QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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l’organismo intero, la persona e la
società e i suoi valori.
LA FUNZIONE NORMALE
NELL’INDIVIDUO E IL
CONTESTO AMBIENTALE
Il carattere contestuale della
norma di funzione si riferisce ov-
viamente anche alle relazioni tra
organismo e ambiente. Per questa
ragione diventa così possibile im-
maginare una serie di circostanze e
di variabili correlate tali che la fun-
zione di un organo, sia essa integra
o compromessa, non può dirsi pro-
durre una malattia. Immaginiamo
ad esempio che una serie di scon-
volgimenti climatici porti la terra
alla totale oscurità. In questo caso
l’occhio perde la sua funzione an-
che se sano e d’altra parte anche un
occhio con anomalie funzionali non
può più dirsi malato. Questa ipotesi
dimostra la debolezza dell’idea che
il concetto di malattia possa fondar-
si sul concetto di funzione normale.
Relativamente al contesto am-
bientale è pure possibile imma-
ginare una situazione in cui una
malattia finisce per risultare van-
taggiosa. È noto il caso della ta-
lassemia, malattia genetica del
sangue potenzialmente letale ma
che ereditata da parte di un solo
genitore conferisce resistenza alla
malaria e quindi aumenta la fitness
e l’adattamento in ambienti dove
questa malattia è endemica. Altro
esempio si può fare con l’albini-
smo, un disturbo genetico in cui ri-
sulta compromessa la sintesi di me-
lanina. Questa condizione tuttavia
risulterebbe vantaggiosa in un ipo-
tetico mondo in cui i livelli di inqui-
namento dell’atmosfera siano tali
da determinare una sorta di notte
permanente. Gli albini in questo
caso sarebbero capaci di sintetiz-
zare quantità sufficienti di vitamina
D, al contrario delle persone con la
pelle più scura che potrebbero così
finire per andare incontro al rachiti-
smo e all’osteomalacia.
Anche per l’uso di sostanze si
possono immaginare contesto e
condizioni ambientali tali da con-
ferire una qualche forma di utilità
al consumo di droghe e anche alla
dipendenza. Ad esempio è possibi-
le sostenere, come fanno Sullivan
e Hagen (2003), che negli ambienti
ancestrali e oggi in molte regioni
non sviluppate, le sostanze psico-
trope costituiscano nutrienti es-
senziali per il mantenimento degli
equilibri nei sistemi neurotrasmet-
titoriali. Anche Blum e collaboratori
(1996, 1996a) nel loro concetto di
sindrome da carenza della ricom-
pensa (
reward deficiency syndrome
)
ipotizzano che la ricerca e l’uso del-
le droghe costituisca un tentativo
di compensare i deficit o ripristina-
re gli equilibri della trasmissione
nei sistemi della ricompensa cere-
brale, in particolare nelle vie della
dopamina, determinati da cause
psico-sociali (scarsa stimolazione,
isolamento, depressione), organi-
che o genetiche (difetti nella sintesi
dei neurotrasmettitori, nei geni che
specificano i recettori, ecc.). Questa
modello di spiegazione costituisce
una interpretazione neurofarma-
cologica della cosiddetta ipotesi
dell’auto-medicazione
avanzata
sin dagli anni Settanta da Edward
J. Khantzian e David F. Duncan. Si
potrebbe così interpretare l’abuso
di sostanze contemporaneo anche
come un tentativo di adattamento
a un ambiente in cui sono venuti
meno o si sono trasformati stimoli,
ricompense affettive e relazioni che
in precedenza mantenevano la nor-
male funzionalità dei sistemi prepo-
sti alla gratificazione.
SELEZIONE E AMBIENTE
Richiamandosi alla biologia, la
concettualizzazione biomedica del-
la malattia assume che la funzione
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