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scolastiche, fra quelli che non sanno
cos’è una consulta, come viene letto
e sentito questo clima nuovo?
Che cosa significa in concreto rico-
noscere che gli studenti sono più
consapevoli dei loro diritti?
Che rapporto ha con ciò il disagio e
quindi il benessere, al di là dei tau-
tologici “star male” e “star bene?”
Tutto questo è stato chiesto molte
volte agli studenti, ma sempre
proponendo loro di utilizzare i
termini che noi stessi offriamo lo-
ro, sottoponendo loro i soliti que-
stionari, chiedendo cioè loro di
confermare teorie che abbiamo
già pronte. (E’ stato detto che i
questionari e i test ci danno utili
conoscenze su chi li ha formulati,
non su coloro ai quali vengono
somministrati, ma noi, più rispet-
tosamente, preferiamo dire che
danno indicazioni assai affidabili
su ciò che un certo contesto cultu-
rale vede e quale senso fornisce a
ciò che vede). Abbiamo tentato al-
lora di chiedere agli studenti di
autodescriversi
nell’ambiente
scuola, senza dover riempire scaf-
fali o faldoni classificatori già
pronti, senza far loro scegliere ag-
gettivi fra un elenco che noi ab-
biamo pensato. Abbiamo così pro-
posto a circa centoventi di essi
l’autocaratterizzazione ideata da
Kelly negli anni ’50. Ne valeva la
pena.
Possiamo ora goderci la lettura di
testi sinceri e imprevedibili che
nell’insieme ci consentono di sen-
tirci in mezzo a loro, di intuire co-
me stanno e cosa provano. Leggen-
do quelle autodescrizioni ci siamo
forse avvicinati a quella sensazio-
ne di conoscenza e famigliarità che
William Thomas e Florian Zna-
niecki (
Il contadino polacco in Europa
in America
, Milano, Comunità,
1968) negli anni Venti provarono
con la lettura delle lettere dei con-
tadini polacchi.
Ve ne prendo due a caso (errori
compresi).
L’autocaratterizzazione consiste
nel chiedere ai ragazzi di immagi-
nare che un loro amico fidato li ab-
bia osservati come se avessero reci-
tato una lunga parte sul palcosce-
nico di un teatro. In questo caso
abbiamo chiesto che la parte dram-
maturgica avesse a che fare con la
scuola. Le due descrizioni che se-
guono sono state quindi scritte da
ragazzi che ritengono che il loro
amico direbbe di loro queste cose.
Abbiamo evidenziato in neretto i
passaggi che ci paiono particolar-
mente significativi, ma è del tutto
ovvio che la scelta di ciò che si può
evidenziare può enormemente va-
riare.
1) Ragazzo di scuola superiore
G a scuola non va tanto bene, però
se
vuole
in alcune materie se la cava,
come in matematica, disegno, chi-
mica, ed . fisica.
Quando viene in-
terrogato è molto nervoso
e si
esprime con un po’ di difficoltà,
preferisce che il prof. gli faccia
una domanda
e da lì comincia a
parlare. I compiti non li fa sempre e
per questo, spesso,
prende dei ca-
stighi, come fare delle ricerche
,
ma quando li fa si impegna, ma se
ci sono degli esercizi che non riesce
ci riprova per almeno due volte e se
non riesce ci rinuncia. In classe è
quasi sempre zitto.
Lui ha un buon rapporto con i suoi
compagni, tranne con uno o due.
Con alcuni suoi compagni ha un le-
game più stretto perchè li conosce
già da diversi anni. Con i prof. va
d’accordo anche se
non segue tan-
to
le loro lezioni.
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e scuola
Casarsa della Delizia, Chiesetta di Santa Croce (Glesiùta di Santa Crous)
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