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ORIENTAMENTO
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 49
Poiché la definizione degli ambiti ter-
ritoriali per rispondere ad esigenze di
gestione del personale è stata attribuita
agli Uffici Scolastici Regionali, la nota
ministeriale prot. n. 2151 del 7 giugno
2016,
Indicazioni per la formazione delle
reti,
recepisce i contenuti originari del
dispositivo, già fissati nel DPR n. 275 del
1999, e presenta due tipologie di reti tra
scuole: le reti di ambito e le reti di scopo.
Più concretamente la
Guida Operativa
per la scuola
asserisce che “
Le esperien-
ze condotte dalle scuole dimostrano la
necessit di realizzare azioni organiz-
zative e di ricerca che facilitino il rap-
porto organico tra scuola e mondo del
lavoro. Tale collegamento, fortemente
garantito dall’appartenenza dell’istitu-
zione scolastica ad apposite reti, trova
il naturale sviluppo nell’ambito dei Poli
tecnico professionali”.
Le
reti di scopo
potranno consenti-
re, quindi, alle scuole di confrontarsi su
percorsi di alternanza, progettazione,
modulazione e modelli didattici, meto-
dologie, buone pratiche, convenzioni,
percorsi all’estero, percorsi per alunni
disabili, modulistica, eventuali software
applicativi e quant’altro ritenuto ne-
cessario.
Le
reti inter-istituzionali
, invece, ser-
viranno ad avviare o consolidare il con-
fronto per rilevare le specificità dei bi-
sogni, obiettivi da perseguire, coerenza
dei percorsi con il piano dell’offerta delle
istituzioni scolastiche e con le esigen-
ze specifiche degli ambienti di lavoro,
condividere i problemi della sicurezza,
formulare piani di fattibilità, etc.
Creare un clima di condivisione e re-
ciproco rispetto in tali sedi è fondamen-
tale per arrivare alla co-progettazione
dei percorsi di alternanza. Se si vuole
che il “sistema Italia”migliori, è utile da
parte di tutti i Soggetti coinvolti una
reale ed efficace collaborazione: la co-
progettazione dei percorsi dell’istru-
zione tecnica superiore ha dimostrato
che è possibile superare preconcetti e
inibizioni più culturali che reali. La co-
progettazione consentirà alle scuole di
riconsiderare la qualità della loro offerta
formativa e nel contempo di strutturare
percorsi di alternanza rispondenti alle
reali esigenze degli studenti coinvolti,
per aiutarli ad apprendere, ma anche a
renderli consapevoli delle proprie po-
tenzialità, opportunità e limiti in una lo-
gica di sviluppo di Career Management
Skills e di autorientamento.
Conclusioni
La Legge n. 107/2015 ha attribuito
una grande enfasi alla realizzazione e
all’estensione delle attività di alternanza
in tutte le scuole secondarie di secondo
grado, licei compresi, sottolineandone
la valenza orientativa. È indubbio che
le esperienze di alternanza scuola–la-
voro per giovani, che stanno per vivere
la transizione scuola–lavoro o scuola–
università, abbiano anche una valenza
orientativa, ma è anche opportuno riaf-
fermare che l’alternanza scuola–lavoro
non è un’azione di orientamento
sic et
simpliciter
. Essa è piuttosto una metodo-
logia didattica che consente ai giovani di
conoscere la realtà del mondo del lavoro
e le sue regole. Pu diventare un’azio-
ne orientativa se inserita in un curricolo
formativo a valenza e finalità orientative.
Senza dubbio l’alternanza è una meto-
dologia assolutamente indispensabile
nel processo formativo per avvicinare i
giovani alla realtà del mondo del lavoro,
ma essa raggiunge l’obiettivo se viene
inserita in un piano formativo che sia
dichiaratamente orientativo.
Ma quale orientamento? O meglio
cosa è giusto intendere con la parola
“orientamento”?
Per comprendere, è opportuno richia-
mare i due più importanti interventi nor-
mativi del MIUR:
1. La C.M. n. 43 del 15 aprile 2009,“Linee
guida in materia di orientamento lun-
go tutto l’arco della vita”, approvate e
lanciate nel corso del Seminario nazio-
nale di Abano (marzo 2009);
2. La C.M. prot. n. 4232 del 19.02.2014,
“Linee guida nazionali per l’orienta-
mento permanente, che completano
e attualizzano il documento di Abano,
a seguito di un percorso/confronto di
riflessione e riprogettazione.
