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ORIENTAMENTO E SCUOLA
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 49
N
Le componenti
disposizionali
dell’intelligenza
emotiva
Ottimismo e Felicità negli insegnanti
Simone Catalano
Questo è il tipo di intelligenza che
riguarda la gestione e l’uso consapevole
delle proprie emozioni, l’autocontrollo,
la tenacia, la comprensione degli altri,
l’empatia, le relazioni sociali. In altri ter-
mini l’Intelligenza Emotiva è “
la capa-
cit di monitorare le proprie e le altrui
emozioni, di differenziarle e di usare tale
informazione per guidare il proprio pen-
siero e le proprie azioni
”(Mayer, Roberts,
& Barsade, 2008). Avere la capacità di
saper gestire al meglio se stessi e gli altri
spesso rappresenta la base del successo
di molte persone, sia a livello personale
sia professionale in quanto emozioni e
sentimenti, se gestiti al meglio diven-
gono una fondamentale risorsa.
Il presente contributo di ricerca verte
sulla verifica dell’influenza di alcune va-
riabili di disegno (ottimismo e felicità)
sui livelli di Intelligenza Emotiva degli
insegnanti. Premettiamo che l’obiettivo
principale per chi opera per la scuola
e nella scuola, è quello di aiutare il di-
scende a raggiungere abilità, capacità
e competenze. La misura in cui questo
obiettivo pu essere attuato dipende
principalmente dalla forza lavoro, più
in particolare dal personale insegnante,
che rappresenta il tramite, il mediatore
culturale dei fattori di rendimento sco-
lastico e del servizio educativo nel suo
complesso. Considerato che gli inse-
gnanti sono oggi investiti da un oneroso
compito, sia per il tipo di mansione che
sono tenuti a svolgere, sia per le mol-
teplici relazioni che instaurano con gli
alunni, con i genitori, con i colleghi e
con i superiori, il potenziamento delle
abilità legate all’Intelligenza Emotiva
potrebbe rivelarsi di grande valore al
fine di consentirgli di fronteggiare me-
glio le molteplici sollecitazioni e pro-
muovere il loro benessere individuale
e professionale.
La costruzione
psicosociale
del benessere
lavorativo
Il benessere soggettivo, un tema oggi
emergente nell’ambito della psicologia
positiva, è definito come la valutazione
cognitiva e affettiva della propria vita.
Sono in gioco non tanto variabili socio-
demografiche e oggettive, come l’età,
il genere e la posizione sociale, quanto
piuttosto fattori personali e soggettivi.
Il concetto di “benessere ” è stretta-
mente connesso con quello di qualità
della vita e pu assumere vari significa-
ti a seconda del contesto in cui viene
utilizzato, si parla infatti di benessere
soggettivo, economico, psicologico.
Data la natura psicologica del benes-
sere soggettivo, l’ottimismo assume
una funzione di rilievo nel costruirlo.
In particolare, l’ottimismo, connesso con
la socievolezza, la felicità e l’estroversio-
ne, alimenta uno stile di pensiero e un
atteggiamento mentale che favorisce
il benessere soggettivo. L’attitudine alla
felicità, alla soddisfazione e all’ottimismo,
cioè ad uno stile cognitivo che porta a
questi stati psichici, è nella storia di un
individuo una caratteristica assai stabi-
le in età adulta. Una caratteristica che
non rende affatto inerte l’individuo, ma
risulta utile sia per la sua realizzazione
sociale che per la salute fisica e psichica
(Stanculescu, 2014).
Nello specifico del nostro tema l’otti-
mismo è un modo di guardare alla vita
secondo il quale il mondo appare come
un luogo positivo, in cui le persone e gli
eventi sono considerati intrinsecamente
buoni. Comporta la fiducia che le cose
andranno per il meglio, non è una for-
ma di illusione, ma di sano realismo.
L’ottimista di fronte ad un successo o
evento positivo ritiene che abbia una
causa interna, cioè che sia da imputa-
re ad una sua azione personale, al suo
impegno, alla sua perseveranza, che sia
stabile, cioè che si ripresenterà in futuro,
e globale, cioè estendibile anche ad al-
tre aree della sua vita. Di fronte ad una
difficoltà o insuccesso, invece, è con-
vinto che abbia causa esterna, cioè che
non dipenda da una sua mancanza, che
sia isolato, cioè un accadimento spora-
dico e locale, cioè non generalizzabile
al resto della sua esistenza. A livello di
personalità, gli individui ottimisti van-
tano un livello elevato di autostima, di
sicurezza, di fiducia, di apertura agli altri
e al mondo e di felicità. Si è visto che
i dipendenti ottimisti godono di uno
stato di salute migliore a 25, 45 e 60
anni. Al contrario, uno stile esplicativo
pessimista appare maggiormente corre-
lato ad una elevata incidenza di malattie
infettive, ad uno stato di salute precario
e ad una mortalità più precoce. I lavora-
tori ottimisti sono, inoltre, più resistenti
alla fatica e allo stress, perché credono
in se stessi, nelle loro risorse e sono fi-
duciosi che le cose cambieranno per il
meglio. Le persone ottimiste tendono
a riportare risultati quantitativamente e
qualitativamente migliori, tendono ad
essere più collaborative e cooperative,
perché riescono a fidarsi maggiormente
di chi le circonda. Sono più persistenti
quando si impegnano per il raggiungi-
mento di un obiettivo, e quando vanno
incontro ad una difficoltà o un fallimen-
to riescono a fronteggiarli e a risollevarsi
con maggiore vigore e in tempi brevi
(Zammuner & Galli, 2005). Tendono ad
assumersi le loro responsabilità, a cor-
rere rischi nella giusta misura e in molti
on possibile affrontare
lo studio del mondo
lavorativo senza prendere
in considerazione l’aspetto
emozionale. I risultati della
ricerca mostrano come il
possesso delle competenze
emotive e relazionali
rappresenti una risorsa per
l’attivit professionale del
docente
Introduzione
Sempre più spesso, nel mondo del la-
voro, vengono richieste qualità personali
quali l’iniziativa, l’empatia, la capacità di
adattarsi e di essere persuasivi, mentre
le capacità intellettuali e le conoscenze
tecniche diventano i requisiti di base per
svolgere un qualsiasi lavoro, ma non per
raggiungere risultati ottimali.
Gli studi condotti sull’Intelligenza
Emotiva hanno dimostrato che il nostro
corpo è dotato di più organi “pensanti”,
alcuni dei quali sono responsabili dell’in-
telligenza razionale mentre altri sono
responsabili di quella emotiva. Le due
intelligenze si alternano nell’attività di
pensiero, come le due gambe si alter-
nano in quella di camminare; l’azione di
una, porta a uno squilibrio che costringe
l’altra ad intervenire, e viceversa.
Se ci riferiamo alla visione classica
dell’intelligenza, ci riferiamo sicuramen-
te al livello di QI (quoziente intellettivo),
di cui è dotato un individuo, che viene
misurato attraverso specifici test, atti a
rilevare le capacità logico-matematiche,
le funzioni verbali, la percezione spaziale
di una persona; ma come già accennato
se ci riferiamo all’Intelligenza Emotiva,
QE (Quoziente Emozionale) ci riferiamo
invece al lato emotivo, sociale, personale
ed interpersonale che caratterizzano
un individuo nella sua peculiare unicità
(Catalano e Cerniglia, 2009).
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