Quando i prof. spiegano lui preferi-
sce disegnare sui libri e pasticciarli,
oppure fa delle scritte sui banchi
con la matita, infatti a volte i prof.
lo vedono e per questo gli fanno pu-
lire il banco
. Quando studia lui legge
una pagina e la ripete, ma
spesso si
distrae
perché gli arrivano i messaggi
oppure gli squilla il cellulare. Quando
fa i compiti ascolta contemporaneamen-
te la musica.
Verso le 7,15 del mattino esce di casa e
si dirige verso la pensilina e lì insieme
ad alcuni suoi amici aspetta il pullman.
Quando
sta attento, sottolinea le
cose che dice il prof., sul libro.
Quando fa i compiti o studia,
si di-
strae facilmente
.
2) Ragazzo di seconda media
D è un ragazzo simpatico cerca di im-
pegnarsi a scuola ma non riesce
tanto. I compiti li fa con grande
lentezza; non capisce tanto e
mi
chiede se glielo spiego
e io gli di-
co che deve cercare sul libro. A
scuola lui
non sta quasi mai at-
tento
però se si mette d’impegno
può stare attento
ma lui non ci ha
mai voglia comunque è un amico
simpatico.
D si comporta con i compagni a volte
bene e a volte male soprattutto con
C…. D… con me a basket si com-
porta bene ma a volte a scuola no
perché mi scherza comunque è un
ragazzo simpatico. Con gli inse-
gnanti D… è bravo tranne con al-
cune ma soprattutto quella di ita-
liano, e di scienze si comporta bene
a mio parere.
D a volte litiga con C… o D… ma il
giorno dopo sono ancora amici.
D
quando spiegano gli insegnanti
quasi mai sta attento,
poi quan-
do deve studiare e viene a casa mia
si dimentica sempre il libro ma per
il resto quando fa i compiti alcuni
fa in fretta ma altri quelli che non
capisce o mi chiama o non si mette
di impegno e ci impiega anche una
bella mezz’ora. Poi quando dimen-
tica il libro per studiare lo interrogo
e se ce la sa bene se no non lo faccio
studiare col mio così impara.
D a casa si impegna quanto a scuola
quindi non tanto. Alcuni compiti
non li capisce e fin quando glielo
spiego non fa perché non si mette di
impegno.
Quando deve stare at-
tento non ci ha mai voglia ma
se si impegna lui è quasi il più
bravo della classe.
Ora, date centoventi di queste auto-
descrizioni, tutte diverse, tutte
estremamente libere, quali sono le
parole, gli attributi, le categorie più
utilizzate in esse? Avremo così i ter-
mini di
moda
fra i giovani, soddisfa-
cendo col termine “moda” sia esi-
genze statistiche che di senso comu-
ne. Ebbene in quelle duecento auto-
caratterizzazioni due sono stati i
termini utilizzati con una frequenza
di gran lunga maggiore di ogni al-
tra.
Soprattutto “
attenzione
” (come si
evince anche dai due esempi ripor-
tati) e, poi, “
rispetto
” (e ovviamen-
te tutte le locuzioni che hanno a che
fare con l’attenzione, come “disat-
tenzione”, “mi distraggo”, e col ri-
spetto, come: “riconosco che sa più
cose di me”, ecc.).
Che significato dare a questa mo-
da? E che significato dare al fatto
che non compaiono mai termini co-
me “disagio” o “benessere?” Ci sen-
tiamo di proporre questa interpre-
tazione.
Viene percepito come prioritario il
valore per la dignità della persona
(il rispetto è termine utilizzato sia
nei confronti dei docenti che dei
compagni che di se stessi) e si affac-
cia con prepotenza qualcosa che ha
a che fare con le discipline e al mo-
do col quale esse sono passate agli
studenti. E qui, subito, i due termi-
ni di moda si fondono a indicare un
problema di base che può così esse-
re descritto. Il modo col quale le co-
noscenze ci vengono passate pare
così irrispettoso dei nostri nuovi di-
ritti, della nostra dignità, che noi di-
stogliamo l’attenzione da quei ten-
tativi. Ci si spalanca davanti un
nuovo interrogativo: le discipline,
le materie, possono semplicemente
essere passate in altro modo senza
che nulla cambi nei loro contenuti?
Possiamo per esempio passare co-
noscenze scientifiche con “dolcez-
za” e con toni rispettosi? Ciò cam-
bierebbe i contenuti della scienza?
Se davvero bastasse spiegare con
un sorriso sarebbe una grave colpa
per un gran numero di insegnanti il
rifiutarsi di farlo, ma le cose non so-
no affatto così semplici.
L’ORDINE DI
APPRENDERE
Le conoscenze scolastiche sono per
lo più basate su ciò che i ricercatori
ufficiali nel presente e nel tempo
(nella storia, ma sempre con i filtri
del presente) hanno messo a punto
(scoperto? costruito?), esse vengo-
no passate, non discusse. Ciò rende
spesso gli insegnanti una sorta di
sacerdoti di saperi che altri hanno
messo a punto. Si dirà: ma quegli
“altri” hanno costruito la scienza,
nientemeno, è a questa che do-
vremmo voltar le spalle? Certo che
no, ma perché voltarle anche a
quelli che, in lunghi confronti dei
IL BENESSERE A SCUOLA
12
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
■
22