SPAZIO APERTO
normale sia stata definita dall’evolu-
zione, rappresenti cioè un particola-
re adattamento a un dato ambiente
modellato dalla selezione naturale.
Ma selezione e ambiente sono en-
trambi processi storici. Nel corso
dell’evoluzione biologica, una certa
struttura o una certa funzione ven-
gono selezionate, risultano adatta-
tive, in un determinato ambiente in
un particolare momento della storia
evolutiva. Ciò implica l’impossibilità
di determinare una funzione anor-
male, una malattia, soltanto a parti-
re dal fatto che il progetto, il design
della specie umana prevede un de-
terminato tratto funzionale che è
stato verosimilmente selezionato in
passato. Un tratto funzionale emer-
ge appunto in un ambiente e in un
contesto ecologico ed etologico ed
entrambi si modificano nel tempo.
In un tempo straordinariamente
breve dal punto di vista filogeneti-
co, circa 10.000 anni, dall’avvento
dell’agricoltura a oggi, la cultura
ha prodotto trasformazioni radicali
nell’ambiente e nei rapporti etolo-
gici della specie umana. Così se il
corredo genetico dell’uomo di oggi
è praticamente identico a quello di
10 secoli fa o anche sostanzialmen-
te a quello del primo
Homo sapiens
sapiens
apparso circa 60.000 anni
fa, l’ambiente e i rapporti etologi-
ci della specie umana sono dram-
maticamente mutati proprio per
l’azione della nostra specie. Allora
qual’è l’ambiente che dobbiamo
considerare quando tematizziamo
la malattia come un disadattamen-
to all’ambiente? Rispetto a quale
ambiente, quello ancestrale o quel-
lo contemporaneo, dobbiamo giu-
dicare se una funzione è normale o
patologica?
Ad esempio nell’ambiente ance-
strale, dove le risorse alimentari era-
no di difficile reperimento, la predi-
lezione dei grassi e degli zuccheri
erano tratti funzionali, in quanto in-
centivavano un grande consumo di
questi nutrienti quando disponibili.
Nell’ambiente contemporaneo del-
le società occidentali, la facilità con
cui è possibile reperire questi nu-
trienti, ha reso disfunzionale questo
tratto, un fattore di rischio per ma-
lattie metaboliche cancro e disturbi
cardiovascolari.
È un ragionamento che si può
estendere
alla
comprensione
dell’abuso di sostanze e delle di-
pendenze nella società contempo-
ranea. Le droghe hanno da sempre
fatto parte della storia dell’uomo.
Ma mai, prima dell’avvento della so-
cietà industrializzata e dei consumi,
si era arrivati a un quadro di uso così
esteso e problematico, in particolare
per le fasce di popolazione giovane.
Nel tempo sono mutate le modalità
di produzione, è subentrata l’estra-
zione dei principi attivi in forma
pura, poi la sintesi di molecole psi-
coattive. Si sono drammaticamente
modificati i contesti regolatori, le
finalità d’uso, i significati legati alle
sostanze e al loro consumo, il mer-
cato, le pressioni economiche; sono
subentrati effetti indotti dallo status
legale delle sostanze e così via.
Nell’evoluzione biologica è poi
possibile che un tratto selezionato
per una data funzione finisca col
tempo per svolgerne un’altra, ov-
vero che un tratto neutro rispetto
all’adattamento, sotto il mutamen-
to delle pressioni selettive, si trovi
ad un certo punto ad assumere una
funzione nuova o aggiuntiva e ad
essere quindi selezionato: si pen-
si ad esempio al caso della lingua
nell’uomo che oltre alla funzione
alimentare ha assunto quella della
produzione verbale.
A complicare ulteriormente il
quadro contribuiscono poi i tratti
selezionati emersi con la selezione
di gruppo e la selezione parenta-
le. Lo psichiatra Hagop Akiskal, ad
esempio, ha ipotizzato che il distur-
bo d’ansia generalizzato, il quale ha
un’evidente base genetica, è stato
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