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ORIENTAMENTO
infatti, i compiti appresi in maniera
ripetitiva non necessitano di attenzio-
ne sostenuta. L’utilizzazione di atteg-
giamenti mentali formati nell’infanzia
facilitano l’inconsapevolezza perché
l’individuo non esplora altre possibili-
tà. La focalizzazione sugli obiettivi, un
pilastro dell’istruzione occidentale, è
un’altra maniera per facilitare l’incon-
sapevolezza perché l’orientamento
verso il risultato riduce l’attenzione,
la riflessione e la consapevolezza sul
processo. Ma poiché la vita è un pro-
cesso, chi vive saltando da un obietti-
vo all’altro può avere l’impressione di
non essere vissuto veramente. Infine,
i contesti influenzano in maniera au-
tomatica il nostro comportamento.
Ad esempio l’esposizione visiva della
prima infanzia (ambienti pieni linee
e di angoli retti versus ambienti na-
turali con forme meno regolari) può
influenzare inmaniera inconsapevole
la percezione visiva (Maffei e Mecac-
ci 1979). Allo stesso modo i contesti
mentali interiorizzati determinano at-
teggiamenti cognitivi che in maniera
inconsapevole categorizzano la realtà
e favoriscono l’inconsapevolezza.
Per passare da una condizione d’in-
consapevolezza alla consapevolezza
è necessario sviluppare una forma
particolare di attenzione volontaria,
definita
attenzione esecutiva
(Raz e
Buhle 2006). Soltanto attraverso lo
sforzo attentivo il soggetto diventa
capace di bloccare le risposte auto-
matiche, che tendono a riportarlo
nell’inconsapevolezza degli auto-
matismi. Lentamente il bambino,
ma anche i soggetti adulti, devono
sviluppare, oppure imparare a utiliz-
zare le funzioni mentali inibitorie (a
fermarsi), organizzate come è noto
nelle strutture cerebrali prefrontali,
che sono tipiche degli esseri umani.
Ellen J. Langer (2008), una psicologa
sociale nordamericana, ha descritto
i benefici della mente consapevole.
Mentre l’inconsapevolezza determina
una rigida adesione alle vecchie cate-
gorie mentali, la consapevolezza per-
mette la
creazione di nuove categorie
mentali
. Se chiediamo a una persona
che cosa ha mangiato la mattina la
maggior parte delle persone potreb-
be dire di “
aver fatto colazione
”, e non
di aver “
morso, masticato e inghiottito
un pezzo di toast
” (Kinsbourne, 1992).
È raro che in assenza di una forte mo-
tivazione, ci accada di ricategorizzare
il passato e di vivere consapevolmen-
te nel momento presente; ciò è pos-
sibile, invece, durante un percorso
di psicoterapia o in seguito a una
grave crisi esistenziale, (una fonte
straordinaria di ricategorizzazione
del mondo è la condizione in cui si
diventa consapevoli della propria
morte, cfr. Heidegger, 1970). È pos-
sibile creare nuove categorie soltanto
prestando attenzione alla situazione
e al contesto. La maggior parte delle
opinioni si fonda su categorie gene-
rali. Se disprezziamo una persona
possiamo descriverla con una sola
frase. Se, invece, siamo obbligati a
descrivere dettagliatamente questa
persona troveremo qualche qualità
che apprezziamo.
Lo statomentale consapevole favo-
risce l’
apertura a nuove informazioni
.
La ricezione di nuove informazioni
amplifica le capacità mentali. Queste
dipendono dalle informazioni nuove
elaborate per unità di tempo. Quindi
in uno stato mentale inconsapevole
(automatizzato) la capacità mentale
è nettamente inferiore rispetto allo
stato consapevole. Inoltre, la consa-
pevolezza favorisce l’apertura a pun-
ti di vista differenti dal nostro e alla
scoperta che ci possono essere tante
opinioni quanti sono gli osservatori.
Queste esperienze possono deter-
minare lo sviluppo della flessibilità
mentale. Inoltre, la consapevolezza
può aiutarci a
modificare i contesti
.
Anche nelle condizioni più noiose, se
concentriamo la nostra attenzione,
siamo in grado di trovare qualcosa
di nuovo. Uno dei contesti più noiosi
è per definizione il carcere, tuttavia
alcune persone sono riuscite a tra-
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