti significativi;
- coordinare i diversi progetti all’inter-
no della scuola;
- implementare nuove metodologie di-
dattiche.
Rimaneva da risolvere un altro pro-
blema: come attuare queste fina-
lità? Sarebbe stato assurdo proporre
un altro progetto sul disagio, si è
scelto perciò di dare continuità alle
esperienze e ai progetti già in atto
sul territorio riconoscendo, valoriz-
zando, integrando e potenziando
l’esistente. Si è costruito così un
contenitore “Star bene studiando
bene” strutturato attorno ad ele-
menti organizzatori: le équipes ter-
ritoriali.
La convinzione sottostante è stata
quella che, rispetto alla lettura dei
bisogni e dei contesti, ci siano più
ipotesi interpretative; si è ritenuto
che il ruolo dei servizi non sia
quello di offrire soluzioni predefi-
nite, ma quello di sostenere il
sistema scolastico, attraverso azio-
ni di consulenza progettuale ed
assistenza tecnica, ad “aiutarsi”
riconoscendo all’interno della
scuola grandi potenzialità.
“Star bene studiando bene” ha indi-
cato i seguenti punti come riferimen-
ti per organizzare la progettazione e
valutazione dell’équipes territoriali e
dei gruppi di lavoro nelle scuole:
stimolare cambiamenti educativi di
prospettiva;
individuare strategie e metodologie
idonee a sviluppare nei giovani
competenze cognitive, relazionali e
orientative finalizzate al successo
formativo;
allargare i processi di partecipazione
dei ragazzi all’interno della scuola;
attivare processi di coinvolgimento
del territorio e sperimentare forme di
collaborazione innovative con i
Centri regionali di orientamento ed
altri servizi locali;
sviluppare la professionalità dei
docenti nell’affrontare le situazioni
di disagio scolastico;
potenziare l’autonomia e la compe-
tenza progettuale della scuola.
LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
La struttura organizzativa è stata stu-
diata in modo da valorizzare la cen-
tralità dei docenti e l’autonomia
gestionale e progettuale dei singoli
istituti e da consentire anche un
coordinamento ed uno scambio tra
le scuole e la realtà territoriale.
I seguenti elementi facevano parte
della struttura:
gruppo tecnico-scientifico;
équipe territoriale formata dalla
scuola capofila, dalle scuole aderen-
ti all’équipe, dall’assistente tecnico
organizzativo, dallo psicologo del
gruppo tecnico;
gruppi di lavoro delle scuole, costi-
tuiti dai docenti; in alcune situazioni
le scuole si sono avvalse di esperti
esterni, in altri contesti i docenti
sono stati assistiti dagli psicologi del
Centro regionale competente per ter-
ritorio.
LA FUNZIONE DELL’EQUIPE TERRI-
TORIALE
La funzione dell’équipe territoriale è
stata quella di attivare un contesto
“contenitore-contenuto” tale da far
maturare innanzitutto una intenzione
culturale, come dice Bruner “…..la
cultura è un modo di venire a capo
dei problemi umani, delle transazioni
umane di ogni tipo, rappresentate in
forma simbolica”. Si è messa a punto
una attenzione per gli argomenti che
le diverse équipes hanno sentito come
“emergenti” e che hanno scelto quin-
di di trattare. Si è costituito così uno
spazio fisico e mentale in cui far inte-
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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