che industriali, più a Nord che a
Sud. Queste tre culture, qui solo
schematizzate, si intrecciano spes-
so tra loro, sia in relazione alle fasi
del ciclo di vita di una persona sia
in relazione alle diverse realtà geo-
grafiche e produttive. Un’opera di
comunicazione del lavoro non può
non tener conto di quali siano le
culture degli interlocutori che si
hanno di fronte o che si vogliono
coinvolgere, pena il lanciare mes-
saggi indifferenziati nell’aria, che
diventano così inutili ed inefficaci.
Un altro modello convenzionale
per segmentare culturalmente i
soggetti è dato dalla possibile bi-
partizione tra “accuditivi” e “im-
prenditivi”. Gli accuditivi sono co-
loro che pensano che il lavoro sia
un “diritto”, che qualcuno deve
soddisfare. Mentre gli “imprenditi-
vi” sono persone attive che cerca-
no, dandosi molto da fare, un lavo-
ro o se lo inventano. Gli accuditivi
hanno un forte codice del bisogno,
gli imprenditivi mirano ai risultati.
Anche questa seconda ripartizione
serve a segmentare e a individuare
quale sia il “target” prevalente a
cui si intende rivolgersi.
UN BOUQUET
DI MEZZI E STRUMENTI
Comunicare oggi ai diversi “tar-
get” significa scegliere i mezzi più
adeguati ai singoli soggetti di rife-
rimento. Mixando con attenzione
linguaggi, bisogni, fruizione da
parte dei diversi interlocutori.
Quel che va assolutamente evitato,
è la dispersione dell’efficacia dei
mezzi dovuta alla tendenza impe-
rante a “sparare nel mucchio”. La
“comunicazione a pioggia”, svin-
colata dai destinatari-interlocuto-
ri, non ha alcuna efficacia. La seg-
mentazione diventa quindi un fat-
tore di efficacia e deve guidare le
scelte. In ogni caso, l’azione comu-
nicativa più adeguata è quella che
prende in considerazione tutti i
mezzi, al’interno di un sistema in-
tenzionale, in cui ogni mezzo rive-
ste una specifica funzione. La logi-
ca deve essere quella dell’”inter-
medialità”, dove nella polifonia
degli strumenti e delle voci, cia-
scuno di essi colpisca l’obiettivo
desiderato. Giornali e carta stam-
pata non sono sostituibili, ma in-
sieme agli strumenti più tradizio-
nali del sistema di comunicazione
dovranno far parte le radio, le tele-
visioni, i filmati, i libri, i convegni,
l’off line (cd rom) e l’on line. Cia-
scuno strumento ha una sua effica-
cia, agire secondo un sistema di
mezzi e strumenti permette di rag-
giungere più efficacemente i pro-
pri obiettivi.
LEGGE “BIAGI”,
UNA RIFORMA
PER IL LAVORO
Al di là dei chiaroscuri e delle di-
verse opinioni correnti sulla legge
“Biagi”, quel che va colto è il nuovo
territorio che questa normativa
apre per il lavoro. Il cambiamento
più radicale, insieme ai rischi di un
uso non sempre pertinente del lavo-
ro a tempo e dell’atipico, che crea
un’asimmetria tra dipendenti a
tempo indeterminato e non, e a vol-
te una concorrenza sleale tra impre-
se, è rappresentato dal passaggio
dalla “categoria” alla “persona”. Il
nuovo mercato del lavoro e le nor-
me di riferimento faranno capo ai
soggetti intesi non più come una ca-
tegoria sindacalmente e professio-
nalmente rappresentata, ma intesi
come persone. Il lavoro di comuni-
cazione e di servizi andrà quindi ta-
rato sulle persone, dovrà essere
“taylor made”, su misura. Ciò, ri-
chiede una competenza di ascolto e
di servizio differenziato molto più
sofisticata del passato. Ogni perso-
na rappresenta bisogni e aspettative
non standard, alle quali non è pos-
sibile offrire risposte a catalogo.
Ogni caso fa storia a sé. Se insieme
all’ingresso massiccio dei privati
come soggetti attivi del mercato del
lavoro, il pubblico vuole giocare la
propria parte, dovrà dimostrare di
avere una più raffinata capacità di
analisi, segmentazione e risposta;
dovrà confermare di avere nei fatti
le competenze e gli strumenti per
gestire, insieme a chi opera nel bu-
siness, la quota più qualitativa del
mercato e non solo i soggetti margi-
nali e più deboli.
Walter Passerini
Direttore di “Corriere Lavoro”
Supplemento del “Corriere della Sera”
Orientamento e società
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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