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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
un’esperienza di ospitalità degli studenti liceali di Trieste alla luce della Legge 107/2015
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rispetto in tali sedi è fondamentale per arrivare
alla co-progettazione dei percorsi di alternanza.
Se si vuole che il “sistema Italia” migliori, è utile
da parte di tutti i Soggetti coinvolti una reale
ed efficace collaborazione: la co-progettazione
dei percorsi dell’istruzione tecnica superiore ha
dimostrato che è possibile superare preconcetti
e inibizioni più culturali che reali. La co-proget-
tazione consentirà alle scuole di riconsiderare
la qualità della loro offerta formativa e nel
contempo di strutturare percorsi di alternanza
rispondenti alle reali esigenze degli studenti
coinvolti, per aiutarli ad apprendere, ma anche
a renderli consapevoli delle proprie potenzialità,
opportunità e limiti in una logica di sviluppo di
CareerManagement Skills e di autorientamento.
Conclusioni
La Legge n. 107/2015 ha attribuito una
grande enfasi alla realizzazione e all’estensione
delle attività di alternanza in tutte le scuole
secondarie di secondo grado, licei compresi,
sottolineandone la valenza orientativa.
È indubbio che le esperienze di alternanza
scuola–lavoro per giovani, che stanno per vivere
la transizione scuola–lavoro o scuola–università,
abbiano anche una valenza orientativa, ma è
anche opportuno riaffermare che l’alternanza
scuola–lavoro non è un’azione di orientamento
sic et simpliciter.
Essa è piuttosto una metodologia didat-
tica che consente ai giovani di conoscere la
realtà del mondo del lavoro e le sue regole.
Può diventare un’azione orientativa se inserita
in un curricolo formativo a valenza e finalità
orientative.
Senza dubbio l’alternanza è una meto-
dologia assolutamente indispensabile nel
processo formativo per avvicinare i giovani
alla realtà del mondo del lavoro, ma essa
raggiunge l’obiettivo se viene inserita in un
piano formativo che sia dichiaratamente
orientativo.
Ma quale orientamento? O meglio cosa è
giusto intendere con la parola “orientamento”?
Per comprendere, è opportuno richiamare
i due più importanti interventi normativi del
MIUR:
1)
La C.M. n. 43 del 15 aprile 2009, “Linee
guida in materia di orientamento lungo
tutto l’arco della vita”, approvate e lanciate
nel corso del Seminario nazionale di Abano
(marzo 2009);
2)
La C.M. prot. n. 4232 del 19.02.2014, “Linee
guida nazionali per l’orientamento per-
manente, che completano e attualizzano
il documento di Abano, a seguito di un
percorso/confronto di riflessione e ripro-
gettazione.
Val la pena ricordare che tra le Linee guida
del 2009 e quelle del 2014, tutti i Soggetti isti-
tuzionali competenti e responsabili in materia
di orientamento (MIUR, Ministero del lavoro,
Conferenza Stato–Regioni, UPI e Anci) final-
mente condividono, con la stipula di specifici
Accordi (2012, 2013), la definizione di un sistema
nazionale di orientamento e di linee guida in
materia di orientamento.
L’orientamento permanente nei documenti
ministeriali e nell’Accordo in Conferenza Uni-
ficata (2012) viene, infatti, definito come “il
processo volto a facilitare la conoscenza di
sé, del contesto formativo, occupazionale, so-
ciale, culturale ed economico di riferimento,
delle strategie messe in atto per relazionarsi
e interagire con tali realtà, al fine di favorire la
maturazione e lo sviluppo delle competenze
necessarie per poter definire o ridefinire auto-
nomamente obiettivi personali e professionali
aderenti al contesto, elaborare o rielaborare un
progetto di vita e sostenere le scelte relative”.
I documenti MIUR e della Conferenza
Unificata, superata e archiviata finalmente la
logica informativa, di fronte all’urgenza della
crisi sociale ed economica, che ha generato
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