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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
39
tiche di lavoro, comportamenti co-
municativi, artefatti cognitivi, stru-
menti tecnici e tecnologici, persone
e loro pratiche e loro legami sociali)
e gli elementi più rilevanti e strate-
gici per lo specifico contesto.
Nelle esperienze di tirocinio non
ci sono regole generali di azione e
interazione. L’obiettivo del tutor è
di identificare le risorse che consen-
tono al tirocinante di affrontare un
compito nel contesto aziendale. A
parità di compiti, le risorse neces-
sarie o disponibili possono essere
diverse. Le regole e le procedure da
adottare vanno co-costruite all’in-
terno dell’organizzazione.
Il tutor nel corso del monitorag-
gio può adottare un ampio spettro
di metodi e strumenti: osservazio-
ni libere, interviste, osservazioni di
interazioni significative, griglie di
osservazione di contesti modificati
e naturali, analisi di materiali scritti
(circolari, documenti, avvisi, corsi),
questionari. Gli strumenti vengono
creati e sviluppati, non semplice-
mente applicati. Devono sostenere
e migliorare i modi di svolgimento
delle attività lavorative del tiroci-
nante e guidarlo nella lettura della
sua esperienza.
Adelaide Sonatore
Pedagogista, Formatore
Presidente AIF Valle d’Aosta
NOTE
1
La prima parte è stata pubblicata
sul N. 38 della rivista.
2
Per un approfondimento
dell’evoluzione della normativa e
dei diversi ambiti di applicazione si
rimanda al testo “Imparare facendo. Il
tirocinio come esperienza formativa
in contesto di lavoro”. (era richiamato
nel titolo del 1° articolo) A. Sonatore,
pag. 15.
3
Il sapere pratico è costituito dal
sapere per l’azione, è prodotto
dalla riflessione sull’azione, è
stratificazione di esperienze e di
significati attribuiti ad esperienze
(Vino, pag. 70).
4
Il tirocinante si presenta a
colloquio selezionando alcune cose
di sé, in rapporto ai suoi obiettivi.
Il suo raccontarsi è fondamentale
e richiede al tutor attenzione,
ascolto attivo, tensione a verificare,
a non dare nulla per scontato, a
considerare le informazioni iniziali
(contenute per esempio nella
Scheda di raccolta della richiesta di
tirocinio
) come un punto di partenza
provvisorio.
5
Ho predisposto questo strumento
rifacendomi alle modalità di
osservazioni etnografiche descritte
da Marianella Sclavi (2003, p. 146).
Sebbene le finalità che orientano
la sua indagine (evidenziare le
differenze tra cornici e rilevare la
dissonanza tra matrici percettivo-
valutative) siano diverse da quelle
che orientano l’osservazione di
un tutor di tirocinio (monitorare
l’esperienza di tirocinio in rapporto al
progetto formativo), ho trovato nella
sua impostazione molte suggestioni
interessanti per l’osservazione e
descrizione degli ambienti di lavoro.
Anche altri autori come Cristina
Zucchermaglio (1996), valutano
l’approccio etnografico uno dei
metodi più fecondi e innovativi
nello studio dei contesti di lavoro. Lo
strumento risultante naturalmente
è molto differente dal taccuino
dell’antropologo proposto da
Sclavi e deriva da successive mie
applicazioni e riadattamenti.
BIBLIOGRAFIA
Bresciani P. G., Callini D
. (a
cura di),
Personalizzazione e
individualizzazione. Strumenti di
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