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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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MALESSERE
NELLA SCUOLA MEDIA INFERIORE
SPAZIO DI COSTRUZIONE O DI DISTRUZIONE?
Michèle Taillandier
PREMESSA
La maggior parte dei bambini arriva
alla scuola media inferiore felice di
cominciare questa nuova avventu-
ra. Anche se un po' preoccupati di
fronte a uno spazio a loro scono-
sciuto, sono molto impazienti di
sperimentare una nuova organizza-
zione di vita, un mondo più vasto
con i suoi scambi che si moltipliche-
ranno e diventeranno più comples-
si. Felici di sperimentare, infine, ciò
che sentono in loro da parecchi me-
si: sono cresciuti e il mondo della
scuola elementare è diventato trop-
po stretto per loro. Questi bambini
hanno la sensazione del proprio Io,
un Io "indipendente, uno, e ben di-
verso da tutto il resto" (F
REUD
, 1929).
Tuttavia, il mondo della scuola me-
dia inferiore non permetterà ad al-
cuni di loro di costruirsi, ma piutto-
sto li "disferà", come se qualcuno
sbadatamente avesse dimenticato
di concludere il lavoro. Non smette-
ranno di aggredire il mondo che li
circonda e che giudicano responsa-
bile del loro malessere.
Qual è il senso e quale posto può e
deve avere l'istituzione nel prende-
re in considerazione, addirittura nel
prendere a carico, questi bambini, a
volte già preadolescenti o adole-
scenti? Partendo dal funzionamen-
to psichico individuale di questi
giovani in gravi difficoltà e da quel-
lo degli insegnanti, ci chiederemo
come il funzionamento collettivo
può aiutare a contenere le angosce
individuali ed evitare, per quanto
sia possibile, i passaggi all'atto mor-
tifero. Affronteremo successiva-
mente tre aspetti:
- una constatazione: la "
dualité mor-
tifère
" (dualità mortifera);
- l'istituzione; come passare dallo
specchio all'Edipo?
- dare una sensazione di continuità.
UNA CONSTATAZIONE:
LA DUALITÀ
“MORTIFERA”
Di fronte ad un bambino in gravi
difficoltà, sono spesso stata colpita
dalla divergenza tra ciò che un inse-
gnante della scuola elementare ave-
va potuto scrivere nel suo incarta-
mento e ciò che ne pensavano gli in-
segnanti della scuola secondaria;
era come se, in questo passaggio,
egli avesse perso quei pochi fragili
punti di riferimento che aveva pre-
cedentemente acquisito, fino a tal-
volta non sapere nemmeno più leg-
gere. Sono questi i bambini, preado-
lescenti per la maggior parte, che, se
non si capisce il ruolo fondamentale
dell'istituzione scolastica nel pren-
derli in considerazione, addirittura
nel prenderli a carico, diventeranno
adolescenti feriti e pieni di odio.
Questi giovani sono i primi, quan-
do li ascoltiamo, a fare la critica a
tutto ciò che non ha funzionato be-
ne per loro nel mondo, nella società,
nella loro famiglia. Spesso, qualche
volta, non si può fare a meno di es-
sere d'accordo con loro e ciò nono-
stante, ci si rende presto conto che
questo discorso li porta dritto in un
vicolo cieco, a volte addirittura drit-
to verso il muro della prigione.
COME
FUNZIONANO?
È come se avessero tendenza "ad
isolare dall'Io o a buttare fuori tutto
ciò che può diventare fonte di di-
spiacere, a formare così un Io pura-
mente edonistico al quale si oppone
un mondo esterno, un "fuori" estra-
neo e minaccioso. Come se il "pro-
cedimento che permette, tramite un
orientamento intenzionale dell'atti-
vità degli organi sensoriali e, d'altra
parte, di un'azione muscolare ap-
propriata, di distinguere l'Interno –
che si riferisce all'Io – dall'Esterno –
che proviene dal monde esterno",
non avesse potuto instaurarsi; ora,
"è superando questa tappa che si
assimila per la prima volta il princi-
pio di realtà che deve dominare l'ul-
teriore evoluzione." (I
BIDEM
)
Questa tappa dell'accettazione del
principio di realtà, la maggior parte
dei bambini l'acquisisce molto pri-
ma di arrivare alla scuola seconda-
ria, ma quelli di cui parlo qui non
hanno certamente superato questa
tappa. Non conoscono le regole es-
senziali del sapersi comportare nel-
la comunità e il mondo della scuola
secondaria, nella sua diversità,
sembrerà loro come frantumato.
In occasione degli stage di forma-
zione, gli insegnanti, per quanto li
riguarda, esponevano situazioni
ingrazio qui tutti i
bambini di Sarcelles e
di Villiers-le-Bel che
sono venuti a parlarmi
dei loro progetti, dei
loro sogni.
Grazie alla fiducia che
mi hanno dimostrato
ho potuto pensare e
scrivere quest'articolo
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