dine di fronte ad un giovane spesso
al centro di un gruppo (aula, cortile
della ricreazione) vissuto come po-
tenzialmente pericoloso. L'adulto ha
in qualche modo paura di perdere la
faccia. Al funzionamento globale di
un giovane risponde dunque l'inter-
rogativo puntuale di un insegnante
su una situazione che lo costringe ad
uscire dal suo ruolo prettamente
d'insegnante. Deve fronteggiare una
situazione che, anche se frequente,
rimane per lui imprevedibile ed in-
quietante. La sua reazione è allora
inevitabile, come se rispondesse ad
una necessità impellente: l'adulto,
nel preciso momento in cui teme di
perdere la faccia, si farà un dovere,
un obbligo di trovare la risposta ma-
gica, la punizione efficace, che fer-
merà la violenza del giovane. Ogni
volta l'idea è che se non la trova per-
derà la sua autorità e non potrà più
presentarsi davanti a questo gruppo.
Ora, è proprio in quel momento che
sarebbe urgente differire la risposta e
riferirne ad un terzo.
L'ISTITUZIONE;
COME PASSARE
DALLO SPECCHIO
ALL'EDIPO?
Tutte le devianze, tutte le situazioni
di pericolo per i giovani, così come
per gli adulti, s'imbattono in questa
questione del terzo. Ci costringe a
chiederci: cos'è un'istituzione?
Mi sembra che gli adulti, qualunque
sia la posizione che occupano nell'i-
stituzione scolastica, non capiscano il
senso simbolico del loro ruolo e del-
la loro funzione. Reagiscono come se
ognuno fosse l'unico comandante a
bordo della nave. Se si rivolgono ad
un terzo, lo percepiscono sempre co-
17
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
■
22
Orientamento e scuola
Pier Paolo Pasolini,
Due figure
, tempera e pastelli su carta, 1943-1949
estremamente diverse che avevano
lasciato tracce dolorose anche dopo
molti anni. Non vorrei tornare qui
su questi eventi, da quelli più estre-
mi di cui i mass-media sono a volte
i portavoce (suicidi, omicidi, porto
d'armi, traffico e consumo di dro-
ghe) a quelli più leggeri (come un
bambino del primo anno di scuola
secondaria che, all'inizio di ogni ora
di francese e per tutto l'anno scola-
stico, tirava fuori dalla sua cartella
un piccolo vaso di fiori che poggiava
con cura sul suo banco, per riporlo
con altrettanta cura alla fine di ogni
lezione).
Le domande che si pongono gli adul-
ti presenti sono sempre le stesse:
ho
fatto bene? ho detto questo, ho fatto quel-
lo, non mi sono controllato, ho avuto
paura, la classe mi fissava, ecc.
Ogni
volta sono rimandati alla loro solitu-