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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 50
ferente del Progetto per il Soroptimist
club di Pordenone,“
organizziamo piani
didattici personalizzati, che tengano
conto dei bisogni formativi emersi dai
colloqui con le psicologhe, e delle in-
dicazioni sulle discipline considerate
prioritarie dalle scuole di appartenenza.
Al Progetto possono aderire gli alunni
della scuola dell’infanzia, della primaria,
gli studenti delle secondarie di primo
e secondo grado, e i giovani in fase di
post-diploma o già inseriti in un conte-
sto universitario
”.
Grazie alla convenzione siglata dal-
le varie parti, le ore di lezione valgono
come quelle curricolari, così come le
valutazioni, frutto della condivisione tra
i docenti volontari e quelli dei rispettivi
Istituti. Allo stesso modo, è consentito
organizzare le prove degli esami di li-
cenza (scuola secondaria di I grado) e di
diploma (scuola secondaria di II grado)
all’interno dell’ospedale, con commis-
sioni specifiche, rispetto ai diversi casi.
Non mancano neanche le proposte
alternative
”, specifica l’insegnante,“
come
le uscite, le visite guidate, i laboratori
di musica, o di scacchi, a seconda delle
passioni dei nostri ragazzi, che riescono,
così, a salvaguardare i loro interessi
”.
Una scuola molto simile a quella‘vera’,
dunque, con un’offerta formativa in linea
con i piani che, di norma, ogni collegio
docenti propone e realizza nel corso
dell’anno, ma tutta fondata sul volonta-
riato. Se esiste qualche differenza, que-
sta coinvolge un altro aspetto, quello
della
partecipazione
che, alla fine, si
trasforma in uno straordinario valore
aggiunto.
I nostri alunni hanno bisogno di
trovarsi davanti degli insegnanti veri
e propri e si aspettano di essere tratta-
ti come avveniva con i professori che
hanno dovuto lasciare
”, dice la maestra
Paola Fabbro.“
Solo a questa condizione,
ricominciano a pensarsi come normali
studenti. Ma c’è qualcosa di più: oltre a
dimostrare autorevolezza, i nostri do-
centi vivono la vicenda dei loro studenti
con una grande partecipazione, che gli
adolescenti avvertono immediatamente.
L’ossessione del programma, del profitto
e delle valutazioni è contenuta a favore
della volontà di porre il ragazzo al centro
di una relazione. Mi sia consentito affer-
mare che, nonostante i nostri volontari
abbiano una predisposizione naturale a
tutto ciò, qui diventano migliori perché
imparano il valore essenziale della rela-
zione educativa, scoprono uno sguardo
più attento alle infinite risorse, talvolta
nascoste del giovane, cercano di farle
uscire, e con esse, progettano insieme il
futuro. In tale dimensione, accade spesso
che i nostri ragazzi scoprano interessi e
motivazioni di cui non avevano consa-
pevolezza, che diventano forza ed ener-
gia con cui intraprendere il cammino
cui non possono sottrarsi
”, conclude la
maestra.
LA SCUOLA DELLA
“NORMALITÀ”:
INTERVENTO
DIDATTICO E
STRUMENTO DI CURA
E CRESCITA
Per come è organizzata, la Scuola-
Ospedale non si caratterizza solamente
come intervento didattico in senso stret-
to
”, conferma la psicologa, dottoressa
Francesca Bomben, “
ma si pone anche
come essenziale strumento di cura. Pren-
dersi cura di un adolescente significa
accompagnarlo verso la guarigione e,
allo stesso tempo, farsi carico del suo
progetto di vita, sia se già definito, sia
se in fase di costruzione. Questo implica
l’impegno ad assecondare e garantire il
raggiungimento degli obiettivi, il man-
tenimento delle relazioni interpersonali
e di una prospettiva che punti alla rea-
lizzazione dell’assetto identitario del sé
.
Quando un ragazzo si ammala e in-
traprende un percorso terapeutico tanto
impegnativo e trasversale, corre il rischio
di percepirsi esclusivamente in relazione
alla sua patologia. Rientrare in un ob-
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