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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 50
life-long learning
, ovvero l’apprendi-
mento permanente. Attualmente è stata
riabilitata la portata pedagogica del di-
scorso narrativo, che attiva l’espressione
di sé e del proprio vissuto, in modo da
renderlo comprensibile e comunicabi-
le ad altri. La narrazione è un esercizio
naturale perché, secondo le parole del
pedagogista Duccio Demetrio, fonda-
tore della Libera Università dell’Autobio-
grafia di Anghiari: «
Ciascuno, in fondo,
non fa altro che raccontare agli altri se
stesso. Quando ripensiamo a ciò che
abbiamo vissuto, creiamo un altro da
noi. Lo vediamo agire, sbagliare, amare,
soffrire, godere, mentire, ammalarsi e
gioire: ci sdoppiamo, ci bilochiamo, ci
moltiplichiamo. Assistiamo allo spetta-
colo della nostra vita come spettatori:
talora indulgenti, talora severi e carichi
di sensi di colpa, oppure sazi di quel po-
co che abbiamo cercato di vivere fino
in fondo
».
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Frammenti di vita sganciati
tra loro si raccordano nell’unità di si-
gnificato del racconto, permettendo
all’individuo di riflettere sulla propria
esperienza dandole forma.
Contestualmente la narrazione facilita
anche il coinvolgimento da parte dell’in-
terlocutore, nell’ottica non solo della
condivisione ma anche dell’apprendi-
mento. In questo senso lo storytelling
risulta un processo eminentemente col-
laborativo in quanto il discorso narrativo
apre la porta a molteplici interpretazioni
da parte dei soggetti che entrano in
contatto con la storia, all’interno di una
costante interazione tra chi narra e chi
ascolta.
Quando nasce il pensiero divergen-
te? Quando il soggetto è incentivato
a esplorare dimensioni di pensiero
proprie, originali, non mutuate da altri,
ovvero quando, in ultima analisi, può
attingere a riflessioni personali, che chia-
mano in causa anche il suo vissuto e la
sua storia. Credo che il pensiero diver-
gente sia legato a doppio filo non solo
con la possibilità di esprimere e narrare
se stessi liberamente, senza orientamen-
ti mentali predefiniti ed eterodiretti, ma
anche con la possibilità di interpretare
liberamente le narrazioni altrui.
Nella mia pratica didattica ho fatto
sempre largo uso delle storie per av-
vicinare le classi ad alcune tematiche,
tra cui l’immigrazione, l’accudienza agli
anziani, il disagio mentale.
In particolare, rammento in questa
sede l’ideazione di tre progetti.
Nel maggio del 2006 è nata una col-
laborazione fra due classi del corso di
scienze umane del liceo “C. Percoto” e
il centro “Balducci” di Zugliano, gestito
da Pierluigi Di Piazza. I ragazzi si sono
recati al centro, hanno incontrato alcuni
migranti economici e richiedenti asilo,
e infine hanno raccolto le loro storie,
pubblicandole poi nel testo “
Oltre la
soglia. Storie di vita di immigrati”
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. L’o-
biettivo del progetto era avvicinare il
mondo della scuola e quello dei servizi
di accoglienza per immigrati, attraverso
la realizzazione di incontri che abbiamo
voluto definire
oltre la soglia
perchè
hanno scavalcato la distanza fra cultu-
re, lingue, prospettive diverse. In questi
termini, la storia è stata il
medium
di
unione grazie a cui gli studenti si sono
potuti immedesimare in un immigra-
to, e intuire come la solitudine, l’essere
heimatlos
(
senza patria
), si incarna nelle
problematiche dei nuovi contesti di vita
in cui viene catapultato: lavoro, lingua,
istruzione, alloggio, ricongiungimen-
to famigliare, permesso di soggiorno,
pregiudizi, asilo politico, quote. La sto-
ria ha rappresentato una membrana
di contatto, uno spazio transizionale
e di scambio dei mondi interiori di chi
narrava e di chi ascoltava.
Nel maggio del 2015 si è sviluppata
una sinergia progettuale fra la classe
quarta A del corso di scienze umane
del liceo Einstein di Cervignano e l’On-
lus Nuovi Cittadini di Udine. La finalità
del progetto mirava alla valorizzazione
delle diversità, in antitesi al rischio della
globalizzazione dell’indifferenza. L’in-
differenza, infatti, sembra minacciare
oggi la percezione della problematica
dell’immigrazione, per cui i naufragi e
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