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ORIENTAMENTO
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 49
Benessere e salute
L’enciclopedia “Treccani” definisce il
“benessere” come: 1.
Stato felice di sa-
lute, di forze fisiche e morali;
2.
Condi-
zione prospera di fortuna, agiatezza;
3.
Sensazione soggettiva di vita materiale
piacevole
. Nell’ottica descritta nei para-
grafi precedenti, per provare benessere
non è sufficiente disporre di beni e di
capacità ma è necessario avere la libertà
di poterne fare uso. Un reddito alto non
è un indicatore adeguato di lunga vita,
di possibilità di sottrarsi alle malattie, di
esistenza in una comunità pacifica. Co-
me si evince dalle figure 1 e 2, benessere
e salute prosperano in quelle situazioni/
nazioni in cui l’attenzione collettiva è
posta sull’uguaglianza di diritti e doveri
tra i cittadini, in una prospettiva tesa
alla tutela dei diritti umani; quindi in
netta contrapposizione all’utilitarismo
e all’egocentrismo tipici dei paesi a più
basso indice di sviluppo umano.
Richiamiamo ancora la “Treccani”per
definire il termine “salute”: 1.
letter. Sal-
vezza, soprattutto come stato di benes-
sere, di tranquillit , d’integrit , indivi-
duale o collettiva
; 2.
Stato di benessere
fisico e di armonico equilibrio psichico
dell’organismo umano …. in quanto
esente da malattie, da imperfezioni e
disturbi organici o funzionali
.
La costituzione italiana con il suo arti-
colo 32 riconosce il diritto alla salute:“
La
Repubblica tutela la salute come fon-
damentale diritto dell’individuo e inte-
resse della collettivit , e garantisce cure
gratuite agli indigenti
.”L’organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), nell’atto
costitutivo ha sviluppato il concetto di
salute in un ambito più esteso di inclu-
sione sociale e rimarca che
“Salute non
solo assenza di malattia ma stato di
completo benessere”
. Questo concetto
è alla base dei comportamenti di pre-
venzione dalla malattia e promozione
della salute. Viene introdotto il termine
“benessere” per estendere il concetto
di malattia fisica alle dimensioni psico-
logica e relazionale. Lotta alla malattia,
prevenzione, promozione della salute
non sono quindi solo problemi esclusi-
vamente sanitari o medici. L’unicità della
persona richiede, per poter sviluppare i
funzionamenti di cui parla Sen, un ap-
proccio rispettoso di tutte le compo-
nenti dell’essere umano: fisica, psichica,
sociale, relazionale, emozionale.
Già dal 1987 l’OMS enfatizza la neces-
sità di promuovere la cultura della sa-
lute e parla di strategie che impegnino
la popolazione e l’ambiente, di scelte
personali e di responsabilità sociale per
creare un futuro più sano. Viene richie-
sta la
“piena partecipazione di tutti gli
individui e di tutte le famiglie di una
comunit ”
al fine di partecipare nella
pianificazione, nell’organizzazione, nel
funzionamento e nel controllo della me-
dicina di primo intervento, utilizzando
al meglio risorse locali, nazionali e in-
ternazionali. Si pone in risalto la neces-
sità di formare una coscienza sanitaria
attraverso l’educazione del cittadino e
della comunità, e di educare alla par-
tecipazione attiva alla salute. Benciolini
(1988) enfatizza come per raggiungere
questi traguardi di consapevolezza nei
cittadini occorra promuovere iniziative
di aggregazione sociale che coinvolga-
no famiglie, quartieri, scuole, ambienti
di lavoro.
