COPERTINA - page 31

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Una significativa sperimentazione dei laboratori di
orientamento è stata realizzata a Siena, nell’ambito del
progetto Lab.Or. (Laboratori di Orientamento), dal
1999 al 2000. Il progetto è nato per volontà del Comu-
ne di Siena, in accordo con la Confederazione Nazio-
nale Artigianato (CNA), che, oltre agli aspetti formati-
vi ed orientativi per i giovani, ha visto in questa inizia-
tiva l’opportunità di rivalorizzare la cultura del lavoro
artigianale, attraverso il coinvolgimento diretto di pic-
cole realtà occupazionali locali, in particolare per quan-
to riguarda la fase di stage.
Il progetto ha rappresentato, quindi, una risposta inte-
grata e sinergica ai bisogni di orientamento e forma-
zione per i drop out del territorio senese, anticipando
le novità della legge sull’Obbligo Formativo.
Non esistendo, ancora, il canale di comunicazione di-
retto tra le scuole e i Centri per l’Impiego, previsto dalla
recente normativa, i giovani sono stati segnalati diret-
tamente dalle scuole e da altre istituzioni ai Servizi
Sociali del Comune, anche attraverso contatti non for-
mali. La raccolta delle iscrizioni è stata effettuata presso
il Centro di Informazione e Orientamento, dove sono
stati realizzati anche i colloqui di prima accoglienza.
Durante questo primo contatto, attraverso la compila-
zione della scheda di iscrizione, gli operatori hanno
raccolto i dati anagrafici e le notizie di base riguar-
danti i percorsi formativi e le eventuali esperienze pro-
fessionali svolte dai giovani. Il colloquio di accoglien-
za ha rappresentato un’opportunità di orientamento per
tutti i soggetti che ne hanno usufruito (anche per colo-
L’
ESPERIENZA
SENESE
:
IL
PROGETTO
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ro che poi non hanno partecipato ai laboratori) e il
primo momento formale di ingresso nel percorso per
coloro che hanno deciso di aderire al progetto.
Il gruppo era formato da dieci giovani, dai quindici ai
venti anni di età, con esperienze personali, formative e
aspettative molto diverse: nella fase iniziale del per-
corso i consulenti hanno dovuto affrontare l’eteroge-
neità del gruppo, che comprendeva sia persone con serie
difficoltà relazionali e con scarse competenze profes-
sionali, sia soggetti più formati, ma con forti sintomi di
disorientamento.
Per risolvere il problema è risultata di importanza stra-
tegica la prima fase dei laboratori, con le attività di
socializzazione all’interno del gruppo. Si è lavorato per
la creazione di un clima amichevole e collaborativo,
utilizzando fin dal primo momento una metodologia di
tipo attivo e partecipato; i giovani sono stati coinvolti
con diverse modalità nelle attività di laboratorio, fa-
cendo loro assumere responsabilità operative e
organizzative in relazione ai rispettivi livelli di autono-
mia e intraprendenza. E’ stato così possibile lavorare
in gruppo per realizzare singoli progetti individuali,
potenziando le competenze e la creatività di ciascuno.
Molta attenzione è stata posta, in termini di processi di
empowerment individuale, nella ripartizione dei ruoli
all’interno dei gruppi e sottogruppi di lavoro, al fine di
consentire di sperimentare, ad ognuno dei partecipan-
ti, delle situazioni di successo personale, rispetto alle
precedenti esperienze fallimentari dalle quali molti di
loro provenivano.
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