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ORIENTAMENTO E SCUOLA
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 49
L
La Babele della
scuola
BREVI RIFLESSIONI PER ALIMENTARE
LA SPERANZA
Cristina Bertogna
sull’idea di apprendimento, come se
mi avessero aiutata a mettere a fuoco
degli elementi che considero invarian-
ti nella formazione e nel processo di
conoscenza. Un’immagine di stabilità
legata anche alla necessità, dentro al
mutare inevitabile delle leggi iscritte
nella storia e nella società che riguar-
dano l’istituzione scolastica.
ELEMENTI INVARIANTI
NEL PROCESSO DI
FORMAZIONE E
APPRENDIMENTO
Il pensiero divergente richiama l’idea
di eterogeneità e di complessità. L’ete-
rogeneità è qualcosa su cui ha riflettuto
tutta la cultura del Novecento; Pirandel-
lo, ad esempio, ci insegna che fa parte
dell’essere umano, in quanto non esiste
un io monolitico che ci appartiene, ma
che siamo costituzionalmente molti,
fatti di tante parti diverse, spesso con-
trapposte, una specie di società interna.
A scuola abbiamo il singolo individuo,
portatore di questa micro-società inter-
na, che deve interfacciarsi con quella
piccola società esterna costituita dal
gruppo di studenti, dal gruppo di pro-
fessori, da quello dei bidelli, dei segretari
e dei genitori, come dire che c’è sempre
un’inevitabile dialettica e tensione fra
la dimensione sfaccettata del singolo
e quella molteplice del gruppo, fra il
bisogno di individuarsi e quello di ap-
partenere a una comunità.
La dinamica dell’apprendimento si
situa in questo contesto, dove sembra
rivestire primaria importanza la possibi-
lità di trovare un misterioso e precario
equilibrio fra il nostro mondo personale
ed il mondo esterno. Da questo ver-
tice, possiamo pensare che la scuola
rappresenti il luogo in cui convive, più
o meno felicemente, l’eterogeneo, o
meglio, in essa troviamo diversi livelli
di eterogeneità:
-
nei contenuti
: ci confrontiamo con
una molteplicità di saperi, di com-
petenze e di esperienze intellettuali
ed affettive; da questo punto di vista
la scuola non è solo una realtà fisica
ma anche un contenitore emotivo e
mentale fatto di tutte le relazioni che
si sviluppano al suo interno, conteni-
tore che pu essere rigido o flessibile,
una piccola comunità, come ci ricorda,
fra gli altri, Zigmunt Bauman dove si
recupera quel senso di appartenen-
za, di identità e di collaborazione in-
dispensabili ad arginare certe derive
spersonalizzanti della società liquida.
Luogo in cui è possibile trasmettere
l’idea che la vita è abitata dalla cultu-
ra, che la cultura ci riguarda, poiché
ci permette di capire qualcosa di più
circa noi stessi, in quanto appartiene
ai bisogni fondamentali dell’uomo.
Quando ci sentiamo tristi, alcuni testi
ci aiutano a trovare le immagini e le
parole per dare un senso a quel dolore
e a pensare che la nostra sofferenza
personale si intreccia continuamente
con i vissuti di altre persone, in altre
parole che è umana. Socrate la chia-
mava vita pensata, qualcosa che ha
a che fare anche con la capacità di
spiegare i motivi e le ragioni che co-
stituiscono il fondamento delle nostre
convinzioni, con l’imparare a riflettere
e ad argomentare, con il saper usa-
re le parole, che significa essere più
attrezzati per vivere, in quanto le pa-
role non servono solo a comunicare,
ma creano sentimenti e pensieri e, in
questo modo, danno forma alla no-
stra identità. Questo ci ricorda che la
facoltà del pensiero non è qualcosa di
innato nell’uomo, l’uomo non nasce
geneticamente con una mente già
formata, ma ha bisogno di entrare in
un rapporto significativo (all’inizio è
la madre che svolge questa funzione)
per poterla creare e sviluppare, per
imparare a dare un senso personale a
quello che sta vivendo. L’insegnante
svolge una funzione analoga con i suoi
allievi aiutandoli a pensare con la pro-
pria testa, a dar significato a quello che
stanno imparando, a farlo proprio: “
la
missione principale di un buon docente
dovrebbe essere principalmente quella
di ricondurre la scuola e l’universit alla
loro funzione essenziale: non quella di
sfornare diplomati e laureati, ma quella
di formare cittadini liberi, colti, capaci
di ragionare criticamente e autonoma-
mente
” (N. Ordine, 2016). È un’idea co-
nosciuta; quello che forse, alle volte,
dimentichiamo è che si tratta di una
funzione che va alimentata e che non
gode di vita propria;
-
negli spazi
: atrio e corridoi sono i
luoghi in cui circola per definizione l’e-
terogeneità, sia in termini di persone per
la mescolanza di insegnanti, studenti,
ecc..., ma anche per i discorsi informali
che si fanno e che spesso raccontano
quanto non si pu dire in classe o in sala
insegnanti. Come dire che l’eterogeneo
contempla gli aspetti formali ma anche
quelli informali della scuola, in un’ottica
che li pensa legati e reciprocamente
interdipendenti. Più siamo consapevoli
di questa reciproca dipendenza tra for-
malità e informalità, meglio riusciamo a
gestire le vicissitudini, perlopiù emoti-
ve, espresse nei corridoi o sulla soglia,
come ci suggerisce Pennac in questo
passaggio dedicato agli studenti che
vanno male, ma direi anche a tutti gli
studenti che, per le più svariate vicissi-
a dinamica
dell’apprendimento si
sviluppa nel misterioso
e sempre precario
equilibrio tra il bisogno di
individuazione e quello
di appartenenza alla
comunit
Premessa
Mi è capitato, ai primi di settembre,
di rivedere un video di Ken Robinson
su YouTube che parla dell’importanza
del pensiero divergente nell’educazio-
ne, ossia della capacità che abbiamo
di poter pensare a molteplici risposte
di fronte a un’unica domanda, come
dire poter immaginare di avere diversi
punti di vista su un problema, qualco-
sa di simile ai meravigliosi disegni di
Escher, dove l’interno avviluppandosi
su se stesso diventa esterno e viceversa,
o dove lo sfondo gioca con la figura. Il
pensiero divergente è, per Robinson, un
elemento fondamentale per lo sviluppo
della creatività e potrebbe rappresenta-
re l’obiettivo di un nuovo paradigma a
partire dal quale ripensare la formazione
e la scuola.
E, subito dopo, mi sono ritrovata a
leggere un articolo di Marco Belpoli-
ti
1
che descrive la proposta-metodo di
Marco Martinelli, un regista teatrale che
allestisce spettacoli con adolescenti a
rischio coinvolgendo in questi progetti
alcuni insegnanti e scuole del territorio
nazionale.
2
Entrambi si occupano di ragazzi e sia
Robinson che Martinelli, pur parten-
do da posizioni diverse, finiscono per
articolare delle correlazioni preziose
1...,19,20,21,22,23,24,25,26,27,28 30,31,32,33,34,35,36,37,38,39,...54
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