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ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
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persone con bisogni orientativi e
lavorativi a trovare risposte adegua-
te, in particolare i giovani adulti e i
soggetti con specifiche difficoltà. In
molti casi, questi non accedono al
servizio di cui hanno bisogno, ma
ad altri “sportelli” e, in presenza di
un’accoglienza, di una presa in ca-
rico e di un lavoro di rete “deboli”, le
persone in breve rinunciano all’in-
tervento pubblico ed acuiscono il
rischio di esclusione sociale.
La centralità del progetto è quella di
offrire alle persone di essere accolte e
prese in carico, qualsiasi sia il punto di
contatto e di trovare una risposta ade-
guata da parte di uno o più servizi. Il
compito del lavoro di rete è, pertanto,
quello di attivare e mantenere “calda”
la relazione con la persona, affinché
non perda la fiducia e faccia tutti i pas-
si utili a trovare una risposta adeguata
ai suoi problemi, prevedendo nelle
situazioni complesse, l’azione coordi-
nata di più servizi.
Tra gli obiettivi orientativi emer-
si per l’accoglienza vi sono quelli
di favorire l’informazione diffu-
sa, di stabilire un primo contatto
relazionale “positivo” e facilita-
re l’autorientamento. Per la fase
successiva, si è ritenuta strategica
l’attivazione di un accordo di rete
capace di garantire sia l’accom-
pagnamento delle persone al ser-
vizio che può prenderle in carico,
sia l’eventuale integrazione degli
apporti di più enti.
L’approfondito esame dei proble-
mi e dei loro nessi di causa-effetto,
svolto da entrambi i Tavoli nei primi
incontri, ha permesso di individua-
re le priorità sulle quali focalizzare
l’attenzione del lavoro di rete. Nei
successivi incontri, si è infatti partiti
dalla mappa strutturata dei bisogni
prioritari per costruire e condividere
uno scenario – ovvero un insieme di
obiettivi, di situazioni da raggiunge-
re - e definire gli orientamenti ope-
rativi.
Il lavoro iniziale ha permesso di
fondare le azioni concrete e gli stru-
menti della rete su un quadro strate-
gico esplicito, coerente e condiviso.
Ciò ha dato grande flessibilità alle
fasi successive, permettendo di inte-
grare nei due tavoli tecnici, attori ini-
zialmente non previsti, ma ritenuti ri-
levanti (quali gli istituti scolastici nel
Gemonese). Questo approccio ha
permesso di porre il progetto V.A.I.
in sinergia con altri percorsi in atto
e di promuovere ulteriori azioni, per
rispondere a specifiche necessità
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.
In meno di un anno, si è giunti alla
fase di attuazione dei protocolli e
degli interventi progettuali concor-
dati. L’attenzione ora si sta spostan-
do alla definizione degli strumenti
di monitoraggio e di valutazione
del lavoro e degli altri strumenti di
“manutenzione” della rete.
LE REALIZZIONI DEL
PROGETTOV.A.I.
NELL'ALTO FRIULI
Il comprensorio montano dell’Alto
Friuli vive situazioni di marginalità so-
cio-ambientale (spopolamento verso
i centri urbani e la pianura, difficoltà
delle comunicazioni, incidenza delle
distanze, repentina trasformazione
di identità culturali rimaste stabili nel
tempo ecc.), che rendono complessa
l’interazione tra i sistemi che lo com-
pongono.
Da tempo, nei confronti delle
aree del Tarvisiano, della Carnia,
del Gemonese e della fascia pede-
montana, si sono sviluppati, punti
d’incontro e d’intesa tra il Centro re-
gionale di orientamento (COR) dell’
Alto Friuli e gli Enti socio-sanitari del
territorio, per rendere accessibile,
specie all’area giovanile, la fruizione
dei servizi a carattere orientativo e
socio-educativo.
LA RETE
Il tradizionale lavoro con le scuole
del territorio ha portato a potenziare
gli interventi di orientamento, attivati
anche in rete con gli Enti del territorio,
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