quaderno 38 - page 27

ORIENTAMENTO E SCUOLA
inizia a mostrare un seppur minimo
grado di competenza? Come evol-
ve la crescita della competenza?
Quanto dipende dalla esperienza e
dall’azione reale e quanto dallo stu-
dio e dalla riflessione teorica? Che
cosa c’è oltre uno standard minimo?
C’è un confine oltre il quale la com-
petenza non può più crescere, non
può più migliorare?
Tutti sappiamo quando una per-
sona è competente in qualcosa. O
perlomeno supponiamo di saper-
lo. In realtà, da incompetenti, met-
tiamo in atto inferenze negative:
l’esperto è competente finché non
sbaglia, e se sbaglia diventa per noi
improvvisamente
incompetente.
Chi non è addetto ai lavori tende
ad assegnare alla competenza de-
gli altri un’accezione manichea, bi-
polare: o c’è o non c’è, o si presenta
nella sua espressione più completa
oppure viene totalmente negata.
Una siffatta posizione è inaccettabi-
le poiché preclude il formarsi della
competenza in colui che ancora non
la possiede e ne ostacola il migliora-
mento in colui che già la esercita.
Secondo Wiggins (1993),
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quando
si intende valutare la competenza
raggiunta
ci si deve accertare non di
ciò che il soggetto sa, ma di ciò che
sa fare con ciò che sa.
L’espressione
di Wiggins è accattivante, molto
apprezzata dai formatori in ambi-
to professionale e dagli insegnan-
ti del settore tecnico, ma rischia di
alimentare l’inutile opposizione
tra conoscenze e competenze, e di
fomentare l’accusa di funzionali-
smo utilitarista. Per questo motivo,
propongo una espressione più arti-
colata ed esaustiva:
“Per valutare le
competenze, si tratta di
riconoscere
insieme
al soggetto, non solo
ciò che
sa
(conoscenze) e
ciò che sa fare con
ciò che sa
(abilità), ma soprattutto
perché lo fa
(scopo, motivazioni)
e
che cosa potrebbe fare
(strategie,
scenari) con ciò che sa e che sa fare”.
DOMANDE SULLA
VALUTAZIONE
DELLE COMPETENZE
Le domande che si ripetono tra
docenti e formatori, impegnati nel
promuovere competenze, sono
molteplici. Ecco le più frequenti:
Valutare o certificare le competenze?
È possibile valutare le competenze in
modo oggettivo? Perché la soggetti-
vità valutativa è un valore? Come è
possibile ridurre l’aleatorietà di una
valutazione soggettiva? Un docente
può, da solo, valutare una competen-
za? Come si possono classificare i gra-
di di sviluppo della competenza? Che
differenza c’è tra livello e soglia?
Che
cosa è il livello-soglia? Si può valutare
negativamente una competenza?
Valutare o certificare le compe-
tenze?
I due concetti rimandano a
finalità completamente diverse: la
valutazione
(attribuzione di valore)
ha scopi primariamente formativi,
punta all’interpretazione soggetti-
va, è attivata dagli attori interni al
processo formativo, serve per rego-
lare e migliorare sia l’apprendimen-
to che l’insegnamento, predilige le
metodologie qualitative; la
certifi-
cazione
ha scopi primariamente di
riconoscimento ufficiale della com-
petenza raggiunta, punta alla com-
parazione rispetto a standard pre-
fissati, serve per governare la mo-
bilità delle qualifiche e dei crediti
formativi, predilige le metodologie
quantitative. Un modello di svilup-
po della competenza deve dare la
possibilità sia di interpretare i pro-
cessi di crescita, con la valutazione,
sia di rilevare i risultati conseguiti,
con la certificazione.
È possibile valutare le competenze
in modo oggettivo?
No! Una com-
petenza è un insieme integrato di
conoscenze, abilità, atteggiamenti,
attitudini. Con rigorosi strumenti
docimologici si possono verificare
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