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altra scelta che) inquadrare i giova-
ni in grave difficoltà. Hanno perfet-
tamente ragione ad avere paura se
non si comportano come adulti che
hanno integrato per loro stessi i li-
miti imposti dalla legge, alla quale
siamo tutti sottoposti, il cui rappre-
sentante in un istituto scolastico è
un altro adulto avente una funzione
diversa e complementare rispetto
alla loro. In questo faccia a faccia
Orientamento e scuola
19
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
22
ma". Si parla raramente di queste
situazioni vissute nella vergogna e
nella paura.
Intrappolata dall'esigenza di segre-
to, legata dal timore di un suicidio,
l'insegnante, e probabilmente la
giovane, vive mesi di angoscia nel-
la solitudine.
Insegnare è un atto difficile che ri-
chiede molto rigore da parte degli
adulti che vogliono (o non hanno
mortifero, i due protagonisti – an-
che se il giovane, con la sua cultura
dell'aggressione verbale, sia avanti
rispetto all'insegnante – sono allo
stesso punto: quello del tempo mol-
to antico de
La Violence fondamentale
(
La violenza fondamentale
), del tipo:
"o lui o io". (B
ERGERET
, 1984)
Nella mitologia greca, "la violenza
nasce dall'unione di Zeus con sua
sorella Era. Da quest'unione na-
scerà Ares, dio della violenza, il
quale genererà solo personaggi vio-
lenti (giganti, ciclopi, amazzoni,
ecc)".(I
BIDEM
)
Questo mito dimostra bene la di-
mensione incestuosa di questi scon-
tri dove ognuno perde la propria
identità.
I giovani più violenti sono proprio
quelli dall'identità più fragile. Per
avere la sensazione di esistere, per
ritrovare le frontiere del loro Io, de-
vono uscire dal gruppo (qui la clas-
se, la scuola) che li rende insicuri e
dove hanno l'impressione di essere
inghiottiti. Anzieu (1984) parla del
gruppo come di una "minaccia pri-
maria per l'individuo”. Contro una o
due persone, posso reagire affer-
mando il mio Io, i miei desideri.
Contro una tale pluralità, rischio di
non esistere più per me stesso, di
perdere ogni senso perché squartato
in tante domande diverse; il mio Io
si sparpaglia, la mia bella unità im-
maginaria si frammenta; lo specchio
si rompe in vari pezzi che riflettono
immagini deturpate e diverse. La
presenza dell'altro in quantità allo
stesso tempo multipla e ristretta, se
nessun'unità viene data in anticipo a
questo raggruppamento di piccole
dimensioni o per l'adesione molto
forte di ognuno ad un obiettivo co-
mune o per l'attaccamento alla stes-
sa persona, questa compresenza di
vari altri senza unità, sveglia nell'in-
dividuo un'angoscia di tipo partico-
Pier Paolo Pasolini,
Pantera
, tempera e pastelli su carta, 1943-1949
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