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mo e facciamo fare ai nostri ragazzi.
Esaminando le relazioni dello scorso
anno emerge in modo esplicito l’o-
biettivo dello “star bene a scuola”
che è l’accompagnare gli allievi nel
difficile cammino di crescere miglio-
randosi per divenire le donne e gli
uomini di domani.
Su questo voi siete una punta di dia-
mante che molto ha lavorato, a
quanto posso vedere e sentire, con
degli ottimi risultati predisponendo
le buone prassi da diffondere ora nel
contesto regionale.
L’augurio di buon lavoro che vi porto
anche a nome del Direttore Ge-
nerale dott. Pier Giorgio Cataldi, è
quello di continuare su questa strada
anche con la collaborazione ed il
contributo dell’ente Regione che si
sta impegnando in modo sempre più
sostanzioso, sia attraverso i “Centri
di Orientamento” che con risorse,
per il miglioramento della scuola nel
nostro territorio.
IL PUNTO DI VISTA
DEI DIRIGENTI SCOLASTICI
Daniela Calligaris
Dirigente scolastico
I Dirigenti scolastici che hanno
partecipato al progetto sperimentale
“Star bene studiando bene”ritengo-
no utile portare il loro punto di vista
come contributo alla riflessione sul-
l’esperienza fatta. Se gli attori sono
stati gli alunni e i docenti, affrontare
il problema da un’altra angolatura, e
precisamente quella della regia
complessiva all’interno delle scuole
nei rapporti con l’esterno, consente
di evidenziare come l’autonomia
scolastica sia entrata nella cultura
professionale delle scuole, senza
peraltro trovare i mezzi per espri-
mersi pienamente.
La riflessione vuole mettere in luce i
punti di maggiore criticità, pur con-
nessi con obiettivi di miglioramento
e quelli di forza, peraltro da consoli-
dare, per le prossime esperienze.
Questo perché i contributi che ven-
gono dalla Regione stanno diventan-
do sempre più significativi, non
tanto per la consistenza dei finanzia-
menti, quanto piuttosto per il soste-
gno alla progettualità delle scuole e,
indirettamente, alla realizzazione
dell’autonomia scolastica.
CRITICITÀ
Sono rappresentate prevalentemente
dalle modalità di costituzione delle
reti. Il D.P.R. 275/99 dedica ampio
spazio al concetto di rete ed è una
delle novità dell’Autonomia scolasti-
ca, finalizzata a far crescere la cultu-
ra della cooperazione tra scuole e a
contrastare la competizione.
L’esperienza evidenzia che le reti di
scuole finora si sono costituite pre-
valentemente con lo scopo di un
abbassamento dei costi per la rea-
lizzazione di iniziative condivise.
In particolare, l’obiettivo che que-
sta sperimentazione si era posta
risultava alto, perché introduceva
elementi di cambiamento culturale
ed operativo.
La cultura dell’autonomia ha veico-
lato in prima battuta nelle scuole
una logica prevalentemente azien-
dalistica: si pensi alle certificazioni
di qualità, all’orientamento al clien-
te, alla diffusione di tecniche e
modelli organizzativi e gestionali
propri del privato. Tutto questo ha
promosso tra le scuole più una con-
correnzialità senza incrementi quali-
tativi , testimoniata dal proliferare di
progetti, dalle mille iniziative tese
alla cattura delle iscrizioni in periodi
di decremento demografico, deter-
minata dalla preoccupazione di
mantenere i parametri numerici pre-
visti. Le contrapposizioni tra istituti
scolastici hanno favorito più l’isola-
mento che una collaborazione fina-
lizzata al perseguimento del miglio-
ramento della qualità.
Poco successo hanno avuto anche i
centri territoriali, nati per sostenere
l’innovazione didattica a livello di
reti, ma lasciati languire perché
quasi senza supporto.
L’esperienza fatta decollare dal pro-
getto “Star bene studiando bene” ha
accostato scuole secondo criteri di
territorialità, mettendo in rete tipolo-
gie di scuole diverse (nella stessa
rete figuravano Istituti professionali e
scuole dell’infanzia); in altre situa-
zioni sono state accostate scuole con
percorsi ed esperienze fortemente
diversificate che hanno trovato diffi-
coltà a trovare punti di convergenza,
dai quali far decollare una fattiva
collaborazione ed un arricchimento
reciproco.
Non ci si poteva aspettare molto
anche perché nella sperimentazione
sono state coinvolte prevalentemen-
te alcune classi e, in talune situazio-
ni, solamente alcuni docenti e non
l’intero consiglio di classe. Ciò ha
determinato uno scollegamento del-
l’esperienza sperimentale sia rispetto
alla collegialità del team docente,
sia rispetto al percorso di rinnova-
mento del collegio dei docenti,
molto più lento e prudente.
L’innovazione dunque ha rappresen-
tato punte avanzate di ricerca, che
però non hanno potuto incidere
molto sul normale andamento delle
scuole.
Per questo motivo, per le prossime
esperienze, sarà utile ascoltare i sug-
gerimenti delle istituzioni scolasti-
che prima di arrivare alla formalizza-
zione delle reti e trovare categorie
diverse dalla territorialità per la
costituzione delle reti di scuole.
PUNTI DI FORZA
Il tema della dispersione scola-
stica negli ultimi anni è stato affron-
tato sia dall’interno di ciascuna
scuola, che dall’esterno.
Una scuola non riformata, ormai
inadeguata a rispondere ai nuovi
bisogni, consapevole della propria
perdita di ruolo, gravata da un pro-
gressivo sovraccarico funzionale, ha
spinto i collegi dei docenti a cerca-
re nuove strade. Prima ancora del-
l’attribuzione dell’autonomia alle
scuole, già di fatto le singole realtà
scolastiche si sono ritagliate in
modo diffuso spazi importanti di
autonomia attraverso la progettua-
lità e le sperimentazioni maturate
all’interno di una riflessione sui
bisogni del territorio.
Se consideriamo le sollecitazioni
esterne, a partire dai documenti ela-
borati in sede U.E. (libro bianco
Edith Cresson, conferenza di
Lisbona, ecc.) recepite dal
Ministero, si possono individuare
alcuni momenti particolarmente
significativi. La stagione delle rifor-
me, finalizzate a contenere l’insuc-
cesso scolastico, a ridurre la disper-
sione, a rendere più efficace il siste-
ma, viene anticipata dalla direttiva
N. 487/97 relativa alla definizione
delle finalità dell’orientamento sco-
lastico; prosegue poi con la L. 9/99
che prolunga l’obbligo scolastico,
meglio precisata dal regolamento
sull’elevazione dell’obbligo scola-
stico (D.M. 323/99); si arricchisce
infine con l’art. 68 della L. 144/99
che introduce l’obbligo formativo e
di fatto impone un avvicinamento
tra settori di per sé non comunican-
ti con la scuola, come quello della
formazione professionale e ancor
più quello del lavoro.
Sempre nello stesso periodo, la ne-
cessità di creare un modello orga-
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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