QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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mantenuto dalla selezione parenta-
le e di gruppo. Tale tratto è risultato
utile al gruppo e alla prole della per-
sona affetta dal disturbo che hanno
potuto beneficiare delle maggiori
attenzioni, cure e sicurezza che un
soggetto ansioso può riuscire a ga-
rantire (Akiskal, 1998). Anche i di-
sturbi d’uso delle sostanze potreb-
bero essere inquadrati come effetto
della selezione di gruppo. Nelle po-
polazioni umane potrebbe essere
stato vantaggioso avere degli indi-
vidui particolarmente vulnerabili
alle sostanze, consumatori abituali
e quindi con certi pronunciati tratti
comportamentali utili a determina-
te dinamiche sociali: si pensi ai sa-
cerdoti/sciamani e agli allucinogeni
oppure alla funzione che potrebbe-
ro aver avuto le sostanze stimolanti
nei processi di produzione dei beni
di consumo e così via.
LA MALATTIA
COME DISTURBO
DI ADATTAMENTO
RICHIAMA
NECESSARIAMENTE
UN GIUDIZIO
DI VALORE
Dietro il concetto biomedico di
malattia e le sue pretese di ogget-
tività si cela un altro aspetto pro-
blematico poco discusso e di nuovo
relativo alla dimensione dei valori.
Se la malattia è una disfunzione e
se una disfunzione è una deviazio-
ne da una norma funzionale che
comunque, come abbiamo visto, è
sempre tale in rapporto a un am-
biente, allora la malattia finisce per
indicare l’elemento della relazio-
ne individuo-corpo/ambiente che
deve essere cambiato. Se la relazio-
ne individuo-corpo/ambiente è va-
lutata inadeguata e porta alla defi-
nizione di una particolare malattia,
ciò significa che è il corpo a essere
giudicato malato e che l’ambiente
è ritenuto accettabile e funzionale.
Ma se la salute è quella forma desi-
derabile di relazione funzionale tra
individuo e ambiente e se succede
che questa relazione sia spiacevo-
le o nociva e che l’ambiente possa
essere cambiato, allora è evidente
che è solo una questione di punti di
vista definire malato il corpo piutto-
sto che l’ambiente (Kovacs, 1998).
È evidente come questo ragiona-
mento si adatti all’analisi dell’abuso
di sostanze e delle dipendenze. Una
eccessiva focalizzazione sull’indivi-
duo, sul suo cervello e sulle sostanze
tossiche può portare a trascurare la
“tossicità” dell’ambiente, in termini
di presenza e disponibilità delle so-
stanze sul mercato, ma soprattutto
dal punto di vista del carattere pa-
togeno di certe dinamiche sociali,
di talune condizioni di vita materia-
li, ma anche la tossicità psicologica
di determinati valori e simboli della
contemporaneità, di certe rappre-
sentazioni, forme e stili di consumo
di oggetti, merci e relazioni diffusi a
livello sociale.
La storia della medicina è ricca
di esempi i quali dimostrano che
una problematica relazione organi-
smo ambiente vista come malattia
dall’approccio biomedico può es-
sere adeguatamente concettualiz-
zata e affrontata usando categorie
e strumenti popolazionali, sociali
e politici. Si pensi soltanto alla di-
versa maniera con cui sono state
e possono essere categorizzate e
conseguentemente combattute le
malattie infettive. Nel passato, gli
approcci sociologici, collegati alle
spiegazioni di tipo epidemiologico
e agli interventi igienico-sanitari si
sono rivelati efficaci nella lotta alle
malattie infettive anche nella com-
pleta assenza di spiegazioni etiopa-
togenetiche appropriate.
Dunque anche l’approccio biolo-
gico ed evoluzionistico alla concet-
tualizzazione della funzione e della
malattia come disfunzione ci riporta
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