ORIENTAMENTO E SCUOLA
I MODELLI DECISIONALI
Marta è una giovane che crede pro-
fondamente nel matrimonio e nella
famiglia e, desiderando di sposarsi, si
rivolge ad un’agenzia matrimoniale,
dove sa di poter consultare un book
con molte proposte dove poter cer-
care di raggiungere il suo obiettivo
confrontando e soppesando dati ed
informazioni per lei significativi.
Anche Mirta è una giovane ragazza
che crede profondamente nel matri-
monio e nella famiglia e volendosi an-
che lei sposare decide di aumentare
la frequentazione di luoghi d’incontro
come le sale da ballo o le compagnie
di amici in modo da poter conoscere
più persone e poter incontrare l’uomo
che più corrisponde al suo ideale.
Questi due esempi, scarni e de-
scritti poco romanticamente, met-
tono, comunque, in evidenza due
criteri decisionali distinti e che si
possono ascrivere l’uno ad un mo-
dello di decisione
“razionale”
(nor-
mativo o comportamentale, vedi
oltre) e l’altro ad uno
“naturale”.
Il modo di cercare e di scegliere
delle due ragazze è assai diverso:
nel primo caso prevale l’analisi dei
dati e il mettere a confronto il mag-
giore numero di opzioni di scelta
(persone) per individuare la scelta
più vicina a quella
ottimale
. Nell’al-
tro caso un’opzione è
adottata
qua-
lora soddisfi un’idea di partenza,
teoricamente anche dopo aver “co-
nosciuto” una sola persona.
IMAGE THEORY
UN APPROCCIO AL DECISION MAKING
Fortunato Mior
l modello
decisionale dell’
Image Theory è
riconosciuta
la primogenitura
tra quelli con
un’impostazione
prettamente
psicologica.
A distanza di
vent’ anni
dalla sua
elaborazione il
modello continua
ad attrarre l’interesse
degli studiosi e a
ricevere conferme.
Per quanto la Image
Theory sia stata
utilizzata anche nei
processi decisionali
dei sistemi
organizzativi, il suo
uso nei contesti
della consulenza
orientativa è tra i più
appropriati
A
A voler essere più precisi in meri-
to ai modelli decisionali, allo stato
attuale delle conoscenze le teorie
della decision making sono rag-
gruppabili in tre macro modelli di-
versi tra loro per quanto concerne:
a) il meccanismo decisionale im-
piegato
b) i criteri per la scelta
c) la dipendenza dal contesto
d) il peso dell’esperienza passata
del decisore
e) lo spazio per la soggettività.
Questi tre modelli solitamente
sono definiti con i termini di
norma-
tivo, comportamentale e naturalistico.
Il
modello normativo
è un ap-
proccio al decision making di tipo
logico-matematico e la scelta che il
decisore opera avviene all’insegna
della massima “utilità attesa”. Il de-
cisore in questione è paragonabile
a un calcolatore elettronico dalle
capacità mnemoniche e di calcolo
piuttosto ragguardevoli.
1
Il
modello comportamentale
(o an-
che prescrittivo) nasce da un con-
fronto tra il modello logico mate-
matico e i reali comportamenti del
decisore.
2
Le osservazioni fatte da
Simon, sui “limiti cognitivi” dell’uo-
mo nell’affrontare la decisione (es.
di memoria, di abilità computazio-
nale) e sulla incompletezza o man-
canza di informazioni altrimenti ne-
cessarie, evidenziano come le deci-
sioni siano determinate all’interno
di questi due limiti.
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