per avere un salario. Si tratta di
una cultura definibile come “stru-
mentale”, che intende il lavoro co-
me uno strumento che permette di
vivere e sbarcare il lunario. A que-
sta cultura, ancora molto forte, più
maschile che femminile, radicata
in misura maggiore là dove sono
più presenti disagi e difficoltà di
trovare lavoro, si accompagnano
culture “etico-ideologiche”, che so-
no raggruppabili nelle due fami-
glie culturali dominanti e ancora
presenti in Italia: la cultura cattoli-
ca, per la quale “il lavoro è sacrifi-
cio e necessità”, così ben interpre-
tato dalla cacciata di Adamo ed
Eva dall’Eden; e la cultura marxi-
sta, secondo la quale “il lavoro è la
leva della lotta di classe e del cam-
biamento”. Lungi dal semplificare
culture profonde, storicamente im-
portanti e ancora presenti, e come
tali da rispettare, vale la pena evi-
denziare che si sta facendo ormai
spazio una nuova cultura del lavo-
ro, che chiamerei “espressiva”, se-
condo la quale “il lavoro è un’op-
portunità, che mi permette di rea-
lizzare progetti personali e profes-
sionali”. Questa cultura, che recu-
pera la dimensione della persona e
della professionalità, presente an-
che nelle altre culture citate, sotto-
linea il fatto che il lavoro non solo
permette di vivere, ma è un’occa-
sione per dare senso alla propria vi-
ta, o quantomeno per influenzarla
profondamente. Le culture espres-
sive sono sicuramente più femmini-
li che maschili, più giovanili che
adulte, più neo o post-industriali
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e società
Carlo Bevilacqua,
“Teaching”,
1954 ca.