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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
un’esperienza di ospitalità degli studenti liceali di Trieste alla luce della Legge 107/2015
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in termini di durata, può costituire soltanto
un aspetto e una tappa del lungo percorso di
orientamento “che permea il processo educa-
tivo, sin dalla scuola dell’infanzia”.
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Partire dall’alternanza piuttosto che dall’o-
rientamento produce evidentemente dei rischi
anche in termini di mis-comprensioni: come
per lungo tempo molti hanno ritenuto che
insegnando automaticamente si orienta, così
è facile che si instauri l’idea che l’alternanza,
anzi riduttivamente il tirocinio o stage, sia di
per sé orientante.
È vero che la Guida sull’alternanza ribadisce
l’importanza di inserirla in un sistema di orienta-
mento, ma il rischio che, spesso, questo rimanga
una mera petizione di principio è ancora molto
reale. I tutor, infatti, anche ammesso che abbia-
no la formazione necessaria al compito, almeno
in questo primo avvio dell’obbligo normativo
sull’alternanza, sono così oberati dalla ricerca di
aziende ed enti con cui stipulare convenzioni per
i tirocini, che difficilmente riescono ad impostare
un piano di orientamento organico, graduale,
finalizzato a sviluppare e valutare competenze
di auto-orientamento.
La Guida sull’alternanza fa riferimento alle
“competenze richieste dal profilo educativo,
culturale e professionale del corso di studi e
spendibili nel mondo del lavoro”, collegando
l’orientamento alla didattica per competenze,
prevista dalla riforma degli ordinamenti.
Questa è, in effetti, la prospettiva che do-
vrebbe assumere l’orientamento formativo in
ogni ordine e grado di scuola, non più progetto
legato amomenti di transizione, ma dimensione
trasversale esplicita e organica dell’intero Piano
dell’offerta formativa, all’interno del quale l’al-
ternanza si colloca come una tappa con finalità
e modalità specifiche partendo da competenze
orientative di base giàmaturate nel precedente
percorso scolastico.
1 Linee guida inmateria di orientamento lungo tutto l’arco
della vita, MIUR 2009.
La realizzazione di questo nuovo modello
curriculare di formazione orientante, ricostrui-
bile attraverso il confronto dei molti documenti
normativi della riforma, compreso il “Nuovo
obbligo di istruzione” del 2007, con le com-
petenze di cittadinanza e l’orientamento nel
tessuto produttivo del proprio territorio, richiede
la revisione, in modo collegiale e integrato, di
tutti i percorsi disciplinari per finalizzarli allo
sviluppo sia delle competenze trasversali, ba-
silari per l’orientamento, sia, nella secondaria
di secondo grado, delle competenze di ogni
specifico profilo.
Senza questa riconversione integrale del
PTOF
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in funzione orientante, anche l’indicazio-
ne di “definire le competenze attese dall’espe-
rienza di alternanza, in termini di orientamento
e di agevole inserimento dei giovani nel mondo
del lavoro” rischia di diventare un mero adem-
pimento burocratico, delegato al tutor e privo
di collegamenti con la didattica disciplinare.
In seguito, la singola esperienza concreta
di alternanza potrà produrre effetti orientanti
solo se adeguatamente preparata per e con
lo studente, proponendogli previamente chia-
re consegne sugli aspetti da osservare, sulle
informazioni da ottenere, sugli elementi di
orientamento da individuare per arrivare infi-
ne all’autovalutazione dell’esperienza e delle
competenze acquisite in relazione al proprio
progetto di sviluppo personale, professionale
e sociale.
Questo comporta, di conseguenza, un im-
pegno forte rivolto alla formazione del personale
docente. Senza un piano specifico di formazione
per gli insegnanti sulla complessa costruzione
di un sistema di orientamento permanente,
trasversale a tutte le discipline e attività della
scuola, senza un’organizzazione adeguata degli
organi collegiali, la tentazione della delega in
toto al tutor scolastico dell’alternanza è più
che un’ipotesi.
2 Piano triennale offerta formativa.
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