L’OMS ha elaborato uno strumento di
classificazione che analizza e descrive la
disabilità in termini di esperienza umana
che tutti possono sperimentare deno-
minato International Classification of
Functioning (ICF), esso deriva da ICIDH,
la Classificazione Internazionale delle
menomazioni, delle disabilità e degli
handicap”(ICIDH, 1980). L’ICF introduce
aspetti altamente innovativi, come ad
esempio la classificazione delle “com-
ponenti”della salute, spostando il focus
su stato di agio e benessere psicofisico
piuttosto che sulle conseguenze della
malattia (ICD-10). Vengono enfatizzati
i concetti di “attività” e “partecipazione”,
i fattori ambientali, le restrizioni della
partecipazione, le limitazioni dell’attività,
il tipo di attività, ponendo l’attenzio-
ne al ruolo dell’ambiente esterno alla
persona, oltre che alle sue funzioni e
strutture corporee e menomazioni. L’ICF,
nonostante la sua ampia proiezione di
salute, non include nella propria classifi-
cazione circostanze che non siano cor-
relate con la salute, quali per esempio i
fattori socio-economici. Sen completa in
un certo senso il documento ponendo
l’attenzione proprio sui questi fattori e
ponendo la salute in stretta relazione/
dipendenza da essi.
Attività fisica e
salute
L’attività fisica è riconosciuta come
uno dei fattori determinanti lo stato di
salute. La mancanza di attività fisica è
un fattore di rischio molto elevato per
l’insorgenza di patologie a carico dei
sistemi cardiocircolatorio e respiratorio
nonché di patologie ad ampia diffusio-
ne come diabete e cancro (OMS, 2013).
Studi recenti hanno inoltre evidenziato
che la sedentarietà è un ulteriore fattore
di rischio che, aggiungendosi al ridot-
to livello di attività fisica, aumenta la
probabilità di insorgenza di patologie
(soprattutto non trasmissibili, croniche).
In Italia il 14,6% delle persone muore a
causa di patologie derivanti dall’inatti-
vità e nel resto del mondo il 9% (Glo-
bal Observatory for Physical Activity).
L’OMS (2016) segnala che le patologie
da inattività si sviluppano sia nei paesi
poveri che in quelli ricchi, che in solo
37 paesi sono stati attuati programmi di
prevenzione che includano la promozio-
ne dell’attività fisica e che meno di 1/3
degli stati mondiali ha un “osservatorio”
sulla situazione dell’attività fisica nella
propria popolazione. Sembra anche che
vi sia una relazione tra abitudine ad una
vita attiva maturata nella prima infanzia
e stile di vita riscontrato in età adulta: i
bambini che conducono una vita attiva
e praticano attività fisica regolare molto
più facilmente diventano adulti attivi e
sani (Moln r & Livingstone, 2000; Telama
& Yang, 2000).
Le grandi organizzazioni internazio-
nali, e anche diverse società scientifi-
che, si sono impegnate nel diffondere
le conoscenze sui rischi di inattività e
sedentarietà e raccomandare la pra-
tica dell’attività fisica anche prestan-
do attenzione a tipo, tempo, durata e
intensità dell’attività condotta. L’OMS,
raccomanda per i bambini la pratica di
almeno 60 minuti al giorno di attività
fisica moderata e intensa (Department
of Health, 2011) e raccomandazioni si-
mili vengono da altre organizzazioni. Le
stesse segnalano inoltre la necessità di
svolgere attività fisica sin dai primi mesi
di vita eseguendo attività consone alle
capacità proprie di quella età (NASPE,
2002).
L’OMS ha recentemente approntato
nuove linee guida strategiche per la pro-
mozione dell’attività fisica nell’infanzia
per gli anni 2016-2025, con l’intento di
ridurre i livelli di inattività e sedenta-
rietà (WHO, 2016). La “vision” è in linea
con iniziative analoghe già assunte per
il 2016 e si basa sulla realizzazione di
programmi politici europei finalizzati
al miglioramento della salute e della
qualità della vita. Nel nuovo program-
ma grande enfasi viene data alla pro-
mozione di stili di vita attiva essendo
considerata l’attività fisica lo strumento
universale che ogni Paese europeo deve
utilizzare per aiutare tutti i cittadini a
vivere più a lungo e in modo più sano.
La “mission” consiste nel coinvolgere i
governi, gli enti locali, le aziende, tutti
gli stakeholders in questo sforzo com-
plessivo a promuovere l’attività fisica
in funzione di uno stile di vita attivo.
In particolare, gli aspetti prioritari sono:
a. promuovere attività fisica e ridurre il
comportamento sedentario;
b. predisporre ambienti sicuri e
attraenti per la pratica dell’attività
fisica, come ad esempio spazi
pubblici accessibili e infrastrutture,
c. promuovere pari opportunità di