Val la pena ricordare che tra le Linee
guida del 2009 e quelle del 2014, tutti
i Soggetti istituzionali competenti e re-
sponsabili in materia di orientamento
(MIUR, Ministero del lavoro, Conferenza
Stato–Regioni, UPI e Anci) finalmente
condividono, con la stipula di specifici
Accordi (2012, 2013), la definizione di un
sistema nazionale di orientamento e di
linee guida in materia di orientamento.
L’orientamento permanente nei do-
cumenti ministeriali e nell’Accordo in
Conferenza Unificata (2012) viene, infatti,
definito come
“il processo volto a facilitare
la conoscenzadi sé, del contesto formativo,
occupazionale, sociale, culturale ed econo-
mico di riferimento, delle strategie messe
in atto per relazionarsi e interagire con tali
realt , al fine di favorire lamaturazione e lo
sviluppo delle competenze necessarie per
poter definire o ridefinire autonomamente
obiettivi personali e professionali aderenti
al contesto, elaborare o rielaborare un pro-
getto di vita e sostenere le scelte relative”
.
I documenti MIUR e della Conferenza
Unificata, superata e archiviata finalmen-
te la logica informativa, di fronte all’ur-
genza della crisi sociale ed economica,
che ha generato un aumento della ri-
chiesta di informazioni e di sostegno
nelle scelte e nelle decisioni delle per-
sone, adottano l’orientamento come lo
strumento chiave
per garantire il conse-
guimento degli obiettivi di :
• sostegno alle persone nei processi di
scelta e decisione lungo tutto il corso
della vita;
• crescita economica;
• equità sociale;
• occupabilità.
Sembra davvero l’avvio di un nuovo
percorso, che porta al centro l’impor-
tanza dell’orientamento come pratica
educativa trasversale, continua e spe-
cifica di ogni docente e di ogni discipli-
na, il superamento di un orientamento
pensato solo come attività informativa,
l’attenzione all’utente, ai suoi bisogni e
alle sue domande. Le premesse di im-
plementazione di un nuovo sistema, più
coerente e rispondente ai tempi e alle
esigenze delle persone in formazione, ci
sono tutte, ma, nonostante questo, il si-
stema rimane come ingessato, incapace
di superare il vecchio modello.
Cosa è mancato per il rinnovamento
e il cambiamento dei sistemi?
Certamente c’è una sensibilità mag-
giore e una maggiore attenzione alla
“persona” e ai suoi bisogni, ma, a livello
formativo, in generale, i servizi dedicati
risentono ancora di un’impostazione
standard non proprio centrata sulla
domanda, e i sistemi d’istruzione, pur
avendo attraversato la più importante
stagione di riforma a partire dal 2000,
hanno mancato l’obiettivo di realizzare
una scuola realmente orientativa e al
servizio dell’utente. Ci che èmancato è
un investimento importante in termini di
formazione iniziale e in servizio del per-
sonale docente di ogni ordine e grado.
Un curricolo orientativo, sin dalla scuo-
la primaria, che aiuti i giovani a cresce-
re e maturare una propria identità e a
strutturare il proprio progetto di vita, in
termini di autonomia, consapevolezza,
decisione, responsabilità e decisione,
implica l’intervento di una nuova figura
di docente che sia tutor, cioè che sia ac-
compagnatore e sostenitore dei processi
di crescita ematurazione di ognuno, che
sia capace di sviluppare l’apprendimento
in termini di padronanza di competenze.
Ci implica la formazione su cosa sia
orientamento permanente e cosa com-
porti, su quali siano le azioni di accom-
pagnamento lungo tutto il percorso sco-
lastico, sull’introduzione di una didattica
attenta ai bisogni, coinvolgente e attiva,
come è appunto la didattica orientativa,
e sulla collaborazione scuola-imprese,
con un’attenzione centrata sulle compe-
tenzemaggiormente richieste oggi, sulla
conoscenza del mondo del lavoro e del-
le professioni, sulla capacità di confronto
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