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IL CATALOGO REGIONALE DELL’OFFERTA ORIENTATIVA
Il materiale che accompagna il percorso è eccellente, ma come tutti i formatori sanno, non basta: è l’operatore che accompagna
il percorso il primo testimone credibile della proposta fatta agli studenti. Per essere efficaci, prima di tutto bisogno essere credibili,
conoscere il mondo della formazione e del lavoro e saper coniugare i sogni dei giovani con l’oggi frastagliato e caotico in cui siamo
continuamente costretti a inseguire il tempo, quella lancetta che inesorabilmente non si ferma.
I ragazzi non vivono il presente, ma sono sempre proiettati al futuro e guardare indietro non è assolutamente concepibile.
Tornando al percorso, una volta instaurato un rapporto di fiducia con gli allievi, il più è fatto. Saranno loro stessi che ti cercheranno per
capire meglio come svolgere un’attività o come compilare una scheda.
Secondo il mio modesto parere, le chiavi principali del percorso, attorno a cui tutto ruota, sono tre: le motivazioni, i valori e gli interessi.
Innanzitutto lo studente prende sempre più coscienza che il lavoro ha un posto importante nella sua crescita, ma nello stesso tempo
percepisce che, senza formazione, non si può lavorare. Il valore che si dà al lavoro non è misurabile con gli stessi strumenti utilizzati
per misurare altri oggetti. “L’uomo non vive per lavorare, ma lavora per vivere”; i ragazzi concordano con questo pensiero, ma poi
confondono il valore con il prezzo.
Dire che tutto ha un prezzo è la più grande ‘bufala’ della storia; il concetto, invece, è che tutto ha, anzi è, un valore, ossia vale in quanto
essere e non poiché un mercato gli dà un prezzo di tipo economico.
La seconda fase consiste nel mettere insieme le motivazioni con gli interessi personali. Il passaggio più difficile di questa fase consiste
nel tenere in considerazione non solo le proprie rappresentazioni, ma anche le idee degli altri; può essere un’impresa apparentemente
titanica, possibile solo favorendo il confronto. La scelta di lavorare in tre fasi – dapprima da soli, poi in piccoli gruppi e solo alla fine con
la classe - è la strada più efficace.
Alla fine del percorso quello che scopri nei ragazzi è la voglia di rimettersi in gioco, di tentare di uscire un po’ dalla “massa”, un fiume
che ti porta dove vuole. Lo noti in quella nuova piccola spia luminosa che si accende nella parte superiore dei loro occhi, una luce che
è segno di speranza per il loro e il nostro futuro.
Prima di finire vorrei dire due parole sull’organizzazione interna ed esterna alla scuola. Non ho mai incontrato difficoltà, ma sempre la
massima disponibilità a collaborare per far partire quel ‘prototipo d’imbarcazione’. Sia gli enti sia le scuole in cui ho operato mi hanno
dato la possibilità di lavorare al meglio. L’ideale sarebbe svolgere questi percorsi fuori dall’ambiente scolastico, ma sappiamo che
logisticamente è molto complicato. Ogni ambiente in cui operiamo condiziona le nostre scelte e i nostri stili di comportamento: l’aula mi
ricorda sempre che sono uno studente, Giant invece vuole parlare prima alla persona, poi al suo personaggio.
Suona la campanella dell’ultima ora, prendo la mia valigetta, ora piena di tutto il necessario, e mi avvio verso l’uscita della scuola. Uno
studente m’insegue e mi mette in mano una mela, simbolo dell’Apple, fatta da lui in laboratorio; non dice parole, forse come avevo fatto
io con lui il primo giorno.
Nel suo silenzio rivedo tutto il percorso fatto insieme, lo osservo mentre si allontana e, come in un film, mi sembra di vedere la scritta
‘fine’ che vuol dire: finalmente ho capito ed ho l’entusiasmo giusto per fare quello che devo fare da grande. Grazie!
Il mio grazie va invece agli studenti che ho incontrato e che mi hanno fatto rinnovare l’entusiasmo di essere un formatore più che un
insegnante.
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