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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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– non sempre la disposizione data dal
preside di privilegiare l’intervento
rispetto ad altri o alle regolari le-
zioni è stato mantenuto: compiti
scolastici, interrogazioni ed iniziati-
ve particolari talvolta sono rimaste
prioritarie;
– nello svolgimento delle attività i
ragazzi hanno avuto modo di “sug-
gerire” modi e metodi d’insegna-
mento (vedi Tabella 5) per essere fa-
cilitati nello studio. Motivi di ordine
organizzativo non hanno permesso
di attivare una collaborazione con
tutti gli insegnanti per fare proprie
le loro indicazioni;
– il programma prevedeva che lo
studente, una volta definito il suo
progetto di studio, individuasse un
“tutor”, insegnante o genitore, co-
me riferimento per l’impegno pre-
so. Riguardo a ciò si è manifestata
una certa reticenza da parte degli
studenti, in particolare nell’indicare
nella persona del genitore la figura
di riferimento e di “controllo” degli
impegni presi;
– infine, per motivi organizzativi, sono
mancati dei momenti di “recall” nei
mesi successivi all’iniziativa con la
funzione di verifica della condotta
di studio, dell’applicazione del me-
todo e di rimotivazione rispetto agli
impegni sottoscritti.
Tabella 5:
Cosa possono fare
gli insegnanti
per migliorare lo studio
e le performances
1
Utilizzare di più schemi e scalette
2
Nelle interrogazioni non fare domande “trabocchetto”
3
Indicare le cose da studiare
4
Ripetere se sono in molti a non aver capito
5
Rendere le lezioni più coinvolgenti (filmati, slides, lavagne elettroniche…)
6
Permettere brevi intervalli e pause nei cambi di ora
7
Mantenere con gli allievi un rapporto più socievole e comprensivo
8
Utilizzare le interrogazioni programmate
9
Tra la spiegazione e l’interrogazione lasciar passare un tempo adeguato
10
Integrare le lezioni con argomenti di attualità
11
Utilizzare un linguaggio più chiaro e dettare più lentamente
12
Mettere a disposizione riassunti e sintesi degli argomenti più importanti o difficili
Riprendendo la letteratura sull’ar-
gomento, almeno due cose vanno
sottolineate:
– Trussoni (2009) segnala la relazione
esistente tra bassi livelli di “monito-
ring genitoriale” (controllo genito-
riale) e la dispersione scolastica con
studenti che a questa età (14/15 an-
ni) “avvertono” ancora l’importanza
di rispettare i doveri familiari (fami-
lismo). Questo implica che l’azione
di
supporto sociale,
come l’abbiamo
intesa sopra, necessariamente deve
coinvolgere i genitori, verificandone
il ruolo assunto e affidando loro il
controllo degli eventuali “impegni”
presi dagli studenti nel perseguire
i miglioramenti scolastici.
– Pombeni (2007) prende in conside-
razione la possibilità che nella lotta
alla dispersione e all’insuccesso il
sistema scolastico possa dare una
risposta finalizzata ad
accompagna-
re
gli studenti nelle transizioni, e a
quelli che vivono esperienze sco-
lastiche problematiche, attraverso
un
tutorato scolastico,
prevedendo
azioni rivolte al gruppo-classe e in-
dividuali, continuative nel tempo.
Nel passaggio dalla scuola di I gra-
do a quella di II grado gli studenti del