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ORIENTAMENTO E scuola
Per esistere deve passare attraverso le
azioni, le mani. Attraverso un corpo. Se
un sentimento non ha cittadinanza si-
gnifica che non esiste, rimane lì, sospeso
in aria e allora va davvero a finire che
qualcuno ci guadagna dietro il nostro
male di vivere. Pensateci, pensateci per-
ché qualcuno deve salvarci da questa
autodistruzione. Pensateci perché se
l’amore rimane senza amanti i nostri
figli cresceranno in un mondo d’odio e
non avranno alcun mezzo per miglio-
rarlo, perché se non hanno conosciuto
la bontà non possono nemmeno sapere
che esiste!
Io ci ho pensato e vorrei condividere
il mio pensiero con voi. Quindi vi chie-
do di mettervi a vostro agio e di avere
pazienza: non ho mai parlato di fronte
a tante persone e non so cosa potrebbe
succedere alle mie emozioni. Comunque
dicevo: ho pensato molto ultimamente
tanto da poter essere inserita in una di
quelle molteplici categorie che qualcuno
ha inventato, mi riferisco a quella detta
degli ‘overthinkers’ coloro che pensano
troppo. Eppure pensando si può cono-
scere molto di noi stessi e di ciò che ci
circonda.
Posso sperare che ciò che sogno lo
sognino tutti: un futuro in cui ragazzi
di 17, 18, 19 anni non siano costretti a
chiedersi “Come siamo arrivati a tutto
questo? Perché ci stiamo buttando via?”
Come una cartina a terra. Distruggendo
il nostro pianeta: nostra Madre. Ridotti a
queste vuote vite d’abbondanza.
Ci siamo fatti tanto di quel male in
passato e ce ne stiamo facendo sempre
di più. Ci siamo insultati, imprigionati,
uccisi, torturati, arsi al rogo, schiaviz-
zati, repressi, sterminati in tutti i modi
possibili inventando addirittura nuove,
nuovissime maledettissime tecniche e
tecnologie. Dalla spada alla catapul-
ta, dalle bombe giocattolo ai bambini
soldato, dalle mani alla bomba atomi-
ca. Basta! Fermiamoci tutti per un po’!
Quanto sarebbe bello se per un’ora tutto
il mondo si fermasse e si guardasse in-
torno. Un’ora soltanto basterebbe e forse
anche meno. Guardatevi, guardatevi,
ammiratevi e stupitevi. Quante storie,
strade, vite.
Quante diversità... ah la diversità, che
meraviglia. La diversità è la moneta della
pace e, quindi, della libertà. Dobbia-
mo soltanto imparare ad usarla. Io da
bambina andavo a comprare il latte per
imparare ad usare le monete. Mia madre
mi diceva “Tieni...” e mi dava le monete.
E io tornavo con il latte. La diversità è
la moneta della pace e, quindi, della
libertà. Dobbiamo soltanto imparare
ad usarla. Dobbiamo fare come i bimbi,
spogliandoci un po’ di questo scomodo
pudore. Usciamo! Via, fuori tutti! Sen-
tiamo la terra sotto i piedi, l’odore della
pioggia, la stanchezza della sera! Con-
templiamo sole, pioggia, vento, nebbia,
e chi più ne ha più ne metta! Sfoggiamo
questi molteplici particolari: somatici,
caratteriali o spirituali che siano. Fac-
ciamoli e facciamoci vedere, facciamoli
e facciamoci conoscere.
Quali sono le vostre particolarità? Cre-
iamo comunità, relazioni e tutto sarà più
semplice perché ci aiuteremo a vicenda.
E poi guardiamoci negli occhi, parlia-
moci per ore con il corpo e con la voce.
Innamoriamoci. Guardarvi mi colma
gli occhi di speranza e mi fa scoppiare
il cuore per la paura. Una paura buona,
una di quelle paure che ti fanno alzare
dal divano e uscire a vedere cosa suc-
cede nel mondo, una di quelle paure
che ti fa fare queste domande: Perché?
Quando? Dove? Come? Chi? ...che ti fa
venire la voglia di vivere e di migliorare!
Dovremmo essere insieme perché non
è il bene che deve sovrastare o vincere
sul male, è il male che deve annullarsi,
annientarsi, via!
Quando, finalmente insieme, ci inse-
gneremo ad amare, sarà come se non
fossimo mai stati divisi”.
La co-costruzione progettuale non è
un semplice slogan. Significa imparare
reciprocamente, come in un contenitore
open source
o
open content
, per adot-
tare un linguaggio informatico, in cui
1...,20,21,22,23,24,25,26,27,28,29 31,32,33,34,35,36,37,38,39,40,...83
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