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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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ORIENTAMENTO:
TRA CONSOLIDAMENTO E SVILUPPO
NUOVI SPAZI DI DIBATTITO PER ESPLORARE SCENARI INEDITI
Maria Luisa Pombeni
Mentre è ancora in atto uno sfor-
zo di sperimentazione di azioni
e servizi di orientamento sorti
sulla spinta di una nuova cultu-
ra scientifico-metodologica e di
una diffusione di buone pratiche
che hanno caratterizzato gli ulti-
mi vent’anni del secolo scorso,
già si aprono ulteriori spazi di
dibattito che intravedono lo svi-
luppo di nuovi scenari influen-
zati, da un lato, dal mutare dei
sistemi di riferimento dei pro-
cessi orientativi (scuola – forma-
zione – lavoro) e, dall’altro, dal-
le riflessioni critiche sui modelli
e le esperienze implementate nei
diversi contesti delle azioni
orientative. Alla base di ogni ri-
flessione rimane il presupposto
che gli interventi di orientamen-
to sono finalizzati allo sviluppo
personale e sociale dell’indivi-
duo, attraverso la maturazione
di scelte connesse alle
transizioni
formative e lavorative dell’indivi-
duo
(Guichard e Huteau, 2001, tr.
it. 2003) e quindi il problema
dell’orientamento, da un punto
di vista dei costrutti di riferi-
mento, deve essere collocato nel
quadro dei
processi psico-sociali di
fronteggiamento delle tappe natura-
li e critiche del ciclo di vita
della
persona, considerato nella sua
globalità
e non solo in relazione
alla sfera formativa e lavorativa
(Gysbers, Heppner e Johnston,
2000). L’ambito di intervento
dell’orientamento si è allargato
progressivamente; oltre alle pro-
blematiche connesse alle scelte
scolastico-professionali in età
giovanile, cresce lo spazio del-
l’azione orientativa nelle situa-
zioni di cambiamento che carat-
terizzano il lavoro in età adulta
(Curie, 1998) e, all’interno delle
organizzazioni produttive, le
pratiche di orientamento entra-
no a far parte delle strategie di
gestione delle risorse umane
(Parlier 1996). In una società mo-
derna in cui il processo di socia-
lizzazione adulta e le traiettorie
di carriera del singolo individuo
sono sempre più caratterizzati
da irregolarità, interruzioni e
deviazioni (Kraus W. 1998), ge-
stire la propria storia formativa
e professionale significa impara-
re a governare possibili cambia-
menti di ruolo e di responsabi-
lità che si presentano non sem-
pre in modo prevedibile e attrez-
zarsi per costruire o riorganizza-
re in itinere un progetto profes-
sionale soddisfacente che possa
dare continuità, nel cambiamen-
to, alla propria identità persona-
le e sociale (Almudever, Croity-
Belz, Hajjar, 1999; Gelpe 1997).
Sulla modalità con cui ogni per-
sona fa fronte alle diverse transi-
zioni formative e lavorative in
cui si trova coinvolta vanno ad
interferire variabili socio-econo-
miche (Bachy 2000), appartenen-
ze di genere (Betz 1989; Basow
1992) e specificità di percorsi e
di esperienze individuali (Bau-
bion-Broye, Le Blanc 2001); ma
la gestione efficace del processo
di auto-orientamento è determi-
nata, oltre che da fattori sociali e
situazionali, anche da risorse in-
dividuali che il singolo sa mette-
re in gioco nei diversi momenti
significativi dei propri percorsi
(Fielding, 2000). Queste risorse
identificano l’insieme di caratte-
ristiche, abilità, atteggiamenti e
motivazioni personali necessari
per fronteggiare efficacemente
compiti orientativi specifici (co-
me ad esempio: la scelta scolasti-
ca, la ricerca del lavoro, il ricol-
locamento, ecc.); esse possono
risultare disponibili al soggetto
in maniera autonoma (attraver-
so i naturali processi evolutivi)
e/o essere potenziate (integrate)
attraverso azioni orientative
specifiche (Pombeni, Canzutti,
2000).
Per rispondere ai differenti biso-
gni di un così ampio ventaglio di
destinatari delle azioni di orien-
tamento, si è allargata la
gamma
di attività/servizi
oggetto di spe-
rimentazione producendo per
alcuni versi un rischio di confu-
sione, quanto meno in termini
definitori. La priorità in questo
momento va nella direzione di
costruire un lessico comune che
faciliti la valutazione del deciso-
re politico e garantisca traspa-
ata la complessità del processo e
della differenziazione di
esperienze di transizione in cui
la persona può trovarsi
coinvolta (transizioni fra
percorsi formativi, dalla
formazione al lavoro, nel corso
della carriera lavorativa) si
ritiene troppo riduttivo sia
circoscrivere l’azione orientativa
a specifici episodi di vita o
contesti relazionali di aiuto, sia
far coincidere la funzione
orientativa con la sola azione di
supporto ai processi decisionali
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